LA MEMORIA CHE SI PERDE

Il museo Falcone e Borsellino perde il suo inventore che lascia chiudendo anche la pagina Facebook

Giovanni Paparcuri, sopravvissuto alla strage Chinnici e stretto collaboratore di Giovanni Falcone che lo chiamava “Papa“, ha abbandonato quella che era la sua “creatura“: un museo (che non è solo un museo) nei locali dove i due giudici hanno vissuto uno accanto all’altro per dieci anni

  • In polemica con l’Associazione nazionale magistrati e con la Fondazione che gestisce la struttura, l’esperto informatico dell’ufficio istruzione il 5 settembre scorso ha chiuso anche la pagina facebook dedicata al “Museo Falcone-Borsellino”
  • Un luogo che è la riproduzione fedele degli uffici del primo pool antimafia, con gli oggetti originali appartenuti ai due giudici e i documenti della loro lunga attività istruttoria. Le macchine per scrivere che usavano, gli impermeabili protetti da una corazza di metallo, gli appunti, le ordinanze sentenze.
  • La risposta dell’Associazione magistrati: “Il Museo non chiude“. Tentativi per un chiarimento e nuove incomprensioni con l’antimafia ufficiale.

Le stanze sono sempre aperte ma lui non c’è più. Se n’è andato, piangendo, il 24 maggio. Proprio il giorno dopo il trentesimo anniversario della strage di Capaci. Per un po’ è stato zitto, poi ha cominciato a spiegare sul suo profilo Facebook perché non poteva stare più lì, in quello che a Palermo tutti conoscono come “il bunkerino”, gli uffici dove hanno vissuto uno accanto all’altro Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Locali blindati in un ammezzato buio del palazzo di Giustizia, il luogo do

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