Pubblichiamo la presa di posizione che la Conferenza episcopale italiana (cei) ha diffuso in seguito all’articolo di Federica Tourn “Il silenzio delle vittime pagato per proteggere i preti pedofili”, pubblicato da Domani lunedì 10 ottobre 2022, seguita da una replica dell’autrice.

L’articolo pubblicato su Domani circa le azioni della chiesa in Italia contro la piaga degli abusi su minori ci obbliga ad alcune precisazioni perché tocca elementi fondanti che non possono e non devono essere travisati in alcun modo. Innanzitutto, ribadiamo sincera e convinta vicinanza alle vittime di abusi dolorosi e confermiamo la posizione della chiesa in Italia che è senza ambiguità: chi effettua una segnalazione non può essere sottoposto ad alcun vincolo (cfr. Linee guida per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili, n. 5.13).

Inoltre, viene rigettata la ricostruzione relativa a un “silenzio comprato”, poiché, nel contesto di una vicenda già nota all’opinione pubblica, qualsiasi presunta offerta non avrebbe potuto generare tale risultato. Infine, ricordiamo quanto molto chiaramente espresso da papa Francesco nel discorso rivolto alla curia romana per gli auguri di Natale il 21 dicembre 2018: «È innegabile che alcuni responsabili, nel passato, per leggerezza, per incredulità, per impreparazione, per inesperienza – dobbiamo giudicare il passato con l’ermeneutica del passato – o per superficialità spirituale e umana hanno trattato tanti casi senza la dovuta serietà e prontezza. Ciò non deve accadere mai più. Questa è la scelta e la decisione di tutta la chiesa». Questa è la scelta e l’impegno della Chiesa in Italia.   

Conferenza episcopale taliana, ufficio nazionale per le comunicazioni sociali


Risponde Federica Tourn:

Qualcosa si muove in Vaticano, se la Cei decide di reagire alla nostra inchiesta sugli abusi sessuali clericali. Abbiamo raccontato la storia di un prete abusatore che ha proposto alla vittima, a titolo di riparazione, 25 mila euro in cambio del silenzio sull'accordo di risarcimento. La Cei rigetta l’idea del “silenzio comprato” poiché «qualsiasi presunta offerta non avrebbe potuto generare tale risultato».

Certamente nella vicenda ricostruita da Domani l'accordo non richiedeva il silenzio sulla violenza – dato che il sacerdote era reo confesso, la cosa non avrebbe in effetti avuto senso – ma sull'offerta di denaro, presentata come un gesto di pura liberalità e amore cristiano.

Ma perché allora, se si trattava di un atto di carità, mettere una clausola di riservatezza, pena il decadimento dell'accordo? Il risultato che si genera con la clausola è di lasciare la storia e il nome del responsabile relegati in ambito locale, senza lasciare traccia del reato di violenza sessuale, ormai prescritto per la giustizia civile e non considerato degno di essere preso in considerazione da quella ecclesiastica. Soprattutto, si nasconde che i preti ricorrono a queste scritture private con scambio di denaro per “compensare” le violenze.

La Cei sottolinea che la faccenda dei risarcimenti nascosti e sotto condizione «tocca elementi fondanti». Proprio per questo, collocare queste pratiche nel passato sembra decisamente riduttivo. Papa Francesco dice che «bisogna giudicare il passato con l’ermeneutica del passato».

Giusto, ma allora giudichi con l’ermeneutica del presente il denaro offerto oggi dai vescovi. L'impegno della chiesa contro la «piaga degli abusi sui minori» e i meritori «mai più» del papa continuano a intrecciarsi con ambiguità e contraddizioni delle autorità ecclesiastiche. Il presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi, dice che la Chiesa italiana non andrà nella direzione di risarcire le vittime (come invece succede in altri paesi, per esempio in Francia) per evitare che si facciano avanti persone spinte soltanto dall'interesse economico. Ma le offerte di denaro, camuffate da borse di studio o aiuti economici per cure mediche o psicologiche, continuano ad arrivare dai sacerdoti pedofili, se non addirittura dai vescovi.

Il 3 luglio 2022 Domani ha raccontato il caso attualissimo di Antonio Messina, la vittima di don Giuseppe Rugolo, in queste settimane a processo a Enna per violenza sessuale: «Il vescovo di Enna monsignor Gisana aveva promesso alla mia famiglia 25 mila euro in contanti (guarda caso sempre la stessa cifra, ndr), prelevati dai fondi della Caritas, purché io mi impegnassi a non parlare più con nessuno di quanto mi era successo». Che cos'è questo, se non è un tentativo di comprare il silenzio?

Lo sforzo della Cei è apprezzabile ma ci sono ancora troppe incertezze e chiusure. Non è per esempio ancora stata data una risposta alle lettere aperte inviate dalla rete di associazioni Italy Church Too, che a febbraio si è costituita proprio in sostegno delle vittime. 

Finora la chiesa non ha fornito un solo dato che dimostri che le cose sono davvero cambiate. Infatti c’è solo un modo per non nascondere le dazioni di denaro sottobanco alle vittime dietro il monito evangelico «non sappia la mano sinistra quel che fa la tua destra»: i vescovi italiani si impegnino di più nell'ascolto delle vittime e su una gestione davvero trasparente degli abusi clericali, dall'accertamento delle responsabilità fino al completo ristabilimento della verità.

 

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