Vedersi negati i pieni diritti in un paese in cui ci si identifica crea alienazione. Negli ultimi anni è aumentata la partecipazione, la voglia di farsi sentire e agire
Saltare giorni di scuola per fare la fila davanti alla questura e dare le proprie impronte per rinnovare il permesso di soggiorno. È un’esperienza che accomuna migliaia di bambine e bambini, ragazze e ragazzi nati o cresciuti in Italia che, a causa di una legge vecchia, non hanno la cittadinanza. «Provavo un leggero senso di vergogna quando dovevo perdere un giorno di scuola, mi imbarazzava dire che andavo in questura», racconta Annalisa Ramos Duarte, consigliera del Conngi, il coordinamento naz



