Fatti

Il disastro ambientale della Caffaro di Brescia e il mistero del Pcb scomparso

Foto di Andrea Tornago
Foto di Andrea Tornago

La fabbrica è già al centro di un’inchiesta per disastro ambientale. Nel 2019 gli impianti erano in condizioni pessime. Ora la sparizione di due tonnellate di materiale inquinante e cancerogeno rischia di aggravare ulteriormente la situazione già compromessa

  • All’interno dello stabilimento della chimica Caffaro, «un carcinoma al centro della città» secondo il procuratore di Brescia Francesco Prete, che ne ha chiesto e ottenuto il sequestro, è sparito nel nulla un notevole quantitativo di materiale pericolosissimo, il Fenclor o Apirolio, ovvero i cancerogeni Pcb (policlorobifenili).
  • Dal 2002 Sin «Brescia-Caffaro» è stato inserito dal ministero dell’Ambiente tra i siti inquinati di interesse nazionale, ma a distanza di quasi vent’anni la fabbrica è ancora lì con tutti i suoi veleni e nessun intervento è ancora stato realizzato.
  • Le recenti inchieste giudiziarie hanno rivelato che l’inquinamento della Caffaro non è solo un fatto del passato. Oggi i magistrati contestano alla nuova Caffaro Brescia, subentrata nel 2011 di aver aggravato l’inquinamento storico sversando cromo esavalente nei terreni e nella falda. 

Nella fabbrica dei veleni che ha fatto ammalare Brescia c’è un mistero che apre un nuovo fronte dell’inchiesta per disastro ambientale. All’interno dello stabilimento della chimica Caffaro, «un carcinoma al centro della città» secondo il procuratore di Brescia Francesco Prete, che ne ha chiesto e ottenuto il sequestro, è sparito nel nulla un notevole quantitativo di materiale pericolosissimo, il Fenclor o Apirolio, ovvero i cancerogeni Pcb (policlorobifenili) che la fabbrica ha prodotto su lice

Per continuare a leggere questo articolo