È arrivata la conferma del Vaticano sulle sanzioni disciplinari imposte al vescovo premio Nobel per la pace nel 1996, Carlos Ximenes Belo. La causa sono le accuse di abusi su ragazzi di Timor Est.

Nel 2019 l'ufficio pontificio che si occupa di casi di abusi sessuali ha ricevuto accuse «riguardanti il comportamento del vescovo». Nell’anno successivo alle denunce a Belo erano state imposte sanzioni che includevano limitazioni ai movimenti, l'esercizio del ministero e ne impedivano i contatti volontari con minori o con lo stato di Timor Est. Tali misure, ha confermato la Santa sede, sono state «modificate e rafforzate a novembre 2021. 

Le accuse

«Il vescovo mi ha tolto i pantaloni, ha iniziato a toccarmi e mi ha praticato del sesso orale», racconta ad un giornale olandese un quarantacinquenne che in età adolescenziale era stato abusato da Belo. 

Gli abusi sarebbero collocabili negli anni in cui il vescovo aveva molta influenza a Timor Est, allora occupata dall’Indonesia, in ragione dell’opera di pace che gli valse il premio Nobel. Secondo i giornali olandesi, l’arcivescovo avrebbe dunque abusato del proprio potere. 

Il ruolo di Giovanni Paolo II

Le prime denunce contro Belo arrivarono in Vaticano nel 2002. All’epoca in Segreteria di stato c’erano il cardinale Angelo Sodano, in Congregazione per la dottrina della fede il cardinale Joseph Rartzinger, che poi sarebbe diventato Benedetto XVI, ed erano gli ultimi anni del pontificato di Giovanni Paolo II, già malato ma costantemente informato sulle questioni più importanti.

Fu deciso di trasferire il vescovo trasferito in Mozambico ma rimase a contatto con bambini di strada.

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