La Calabria brucia, martoriata da migliaia di roghi, una superficie percorsa dal fuoco di circa 40mila ettari, il 4 per cento dell’intera regione è bruciata. Nonostante gli incendi stiano causando la morte di molti animali che lì abitano, nei giorni scorsi la Giunta regionale ha approvato il calendario venatorio dal 1° settembre al 10 febbraio.

La polemica

La decisione presa negli uffici della Cittadella di Catanzaro ha sollevato molte polemiche. Dal Wwf, già sei giorni fa denunciavano che l’assessore alle Politiche agricole calabrese Gianluca Gallo si stesse apprestando a «varare il calendario venatorio con cinque giorni di preapertura (due in più dell’anno scorso), aumentando la pressione che dovrà subire la fauna selvatica nelle poche aree che non saranno distrutte dal fuoco e ignorando la gravità degli incendi e le raccomandazioni del ministero della Transizione ecologica», si legge sul sito del Wwf. Il tutto, negli stessi istanti in cui le fiamme raggiungevano le Faggete vetuste dell’Aspromonte, patrimonio dell’Unesco, il presidente del Consiglio Mario Draghi mobilitava la Protezione Civile nazionale e la stessa Regione chiedeva lo stato di calamità naturale. 

Di fronte all’approvazione del calendario venatorio non si sono mobilitate soltanto le organizzazione per la salvaguardia dell’ambiente, ma anche il Codacons, che ha avanzato una richiesta formale per annullare la stagione venatoria 2021-2022 alla luce di quanto sta accadendo in questi giorni. 

Il Codacons ha inoltre presentato, questa mattina, un’istanza alle regioni colpite dagli incendi, Calabria, Puglia e Sicilia, volta ad accertare se gli enti locali abbiano messo in atto tutte le misure previste dalle legge 353 del 2000, che obbliga a istituire, dopo l’approvazione di un apposito piano regionale, il catasto dei terreni per proteggere il patrimonio boschivo ed evitare roghi. Il problema si presenterà nel caso in cui queste documentazioni non dovessero essere disponibili o dovessero presentare omissioni: i presidenti delle regioni rischiano infatti di essere denunciati per concorso in disastro colposo e concussione, e in caso di vittime o feriti, per concorso in omicidio colposo e lesioni. Il Codacons assicura poi un risarcimento per i residenti danneggiati dalle fiamme per un valore di 10mila euro.

«Basta con la bufala della calamità naturale, gli incendi sono opera dell’uomo e sono causati spesso da comportamenti omertosi e negligenti degli enti locali, che non tutelano l’ambiente e permettono la distruzione del territorio», attacca il presidente Carlo Rienzi, che non risparmia nemmeno il premier Draghi, che a suo dire «invece di promettere improbabili rimboscamenti e ricorrere ai fondi europei per calamità che di naturale non hanno proprio nulla, avvii una commissione d’inchiesta con Nas e Guardia di Finanza volta ad accertare cause e responsabili dell’emergenza roghi che, ogni estate, puntualmente si ripresenta in Italia, distruggendo migliaia di ettari di patrimonio boschivo», conclude Rienzi.

Il co-portavoce di Europa verde Calabria, Giuseppe Campana, insieme al co-portavoce nazionale Angelo Bonelli e al componente della direzione nazionale Francesco Alemanni, invece, hanno definito la decisione «inaccettabile». Gli animali selvatici arsi vivi negli incendi sono milioni, scrivono in una nota, sottolineando di avere «inviato una diffida al ministro Cingolani per smuoverlo dal suo torpore e chiedergli di intervenire immediatamente esercitando i poteri sostitutivi al fine di sospendere l’attività venatoria su tutto il territorio nazionale ai sensi dell’art. 8, comma 4 della legge 131/2003 e del secondo comma dell’art.120 della Costituzione. Oggi apprendiamo che la Giunta Regionale calabrese ha deciso addirittura di anticipare al 1° settembre l’apertura della stagione della caccia, infliggendo il colpo mortale alla fauna selvatica del territorio», concludono. 

Per il deputato del Partito democratico Antonio Viscomi, invece, disporre l'apertura della caccia in Calabria «è assurdo e incredibile». Viscomi ha chiesto alla Giunta di revocare il calendario e applicare l'articolo 19 comma 1 della legge 157 del 1992, in base al quale le Regioni possono vietare o ridurre per periodi prestabiliti la caccia a determinate specie in particolari condizioni. Poi chiarisce meglio: «Se la Regione non lo fa intervenga Il governo, al quale sto per depositare una specifica interrogazione».

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