Forza Italia sbraita, protesta, chiede addirittura una commissione d’inchiesta per gli errori dei giudici. Il partito azzurro è ringalluzzito dopo la sentenza di assoluzione per il capo assoluto, Silvio Berlusconi, dall’accusa di corruzione giudiziaria, e parla di uso politico della giustizia.

Ma cosa resta del famoso bunga bunga che ha mandato in fumo l’ultimo governo Berlusconi, anno 2011, e la credibilità del paese?

Nell’ultimo atto, il Ruby ter, l’assoluzione è arrivata per l’interpretazione della posizione giuridica delle ospiti delle serate danzanti, testimoni o indagate di reato connesso? 

L’accusa mossa dalla procura era semplice. Berlusconi ha pagato le testimoni ascoltate nei processi Ruby 1 e Ruby 2, in cambio della falsa testimonianza. Ma quei verbali sono inutilizzabili perché andavano ascoltate come indagate di reato connesso e assistite da un avvocato. Un errore della procura secondo il tribunale che ha diramato un comunicato per anticipare le ragioni della sentenza in attesa delle motivazioni. Una decisione già anticipata con un’ordinanza, nel 2021, quando il tribuanale aveva ritenuto inutilizzabili le testimonianze di 19 imputate.

La posizione diversa assunta nel processo dalle ex olgettine ha pregiudicato l’accusa di corruzione e anche di falsa testimonianza e fatto crollare il castello dei pubblici ministeri. Il verdetto è arrivato 5 anni dopo l’inizio del dibattimento, è durata tre anni l’udienza preliminare, una giustizia lentissima e che assolve, quella preferita dall’ex cavaliere, pregiudicato per frode fiscale. 

Un cavillo, un’interpretazione o un errore? Restano i pagamenti alle ex olgettine, ragazze che hanno continuato a dire e non dire, annunciare rivelazioni che poi si trasformavano in misteriosi silenzi. Quello che si è chiuso, ieri, è il terzo filone d’inchiesta scaturito dalle indagini che ruotavano attorno alla ragazza marocchina, Karima El Mahroug.

La giovane, nota ai più come Ruby rubacuori, è stata da giornali e parlamentari di destra raccontata come nipote di Mubarak, all’epoca presidente dell’Egitto. Una colossale menzogna per adulare il capo e assecondarne le condotte. 

Nelle notti del bunga bunga c’erano ragazze che si prostituivano per ingraziarsi il capo, le vergini che si offrono al drago come ebbe a scrivere Veronica Lario, ex moglie di Silvio Berlusconi. La prostituzione c’è stata, ma nessuna prova che confermasse la conoscenza dell’età della minorenne da parte dell’allora presidente del Consiglio.

Così Berlusconi, dopo la condanna in primo grado, è stato assolto in appello e in corte di Cassazione nel primo filone d’inchiesta che lo vedeva imputato per prostituzione minorile. Da quel dibattimento si sono originati altri due processi, il Ruby bis e il Ruby ter. Nel bis sono stati condannati in via definitiva Emilio Fede, Nicole Minetti e Lele Mora.

Il Ruby ter, invece, è stato spacchettato con filoni processuali che si sono aperti in diverse procure italiane, uno è rimasto a Milano e si è chiuso ieri con l’assoluzione. 

Berlusconi era già stato assolto a Siena dall’accusa di corruzione, la procura ha fatto appello, ma anche a Roma dove era accusato di aver corrotto il menestrello, Mariano Apicella, per quest’ultimo è arrivata anche la prescrizione per falsa testimonianza.

Ora sono arrivate le assoluzioni per tutti, tre posizioni sono state prescritte, anche a Milano, un’altra sconfitta per la procura lombarda.

Le parole dell’amico

Per capire quel che resta della montagna di accuse bisogna ascoltare le parole di chi conosce l’ex cavaliere. «Quelle di Berlusconi non erano cene eleganti anche perché non si parlava di Picasso o Benedetto Croce, ma per fortuna la norma ha consentito di arrivare all’assoluzione», dice riferendosi all’assoluzione nel primo troncone del processo grazie alle assenze di prove sulla reale conoscenza dell’età della ragazza. 

Berlusconi ha continuato a ripetere ai suoi fedelissimi che le ricostruzioni erano tutte sbagliate, «i miei figli mi venivano perfino a dare il bacio della mezzanotte», raccontava, ma il problema era quello che accadeva dopo la mezzanotte. 

«Lui è un generoso, non si trattava di corruzione, detto questo non si rassegna all’idea dell’irrilevanza, lo dimostrano le sue ambizioni quando c’era da scegliere il presidente della Repubblica, ci credeva veramente senza accorgersi che con la condanna per frode fiscale e i processi in corso non potrebbe partecipare neanche a un concorso pubblico. Fino a quando gli italiani gli credono, ha vinto lui», dice chi lo conosce bene. 

Per Berlusconi i guai giudiziari non sono ancora finiti. In questo momento è indagato per strage a Firenze, insieme con il fido amico Marcello Dell’Utri. Entro l’anno i pubblici ministeri dovranno decidere se inviargli l’avviso di conclusione delle indagini, preludio al rinvio a giudizio, oppure chiedere l’archiviazione come già successo in passato e potrebbe succedere di nuovo. Restano in piedi due processi, uno a Siena (dopo l’assoluzione di primo grado), il secondo a Bari dove, di recente, sono state dichiarate inutilizzabili alcune intercettazioni. 

© Riproduzione riservata