Leggiamo con enorme stupore quanto scritto da Daniele Erler sul vostro quotidiano nel numero del 16 febbraio. Leggiamo una critica feroce ad una casa editrice che ha rilevato dall’ex gruppo editoriale del vostro attuale editore, ing. Carlo De Benedetti, la società Seta SpA nel 2016. La società editava i due quotidiani Alto Adige e Trentino e quest’ultimo era già in odore di chiusura da tempo, per voce dello stesso editore.

Ma la cosa che colpisce di più è che avete preso per buono tutto quanto scritto da Erler, ex collaboratore e, per un breve periodo anche sostituto assunto a termine presso il quotidiano Trentino, sulla questione dell’editoria regionale, senza preoccuparvi di sentire cosa avesse da dire la controparte; evitando di analizzare che, in assenza di compratori, come per lungo tempo è successo all’editrice del quotidiano l’Adige, l’editoria locale in Trentino Alto Adige sarebbe semplicemente sparita.

Qui si passa da salvatori dell’editoria locale ad essere accusati di dominatori dell’informazione in regione, dimenticando tutto il resto dei media presenti in loco, quotidiani altri, settimanali, mensili, periodici, televisioni locali, radio, siti web, agenzie stampa e via di seguito. Non si fa nemmeno cenno alle centinaia di famiglie che hanno ancora un reddito proprio grazie al lavoro di queste case editrici, rilevate e risanate grazie all’opera svolta in questi anni di enorme difficoltà di mercato, sia editoriale sia pubblicitario.

Purtroppo, con un’amarezza estrema per un gesto che mai ci saremmo aspettati da un quotidiano nazionale, che condivide le nostre stesse difficoltà, ci vediamo costretti a invocare il diritto di rettifica garantito dall’articolo a della legge 8 febbraio 1948, numero 47 (Legge sulla stampa) chiedendo la pubblicazione, entro 48 ore, della seguente rettifica:

Athesia non è proprietaria dell’80 per cento dei media della regione. Ci sono altri quotidiani locali, settimanali, mensili, periodici, televisioni, radio, siti web, agenzie stampa, concessionarie di pubblicità e altro tutto a carattere locale. Idem dicasi per il “monopolio informativo” che è un falso assoluto: non c’è nessun monopolio per i motivi indicati sopra; sarebbe come se gli altri media non contassero nulla rispetto ai quotidiani stampati!

Il fatto che il presidente della Provincia autonoma di Bolzano non abbia visibilità sui media del gruppo Athesia è un’altra notizia falsa e pretestuosa: viene citato in media quattro volte ed è presente con almeno una foto in ogni (!) edizione del quotidiano "Dolomiten", mentre viene citato oltre cinque volte in ogni edizione del quotidiano "Alto Adige" ed è presente con una foto in ogni due edizioni (!) per un periodo lungo che va dal 2014 al 2021. Questa notizia falsa è una gravissima intimidazione politica nei confronti di una casa editrice di quotidiani indipendenti.

Ancora una volta, il concetto di “una voce sola” in Trentino-Alto Adige è un concetto falso e facilmente smontabile per quanto esposto sopra. Altra falsità è costituita dalla scalata ai mezzi locali a fini di chiusura o di strumentalizzazione a fini di influenzare la popolazione. Nessun attore si è fatto vivo per rilevare le aziende quando queste sono state messe sul mercato (Seta SpA del gruppo dell'ing. De Benedetti nel 2016 e Init Sri dei conti Gelmi da molto più tempo). L’unica cosa giusta di cui parla il redattore in quel passaggio è il tema della non sostenibilità dei quotidiani, in particolare uno, che è stato comunque tenuto in vita per cinque anni pur in costanza di conti economici dai numeri drammatici.


Risponde Daniele Erler: 

Nessuno nega la presenza di altre testate in Trentino-Alto Adige rispetto a quelle di proprietà di Athesia. L’Agcom ha comunque certificato, nella sua indagine conoscitiva sull’informazione locale del 2018, che in termini di audience informativa Athesia ha una leadership assoluta, raggiungendo il 78,1 per cento della popolazione che si informa sui fatti locali. Il Trentino-Alto Adige è una delle poche realtà in Italia (insieme a Emilia-Romagna, Toscana, Molise, Puglia e Sardegna) dove la Rai (servizio pubblico) non è il primo gruppo di riferimento per l’informazione locale (sempre secondo Agcom).

Le preoccupazioni per la salvaguardia del pluralismo non sono state espresse da Domani ma, fra gli altri, dal sindacato regionale dei giornalisti e dal Consiglio dell’ordine dei giornalisti.

L’influenza, inoltre, non si misura solo negli assetti proprietari: i dorsi locali del Corriere della Sera – che sono di proprietà di Rcs – si affidano a Media Alpi per la pubblicità. Ovvero a un’agenzia che fa parte del gruppo Athesia.

A ogni modo, l’idea che un giornale nazionale non possa parlare delle dinamiche del settore soltanto perché condivide il comune destino di vivere la crisi dell’editoria è una sorta di “regola non scritta” che abbiamo consapevolmente deciso di infrangere. Lo scopo dell’inchiesta Silenzio Stampa non è commentare il lavoro dei colleghi, ma raccontare attraverso le evoluzioni dell’editoria locale le dinamiche del potere sul territorio.

Nessuno ha negato neppure le difficoltà economiche dei giornali locali e in particolare della testata che è stata chiusa (con “condotta antisindacale”, secondo il giudice del lavoro). I dati economici da voi condivisi sono stati riportati nell’articolo. È anche vero, ed è giusto sottolinearlo, che nessun altro in Trentino è intervenuto per salvare un giornale in crisi.

Vedere in un articolo come quello sull’informazione locale in Trentino Alto-Adige una «gravissima intimidazione politica» è un’affermazione priva di ogni fondamento che al massimo indica una certa idea del giornalismo, delle sue motivazioni e delle sue forme che, però, non è la nostra, come può capire qualunque lettore che legga Domani.

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