Gli Europei femminili entrano nel vivo da mercoledì 16 luglio con i quarti di finale: la Nazionale italiana incontrerà la Norvegia. Viaggio nei diversi modi di vivere la maternità nel mondo del pallone. Il confronto tra la storia di Irene Paredes e quella di Alice Pignagnoli, svincolata dalla Lucchese quando è rimasta incinta
Al Mondiale del 2023, un ottavo di finale se lo sono giocate la Svizzera e la Spagna. Venerdì, a Berna, ci sarà il remake, questa volta in una gara valida per l’accesso alla semifinale dell’Europeo. Come due anni fa, c’è sempre, un po’ più alto, con qualche parola in più nel vocabolario e con un passo meno traballante, Mateo, il figlio di Irene Paredes, la capitana della Spagna.
È diventata famosa una sua foto, dopo il 5-1 spagnolo, in cui esce dal campo indossando una maglia larghissima della Svizzera. Sulle spalle il nome di Ana-Maria Crnogorčević, attaccante a quei tempi al Barcellona, compagna di squadra di mamma Irene e considerata una sorta di zia. Qualche giorno fa, prima di Italia-Spagna nella capitale svizzera, era seduto insieme a mamma Lucia e alla nonna nella fan zone, a godersi il relax, il fresco dell’ombra e la normalità.
Irene Paredes e Lucia Ybarra, sono diventate madri nel settembre del 2021. A portare avanti la gravidanza è stata Ybarra sul finire della sua carriera di giocatrice di hockey su prato. Sono conti che un’atleta si deve fare: posso rimanere incinta ora? Devo aspettare la fine della carriera? Recupererò mai? Oltre al problema delle tutele economiche, c’è anche quello medico, la preoccupazione di compromettere un percorso. Il corpo femminile, specialmente nello sport, è stato storicamente meno studiato rispetto a quello maschile e la maternità per certi tratti, anche culturali, resta ancora un tabù.
È triste che molte calciatrici con un desiderio di maternità debbano pensare di aspettare la fine della carriera, riflette Irene Paredes in un passo di Mother and Footballer, il documentario disponibile gratuitamente online. È uscito nello scorso giugno, un progetto interamente prodotto da una troupe femminile con lo scopo di far conoscere il modo travagliato in cui si vive la maternità nello sport. Si racconta la storia di cinque atlete che hanno affrontato situazioni differenti e difficoltà comuni nel loro percorso: Irene Paredes, Amel Majri, Marta Corredera, Almut Schult e l’italiana Alice Pignagnoli.
Alice Pignagnoli, ora nella Pro Palazzo Women, in Eccellenza lombarda, ha una carriera quasi ventennale, con un esordio in A nel Milan e anche un passaggio nella Torres, la squadra con più scudetti in Serie A. Quando rimane incinta per la prima volta gioca nel Cesena, club che decide di non voltarle le spalle nonostante le istruzioni della FIGC.
«Il Cesena ha chiamato la federazione perché era il primo caso noto in Italia e ha detto "Abbiamo un’atleta incinta – come a dire abbiamo un unicorno – cosa facciamo?’”» dice Pignagnoli. La federazione risponde di strappare il contratto, di rescinderlo, «quello si faceva, almeno fino al 2020».
In Mother and Footballer, Alice racconta che la società le garantisce un rimborso spese, le permette di restare vicina alla squadra e al settimo mese di gravidanza le rinnova il contratto. Pignagnoli dopo cento giorni dalla nascita della piccola Eva torna in campo in Coppa Italia contro il Milan, una specie di secondo esordio. Il problema arriva però con la seconda gravidanza, quando la Lucchese, la sua squadra in quel momento milita, decide di svincolarla e non pagarle gli ultimi stipendi. Al di là dei passaggi legali per l’acquisizione dei soldi, la storia di Alice arriva in cronaca e mette davanti agli occhi di tutta Italia il problema: trovare un modo per tutelare la maternità delle atlete.
I primi cambiamenti FIFA, in realtà, sono datati gennaio 2021. Da quel momento alle calciatrici viene garantito un minimo di quattordici settimane di congedo di maternità e una parte di compenso. Ma oggi qual è la situazione?
La FIFA ha esteso il congedo alle madri non biologiche e a quelle adottive e anche alle allenatrici. Sono state pubblicate linee volte a creare un ambiente familiare e comodo per le neomamme affinché nei club e in nazionale possano partecipare e viaggiare con il supporto necessario e la cura fisica e alimentare post partum.
Nonostante i progressi, restano comunque dei casi controversi. Sara Björk Gunnarsdóttir ha denunciato di non aver ricevuto lo stipendio dal Lione durante la sua gravidanza. L’ex nazionale islandese è diventata la prima calciatrice a vincere una causa facendo valere il regolamento FIFA per la maternità del 2021.
Con l’avvento del professionismo per la Serie A nel luglio 2022, l’Italia segue questa direzione, avendo in casa esempi virtuosi come quello del Milan. Il club rossonero ha presentato una policy specifica e all’avanguardia in Europa per la tutela della maternità delle atlete: la società fa scattare il rinnovo automatico per le giocatrici in caso di gravidanza nella stagione della scadenza contrattuale e promette garanzie anche per la prima infanzia di chi nasce.
Per un’atleta assecondare il proprio desiderio di maternità non deve essere difficile, vincere un Europeo sì, tanto che mamma Irene la coppa ancora non è riuscita a sollevarla.
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