Da una parte la questione politica, dall’altra quella giudiziaria. In mezzo c’è il sottosegretario Andrea Delmastro Delle Vedove, pienamente coinvolto nella prima, estraneo nella seconda. Secondo le testimonianze si trovava fuori dalla Pro loco di Rosazza a Capodanno, quando qualcuno, forse il deputato di FdI Emanuele Pozzolo, ha sparato. Lo stesso sottosegretario ha raccontato di aver sentito solo un rumore mentre era lontano dalla sala, un rumore non identificabile come uno sparo.

Le interrogazioni

«Secondo quanto riferisce il quotidiano Domani, il capo della segreteria del sottosegretario Delmastro – il magistrato in distacco Federico Carrai, che ha ricoperto il ruolo di pubblico ministero a Biella dal 2017 al 2021 – nei giorni in cui fervono le indagini sullo sparo di Rosazza avrebbe fatto una visita al palazzo di giustizia biellese. A quale titolo? Con chi avrebbe parlato? Che tipo di mandato aveva? Singolare che mentre Pozzolo si avvale della facoltà di non rispondere, altri si avvalgono della facoltà di visitare», dice Enrico Borghi, capogruppo di Italia viva al Senato, annunciando la presentazione di tre distinte interrogazioni parlamentari.

L’esponente renziano si è soffermato anche su un altro dettaglio, quello relativo all’età del capo scorta di Delmastro, Pablo Morello, presente al momento dello sparo e suocero del ferito, Luca Campana. «Non avrebbe potuto svolgere quel tipo di funzione in quanto – essendo nato nel 1964 – avrebbe abbondantemente superato i limiti di età (massimo 50 anni) per svolgere le funzioni di agente di scorta sulla base dell’articolo 8 del decreto ministeriale 21 dicembre 2018. Se è così, perché Morello svolgeva quella funzione? Il decreto prevede che per istituire un nucleo operativo di scorta occorre un nulla osta del capo di gabinetto. Esiste questo nulla osta? E il capo del dipartimento cosa dice?», prosegue Borghi.

L’ex sottosegretario al ministero dell’Interno si chiede: «Ma qualcuno al ministero di Giustizia era a conoscenza di queste situazioni? Si aprirà una regolare ispezione interna?».

Delmastro, nei giorni scorsi, aveva attaccato Borghi riprendendo un articolo del quotidiano La Verità che rivelava una vicenda, risalente a 14 anni fa: «Borghi, rimasto senza stipendio da presidente dell’Uncem, si assegnò come giornalista una paga da 100mila euro più auto e casa a Roma».

«Si diverte a manganellarmi via social sul piano personale, e lasciarmi manganellare dai suoi sodali, anziché rispondere nelle sedi competenti, anziché giocare come lui farò il mio dovere di capogruppo di opposizione: presenteremo tre interrogazioni al ministro Nordio e vedremo se l’onorevole Delmastro troverà il coraggio di venire in Aula a rispondere». Sabato Matteo Renzi sarà a Biella, insieme a Borghi, e continuerà la sua sfida al sottosegretario.

L’indagine

Sul fronte giudiziario si attende l’esito della perizia balistica affidata a Raffaella Sorropago, ma ci vorranno ancora giorni e si consolida la strategia della difesa alla luce della relazione sulle tracce biologiche trovate sulla pistola di Emanuele Pozzolo. Il deputato, (forse) ripudiato, è il proprietario dell’arma che, secondo la ricostruzione della procura, ha abusivamente condotto in quel luogo.

La pistola è da collezione e si può portare al poligono solo due volte all’anno con autorizzazione della questura. Sulla pistola, in particolare sul grilletto e sul tamburo, sono state trovate tracce di Dna riconducibili a tre persone. «Non deve indurre in errore visto che una persona potrebbe aver stretto la mano a un’altra depositando una doppia traccia», dice un esperto. Una versione che trova un’obiezione nella stessa relazione che recita: «Non è possibile estrapolare alcun profilo di un evidente contributore maggioritario».

Insomma, chi ha toccato la pistola oltre Pozzolo? La procura deve decidere se e chi sottoporre al test del Dna per la comparazione. Di certo sulla notte di Capodanno non è stata scritta la parola fine. In una serata dove i partecipanti erano tutti uomini dello stato.

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