Il presidente dell’Assemblea regionale siciliana ha ricevuto nelle scorse ore l'avviso di conclusione delle indagini. Il provvedimento potrebbe rappresentare l'anticamera per la richiesta di rinvio a giudizio. Ecco le carte dell’accusa
Un'auto blu che si era trasformata in un taxi personale. Più che un mezzo di rappresentanza, una comodità a disposizione di parenti e amici.
È il principale elemento di novità nell'indagine sul presidente dell'Assemblea regionale siciliana, Gaetano Galvagno, accusato dalla procura di Palermo di corruzione e peculato. Il suo è il nome più altisonante – data la carica rivestita, l'ambizione di diventare nuovo governatore e la vicinanza al presidente del Senato Ignazio La Russa – dell'inchiesta che ha travolto Fratelli d'Italia in Sicilia, coinvolgendo anche l'assessora al Turismo Elvira Amata.
Galvagno ha ricevuto nelle scorse ore l'avviso di conclusione delle indagini. Il provvedimento potrebbe rappresentare l'anticamera per la richiesta di rinvio a giudizio in una vicenda che è tornata a fare emergere i vizi della politica meloniana: il potere usato per curare gli interessi personali.
La vicenda più eloquente riguarda l'uso dell'auto blu che da regolamento spetta al presidente dell'Ars. Sullo stesso tema, nel 2024, era scivolato Gianfranco Miccichè, l'ex ministro berlusconiano che del consiglio siciliano è stato presidente dal 2017 al 2022. Anche per Miccichè l'accusa fu di avere usato l'auto per vicende personali, al punto che nell'indagine erano finiti presunti viaggi compiuti dal suo autista, senza che Miccichè fosse a bordo, per acquistare droga.
A maggio 2024, nel pieno delle polemiche, Galvagno aveva annunciato la volontà di modificare il regolamento per eliminare la concessione dell'auto blu agli ex presidenti. L'enfant prodige di Fdi non sapeva però che da qualche mese la Guardia di finanza avesse iniziato a sospettare anche di lui.
Dall'1 gennaio al 2 dicembre 2024, sono sessanta i viaggi compiuti dall'auto blu senza che a bordo ci fosse Galvagno. «Si appropriava dell'autovettura Audi A6, effettuando quotidianamente spostamenti per scopi personali propri, dell'autista e dei membri del gabinetto e della segreteria, ovvero disponendo che venissero trasportati soggetti non autorizzati per finalità extraistituzionali», hanno scritto i sostituti Andrea De Benedittisi e Andrea Fusco nell'avviso di chiusura indagini.
Il mezzo sarebbe stato a disposizione dei più stretti familiari e degli amici del presidente dell'Ars, ma sarebbe servito in un paio di occasioni anche a trasportare a casa l'eurodeputato e collega di partito Ruggero Razza. Nella seconda circostanza, Razza avrebbe viaggiato con una tale “Elena” non meglio identificata: non è da escludere possa essersi trattata di Elena Pagana, moglie di Razza ed ex deputata regionale del M5s poi passata a Fdi, sotto il cui simbolo ha svolto anche il ruolo di assessora regionale.
In molte occasioni l'automobile sarebbe stata messa a disposizione della sorella di Galvagno (non indagata) per fare soste in negozi, passare dalla farmacia, comprare fiori e cibo. Nel veicolo sarebbe salita anche la madre del presidente (non indagata). Giuseppe Cinquemani, tra i collaboratori di Galvagno e indagato, l'avrebbe usata per visionare un immobile da prendere in affitto.
A viaggiare sull'auto anche Sabrina De Capitani, la donna che insieme a Galvagno avrebbe spinto affinché l'Ars stanziasse finanziamenti a favore delle Fondazioni di Marcella Cannariato. Soldi da usare per organizzare eventi, ma che sarebbero serviti a instaurare un rapporto che avrebbe portato benefici economici a entrambe le parti.
Cannariato ha ottenuto dalla presidenza dell'Ars 11mila euro per un apericena, mentre per l'evento “La Sicilia per le donne” ha beneficiato di oltre 27mila euro, parte dei quali dati dalla Fondazione Federico II, presieduta dallo steso Galvagno.
Tramite leggi regionali, invece, tra il 2023 e il 2024 sono stati stanziati quasi 200mila euro per l'organizzazione di un evento denominato “Un Magico Natale”, rivelatosi – almeno nel 2023 – un flop per stessa ammissione degli organizzatori.
In cambio, Cannariato sarebbe stata a disposizione promettendo l'affidamento di un incarico legale alla cugina di Galvagno e favorito la nomina del compagno di De Capitani nel Cda di Sicily By Car, società di famiglia.
Gli eventi finanziati sarebbero serviti anche a far lavorare una serie di persone verso cui Galvagno avrebbe nutrito interessi.
Caduta invece l'accusa rivolta a Galvagno di avere ricevuto un vestito pregiato come contropartita per un finanziamento, così come la messa a disposizione di un'auto in occasione di una trasferta a Milano. «Registro con soddisfazione che sono state escluse tutte le presunte indebite utilità che avrei percepito a titolo personale. Per 29 giorni giornali e siti d'informazione mi hanno addebitato utilità che non esistono», ha commentato Galvagno.
Il momento per tirare un sospiro di sollievo però deve ancora arrivare: in attesa di sapere se la procura di Palermo chiederà di processarlo, Galvagno dovrà chiarire al partito il resto dei comportamenti e delle scelte fatte.
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