I grandi media a livello nazionale sono sempre più in difficoltà. Non riescono ad affrontare un ritardo cronico nella trasformazione digitale e devono scontare il generale calo della pubblicità sulla carta. Sempre più aziende preferiscono investire nella pubblicità online, ma gran parte dei fatturati vanno alle piattaforme digitali – come Facebook o Google – che permettono una profilazione migliore dei potenziali clienti.

A livello locale, in molti paesi come negli Stati Uniti i giornali chiudono perché non hanno abbastanza vendite e non possono più contare sulle tradizionali fonti di ricavo (necrologi, annunci, pubblicità locale).

In Italia non soltanto resistono, ma sono contesi da imprenditori che li considerano lo strumento ideale per esercitare influenza su comunità ignorate dai media nazionali e troppo piccole per interessare alle piattaforme digitali.

Attraverso il prisma delle vicende editoriali sul territorio si può osservare l’evoluzione degli assetti di potere economico-finanziario e dunque politico. Domani racconterà tutto questo in una serie di articoli: qui trovate i primi che ricostruiscono il contesto e le tendenze al centro dell’inchiesta. Se volete contribuire a questo racconto, se siete giornalisti locali in difficoltà o se avete storie che rivelano l’intreccio tra stampa e potere, potete scrivere a lettori@editorialedomani.it, mettendo come oggetto “Silenzio stampa”.

 

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