Un’altra come lei non c’è. Venus Williams è oggi un’imprenditrice che guida un regno il cui valore è stimato in 95 milioni di dollari. Ha 43 anni, ricchi di una carriera tennistica costellata da sette titoli dello Slam, 49 in tutto, cinque medaglie olimpiche (un oro in singolare, tre in doppio con Serena e un argento nel misto), si è lasciata alle spalle la sindrome di Sjogren o almeno ha trovato un modo efficace di conviverci: eppure, a differenza della sorella Serena, è ancora una tennista in attività a tutti gli effetti. Anche se al numero 453 del mondo. 

Ora le è stata concessa una wild card per prendere parte al ricchissimo e apprezzatissimo (dai giocatori) torneo 1000 di Indian Wells; a lei che l’anno scorso si è iscritta a sette tornei, ha vinto tre partite e a New York ha raccolto due game contro una qualificata belga, la Minnen. A lei che dopo quell’esibizione non proprio memorabile, tra un consiglio di amministrazione e un altro, ben lungi dal trascorrere più tempo alla Spa del PGA Resort di Palm Beach che ha contribuito a progettare, ha dato appuntamento ai suoi fans proprio a Indian Wells. Il torneo dove 23 anni fa, mentre il pubblico inferocito fischiava la sorella in campo contro Kim Clijsters, seduta in tribuna sollevò il pugno alla stregua di Tommie Smith e John Carlos a Messico ’68.

I fischi di Indian Wells

Una reazione a quei fischi che emanavano un tanfo di razzismo percepibile ben oltre i confini del deserto californiano, dove è in calendario quelli che molti considerano, e con ragione, il quinto non dichiarato appuntamento dello Slam. Gli spettatori dall’atteggiamento paleo-trumpiano fischiavano perché la semifinale tra le due sorelle il giorno prima era saltata per un infortunio fi Venus, l’annuncio era stato dato pochi minuti prima del match. Papà Richard fu accusato di essere il burattinaio che decideva chi fra le due dovesse vincere, quando si affrontavano.

Serena e Venus tornarono a giocare su quei campi solo nel 2018 dopo quasi vent’anni di boicottaggio. Ma oggi che Venus è un’affermatissima donna d’affari, dove altro potrebbe giocare se non nella cittadina che annovera la più alta percentuale di residenti miliardari di tutti gli Stati Uniti?

Non solo Venus è stata omaggiata con una wild card, al primo turno affronterà una qualificata, ma pure un’altra giocatrice agèe, Caroline Wozniacki, rientrata nel circuito l’anno scorso. È corretto pensare allora che non siamo di fronte a un altro episodio della serie «sono stata una grande campionessa ma non riesco a staccarmi dalla mia vecchia vita». C’è di più ed è un di più che allarma più di un appassionato. Una come Venus (certo più di Wozniacki) è ancora una killer app capace di concentrare interesse e passione sul torneo in cui si esibisce.

E nel circus femminile di oggi – che pure annovera campionesse di livello assoluto – sono ancora alla ricerca di nomi e di volti che abbiano la stessa capacità di trascinamento delle sorelle Williams, di Sharapova (a sua volta imprenditrice), Graf, Sabatini, Billie Jean King, Evert e Navratilova per andare indietro nel tempo. Che poi Venere si presti volentieri a ricoprire questo ruolo, perché inevitabilmente il suo stesso apparire porta visibilità ai marchi di cui è titolare, è una corrispondenza di affaristici sensi da ricordare.

Le esibizioni

Ma il tennis femminile, almeno sul piano della creatività imprenditoriale, qualche problemino ce l’ha, se le cose stanno in questi termini. Nel settore maschile si sprecano iniziative parallele ai circuiti ufficiali, quelle che un tempo venivano chiamate esibizioni. Ultima in ordine di tempo il “Netflix Slam”, il match andato in scena a Las Vegas domenica sera fra Nadal e Alcaraz, indizio irrefutabile della volontà dentro la piattaforma di lanciarsi alla conquista di eventi sportivi live. Non vanno dimenticati il circuito di match UTS (Ultimate Tennis show) inventato dal santone Patrick Muratoglou, né il torneo a inviti “Six Kings” organizzato dal fondo saudita Pif, che si è aggiudicato anche il naming della classifica Atp e che frutterà nell’ottobre prossimo al vincitore qualcosa come sei milioni di dollari.

Nel settore femminile questo fervore di iniziative non si vede. Nonostante il livello del gioco sia decidamente alto, grazie a nomi come Gauff, Osaka, Swiatek e Sabalenka.

E dunque Venus attrae ancora, lei che ha comunque dichiarato di voler continuare a frequentare il circuito fino ai 50 anni. Forse perché ha scelto, rispetto a Serena, una strategia diversa: una sorta di ritiro diluito nel tempo in grado di collocarla in quella zona grigia dove stanno le star che non si sa bene a che punto siano nella carriera; se l’abbiano conclusa, se meditino di rientrare o se siano ancora in rarefatta attività.

Invece Serena

Per Serena è stato diverso: dopo aver “saturato” di più la sua immagine nel corso degli anni (anche grazie al docufilm sulla sua prima tormentata gravidanza), si è ritirata “nettamente” dopo lo US Open 2022. È come se le due sorelle si alternassero in testa alla corsa che hanno intrapreso da bambine, quando a Camden, un sobborgo di Los Angeles, iniziarono a giocare a tennis guidate da Richard. E attenzione: il giochetto potrebbe essere ben lungi dall’essere concluso.

Le due sorelle non hanno smesso di ritrovarsi insieme su un campo da tennis, come è successo anche nell’autunno scorso. Da qualche parte circolano addirittura voci che riferiscono di una loro partecipazione in coppia ai Giochi di Parigi del prossimo luglio.

EPA

In attesa di rivelazioni in questo senso Venus non si ferma. Non male per una donna affetta da una sindrome che priva chi la contrae di energie fisiche e mentali. Mentre Billie Jean King fu imprenditrice dello sport che amava, Venus ha creato il suo impero.

Un ecosistema di attività che hanno in comune con il tennis la ricerca della bellezza, con sé stessa al centro. Dimostrando ancora una volta quanto ami l’Italia (è stata in Puglia in vacanza dopo l’infortunio di Wimbledon) ha dato un nome italiano, “Palazzo”, all’ultima creazione in cui si è impegnata: una app che grazie all’intelligenza artificiale riprogetta gli interni di un appartamento, ne definisce un nuovo stile, sceglie i colori di tende e federe dei divani e la disposizione dei mobili magari nella più stretta osservanza delle regole del Feng Shui.

Va da sé che giocare a Indian Wells e Miami porterà in dote un numero più elevato di persone disposte a scaricare la app per rimettere a nuovo il proprio appartamento. Ma per Venus non è solo questo. È che quella ricerca del colpo perfetto non è ancora svanita. C’è sempre una pallina da colpire e poi un’altra e un’altra ancora. Venere non è ancora pronta a smettere. E chissà se mai lo sarà.

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