Due operazioni finanziarie analoghe sono state messe in campo dal Chelsea e dall’Aston Villa, con la cessione del ramo d’azienda femminile alla società madre. Una manovra che usa il movimento delle donne come un asset per consentire alla sezione maschile di restare in regole con le norme del fair play finanziario. Analisi dello stato di salute del calcio in Europa: in Italia i diritti tv di Coppa Italia e Supercoppa fino al 2027 sono andati invenduti
Il calcio femminile come merce di scambio, anzi come asset da vendere per risanare i debiti di quello maschile. Non suona per niente bene quello che sta accadendo in Inghilterra dove i proprietari dell’Aston Villa intendono vendere la squadra femminile a investitori terzi o alla stessa proprietà. Negli ultimi due anni il club ha registrato una perdita di 195 milioni di sterline, il tetto previsto dalle Profitability and Sustainability Rules (PSR), il fair play finanziario della Premier League, è di 105 milioni in tre anni.
È un’operazione già varata dal Chelsea anche se deve essere ancora approvata dalla Lega. The Blues hanno dato via la squadra femminile, attualmente prima nella Women’s Super League inglese vinta otto volte, le ultime cinque consecutive, e in semifinale di Champions League, dove affronteranno le campionesse in carica del Barcellona, guidate dalla stella catalana Aitana Bonmatì. Hanno ceduto il ramo d’azienda alla società madre BlueCo per 200 milioni di sterline, potendo così registrare un utile nell’ultimo bilancio disponibile di 128,4 milioni.
L’Uefa non consentirà alla proprietà di conteggiare i ricavi della vendita, tuttavia la cessione del Chelsea Football Club Women Ltd ha permesso al club di contenere il calo dei ricavi che si sono fermati a 468,5 milioni di sterline, lì dove BlueCo è un consorzio creato ad hoc per acquistare The Blues. È proprietario anche dello Strasburgo in Francia.
La ratio delle manovre
Il cento per cento dell’Aston Villa maschile e femminile, invece, è di proprietà della holding V Sports che possiede quote di altre squadre europee e non solo. L’egiziano Nassef Sawiris e lo statunitense Wesley Edens possiedono il 68 per cento di quelle della holding e il primo ha aspramente criticato le Profitability and Sustainability Rules definendole anti competitive. Il fatto che la Premier League debba ancora approvare l’operazione del Chelsea non lo lascia dormire tranquillo sulla scappatoia finanziaria che permetterebbe all’Aston Villa di respirare economicamente. Operazione venduta sulle rive del Tamigi come uno scorporo che permetterà di investire in maniera più efficiente e indipendente nel calcio femminile.
Alcuni analisti, in questi anni, ne avevano predetto la crescita economica esponenziale grazie al mercato: lì dove la domanda del settore maschile era satura, soprattutto per gli investitori, in campo femminile si aprivano praterie. In pratica la vecchia storia che basta lasciar fare al mercato, lo stesso che però adesso sacrifica le squadre femminili per ripianare i debiti di quelle maschili.
Proprio la Women’s Super League ha visto un aumento costante dell’interesse del pubblico, con una crescente presenza di spettatori sia negli stadi che attraverso le trasmissioni televisive. L’accordo tra Sky Sports e BBC, del valore di circa 65 milioni di sterline per cinque stagioni a partire dal 2025-2026, prevede la trasmissione di quasi tutte le partite in diretta, aumentando la visibilità del campionato.
Barclays ha rinnovato il suo impegno come sponsor principale, raddoppiando l’investimento a 45 milioni in un accordo pluriennale e i club stanno beneficiando di questa crescita, mentre YouTube è diventato il principale canale di streaming per la WSL, trasmettendo gratuitamente le partite non coperte dalle emittenti tradizionali.
Cosa succede altrove
Il calcio femminile in Francia ha una tradizione consolidata, con club come l’Olympique Lyonnais che ha dominato le competizioni europee: otto le Champions League vinte, attualmente la squadra è in semifinale contro l’Arsenal. L’interesse del pubblico è elevato, con una media spettatori in crescita per le partite della prima divisione. Sul fronte sponsorizzazioni è sempre il Lione a guidare le danze attirando partner di alto profilo e generando ricavi significativi, con le altre squadre che ne stanno seguendo l’esempio.
Les Fenottes sono di proprietà dell’imprenditrice statunitense Michele Kang, nativa di Seoul. Possiede anche le Washington Spirit e le London City Lionesses. Kang ha investito e continua a investire molto nello sport e in particolare nel calcio femminile, tra espansione e diversificazione.
In Germania la finale dell’Europeo femminile del 2022 contro l’Inghilterra è stata vista da 21,8 milioni di spettatori, mostrando l’entusiasmo per il calcio femminile del Paese. I club tedeschi stanno beneficiando di maggiori investimenti da parte degli sponsor, con partnership che supportano lo sviluppo delle squadre. Tuttavia, persistono ancora disparità finanziarie rispetto alle controparti maschili. A partire dalla stagione 2023-2024, i diritti televisivi della Frauen-Bundesliga hanno visto un incremento significativo, con un accordo triennale del valore di 5,17 milioni di euro l’anno, sedici volte superiore al precedente.
Un aumento che da una parte riflette la crescente popolarità e il valore commerciale del campionato, dall’altra sottolinea il forte gap che ancora esiste con il movimento maschile.
Il calcio femminile spagnolo, invece, è trascinato dai successi della nazionale e del Barcellona che ha vinto nove degli ultimi tredici campionati, con cinque vittorie consecutive, in corsa per la sesta. La Liga ha generato in questa stagione 117,47 milioni di dollari di ricavi da sponsorizzazioni.
Il movimento italiano
E l’Italia? Nonostante un incremento del 50% dei ricavi commerciali e del 40% dei ricavi dai diritti televisivi, i costi associati al professionismo hanno reso necessaria l’istituzione di un fondo per sostenere lo sport femminile, rifinanziato per il 2025 con 4 milioni di euro grazie all’approvazione del decreto legislativo Milleproroghe. Nel luglio 2024, la FIGC ha pubblicato un invito a presentare offerte per l’acquisizione dei diritti audiovisivi delle competizioni femminili per le stagioni 2024-2025, 2025-2026 e 2026-2027.
Successivamente, DAZN ha rinnovato la partnership con la FIGC, acquisendo i diritti per trasmettere tutte le partite della Serie A femminile fino al 2027, tuttavia la vendita dei diritti televisivi per la Coppa Italia e la Supercoppa non ha avuto successo, con i relativi pacchetti dichiarati invenduti.
È abbastanza incredibile che proprio l’Inghilterra, dopo avere vinto il suo primo Europeo femminile e con un campionato d’élite che pensa addirittura di eliminare le retrocessioni per continuare a crescere, sia il Paese che relega il calcio delle donne a un asset usa e getta per sostenere economicamente quello maschile, anziché una componente sportiva e commerciale capace di contribuire al successo di un club.
Proprio l’anno scorso, dopo duecento anni, il Garrick Club di Londra per soli uomini ha accettato le donne come socie. L’operazione dell’Aston Villa e prim’ancora quella del Chelsea rischiano di riportare il calcio femminile indietro di decenni.
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