Il faccia a faccia tra i due indagati principali dell’inchiesta sui presunti dossieraggi. Le versioni differenti sulle richieste d’informazioni sui figli del presidente del Senato e tutte le questioni da affrontare
Due versioni differenti. Due versioni che, messe a confronto, si contraddicono e non combaciano. Due versioni che, proprio per il loro essere diametralmente opposte, alimentano dubbi e perplessità. Martedì 28 ottobre: il giorno del confronto tra l’ex presidente di Fondazione Fiera Milano, Enrico Pazzali, e l’ex hacker Samuele Nunzio Calamucci.
Entrambi sono indagati dalla procura di Milano nell’inchiesta sui presunti dossieraggi, più nota come inchiesta “Equalize”. I pm, a luglio scorso, hanno chiuso le indagini ma molti, ancora, sono gli aspetti da chiarire. In primis il ruolo di Pazzali all’interno della fabbrica di informazioni riservatissime: se per i magistrati meneghini l’ex manager, fortemente legato alla destra lombarda, vi ricopriva un ruolo di primo piano, così non è per Pazzali, dichiaratosi estraneo agli accessi abusivi e a quanto avveniva nella sede di via Pattari numero 6. Non è d’accordo, tuttavia, Calamucci che, come l’ex socio morto lo scorso 9 marzo Carmine Gallo, ha affermato davanti agli inquirenti che l’ex manager fosse pienamente a conoscenza dell’attività della società.
Nel corso del confronto, iniziato alle due del pomeriggio e ancora in corso alle otto, diverse le questioni affrontate. Tra queste ce n’è una centrale ed è il “nodo” che riguarda i controlli sulla famiglia La Russa. L’ex hacker, che finora ha reso ben undici interrogatori, molti dei quali risultano secretati, aveva infatti parlato agli inquirenti di una telefonata fatta nella seconda metà di maggio del 2023 da un certo “Ignazio” a Enrico Pazzali. Chiamata a cui lo stesso Calamucci avrebbe assistito e che sarebbe avvenuta dopo poche ore dal presunto stupro di una ragazza da parte del figlio più piccolo di La Russa, Leonardo Apache, su cui oggi pende una richiesta di archiviazione.
Dopo la telefonata, raccontava Calamucci ai pm, Pazzali avrebbe chiesto agli uomini di Equalize di realizzare una serie di controlli sui membri della famiglia del presidente del Senato. Una circostanza confermata dalle intercettazioni. «Esatto... va beh... fammene un’altra nel frattempo! Ignazio La Russa. E metti anche un altro se c’è. Eh... come si chiama l’altro figlio? Come si chiama? Eh. Geronimo come si chiama Geronimo La Russa? Eh...prova Geronimo La Russa, ma non si chiama Geronimo... come cazzo si chiama Geronimo?», «Antonino? Metti Antonino La Russa», chiedeva Pazzali ai suoi. Perché l’avrebbe fatto?
Sulla vicenda l’ex presidente di Fondazione Fiera Milano, interrogato su sua richiesta lo scorso 7 ottobre, ha detto la sua: «I controlli erano per testare la piattaforma Beyond, così chiesi di inserire alcuni nominativi, fra cui quelli di Geronimo La Russa, Leonardo La Russa e Ignazio La Russa. Preciso che non ho fatto mai nulla contro Ignazio o suo figlio».
Un tema caldo. Su cui i due ex di Equalize si stanno confrontando negli spazi della caserma dei carabinieri di Milano. Chi dice la verità? Chi mente?
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