Nella scorta di Andrea Delmastro Delle Vedove non c’è solo il nome di Pablo Morello a creare imbarazzo al sottosegretario, ma anche quello di Walter Della Ragione, esperto poliziotto penitenziario, travolto da un’indagine dei pubblici ministeri di Biella. Delmastro è considerato un politico «in un rapporto quasi fisico con la penitenziaria», come ha ricordato Raffaele Tuttolomondo, sindacalista amico. Morello e Della Ragione hanno un’altra cosa in comune, hanno entrambi anzitempo abbandonato il ruolo di agenti nella scorta di Delmastro.

L’ultimo in ordine di tempo a lasciare l’incarico è stato Morello, è andato in ferie in attesa della pensione. Era presente alla festa di Capodanno finita con il ferimento del genero, Luca Campana, per il colpo partito dalla pistola di Emanuele Pozzolo, il deputato di FdI, fedelissimo di Delmastro anche lui presente in quella notte di fuoco.

Su Morello restano aperte le domande poste dal quotidiano Domani, e finite in un’interrogazione parlamentare di Italia viva, in merito al possesso o meno dei requisiti per svolgere quel ruolo visto che un decreto ministeriale fissava in 50 anni il limite d’età, mentre Morello ne aveva 58 quando ha assunto l’incarico. L’ex caposcorta non intende rispondere alle domande perché è ancora in corso l’indagine della magistratura che vede come unico indagato Pozzolo. Proprio un’indagine della magistratura ha comportato un’altra destituzione nella scorta di Delmastro che Domani può rivelare.

Addio Della Ragione

L’autista dell’auto di scorta di Delmastro era proprio Walter Della Ragione, agente penitenziario nel carcere di Biella. Nel marzo 2023 veniva raggiunto da una misura interdittiva, firmata dalla giudice Valeria Rey, in una inchiesta con 28 indagati dove veniva contestata anche la tortura, il reato che il governo Meloni vorrebbe abolire. E così concludeva anzitempo la sua esperienza da angelo custode di Delmastro.

Cosa contesta la procura all’agente e ad altri quindici poliziotti? Di aver provocato a un detenuto, con manette ai polsi e caviglie legate, «acute sofferenze fisiche dovute ai colpi inferti» attraverso «più condotte attuate con atti di violenza e agendo con crudeltà».

Non è l’unica contestazione mossa nei confronti di Della Ragione e degli altri agenti coinvolti nell’inchiesta per presunte violenze a carico di due detenuti. Viene contestata anche una frase che avrebbe rivolto al recluso durante il trasferimento: «Io ti vengo a prendere sotto casa io ti metto la pistola in bocca, ti taglio la gola». Sono fatti che sarebbero accaduti nel 2022.

C’è un ultimo episodio che sarebbe avvenuto nel 2017. Avrebbe colpito, con altri agenti non identificati, lo stesso detenuto (che ha decine di provvedimenti disciplinari a carico), «con due pugni sul petto e successivamente bloccandolo tenendogli la testa tra le gambe», si legge nell’atto firmato dalla procura di Biella, guidata dalla procuratrice Teresa Angela Camelio.

Il poliziotto penitenziario non può rispondere alle domande, ma mostra tranquillità e la certezza di uscirne a testa alta anche per la presenza dei filmati. Vanta 28 anni di carriera, ha due encomi solenni e quattro lodi ministeriali.

«Come abbiamo sempre detto Della Ragione si ritiene totalmente estraneo ai fatti e avrà modo di dimostrare la sua innocenza nelle sedi competenti», dice Erica Vasta, la sua avvocata.

La grigliata

A giugno è arrivata una prima decisione favorevole agli indagati, e a Della Ragione, con l’annullamento della misura interdittiva, revocata dal tribunale del Riesame di Torino che non negava gli abusi, ma offriva un’altra qualificazione giuridica: «Siamo, insomma, dinnanzi a sicure (non giustificate) violenze fisiche che configurano i delitti di lesione e di abuso di autorità, ma che non assurgono a quella significanza tale da ritenere integrato il delitto di tortura».

Un provvedimento che non riguarda il merito dell’indagine, l’inchiesta anche per tortura prosegue e potrebbe presto avere un nuovo sviluppo con la notifica dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari agli indagati. Proprio per festeggiare la revisione della misura cautelare a carico degli agenti, lo scorso luglio, nel carcere di Biella era stata organizzata anche una grigliata con tanto di saluto di Delmastro che, come il padre e la sorella, sindaca di Rosazza, il paesino nella valle del Cervo dove si è festeggiato il Capodanno terminato con il colpo di pistola, sono molto vicini alla penitenziaria. Una grigliata aperta alle autorità, non alla procuratrice Camelio che ha coordinato l’indagine che ha messo sotto inchiesta gli agenti.

«Molti degli indagati sono iscritti al nostro sindacato, non abbiamo mai fatto mancare la vicinanza a loro. A loro ho dedicato anche un brindisi a casa mia, ma non in occasione della braciata tanto chiacchierata», aveva spiegato Tuttolomondo, leader del sindacato vicino a Fratelli d’Italia.

Le domande

Insomma, il sottosegretario alla Giustizia non è fortunato con la scelta di chi deve garantire, in Piemonte, la sua protezione. Proprio sul personale di scorta, Domani aveva già sollevato alcuni dubbi, rimasti senza risposta. Chi ha scelto Morello e gli altri agenti di scorta? Perché non è stata aperta un’ispezione interna sui fatti di Capodanno?

Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, aveva indicato nel provveditorato regionale l’istituzione designata alle scelte, ma la responsabile, Rita Russo, non ha voluto rispondere. «I politici hanno spesso dato indicazioni per le scorte, personalmente rifiutai le richieste di un sottosegretario. Ma è sempre stato così», dice chi per anni si è occupato delle scorte del ministero della Giustizia.

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