Oggi, domenica 27 dicembre,è il V-day, il giorno del vaccino, che si sta celebrando simbolicamente in contemporanea in tutta Europa. In Italia, la prima ad essere vaccinata contro il Covid-19 è Claudia Alivernini, un’infermiera di 29 anni. Lavora nel reparto di malattie infettive all’ospedale Spallanzani di Roma. Ha detto di rappresentare «con orgoglio tutti gli operatori sanitari che sono stati in prima linea in questa pandemia. Vaccinarsi è un atto di amore e di responsabilità. Lo dobbiamo alle persone che hanno perso la vita per questa malattia, anche fra i miei colleghi».

Come lei, in tutta Italia saranno vaccinati medici, infermieri e altri operatori sanitari, anche delle Rsa. Saranno vaccinati anche anziani con più di ottant’anni e particolari fragilità. È solo l’inizio di una campagna di vaccinazione di massa, il cui inizio è previsto a gennaio e che procederà poi per gradi, dando precedenza alle persone più a rischio, per la loro professione o per l’età.

Come ricorda la fondazione Gimbe, c’è però ancora un’incertezza non da poco per i prossimi mesi: ci saranno dosi sufficienti per tutti? E, se sì, quando arriveranno? L’Italia si è già assicurata più di 200 milioni di dosi, attraverso gli accordi con le case farmaceutiche. La fondazione Gimbe ha calcolato che entro marzo ne arriveranno per certo soltanto 10 milioni. Si salirà a 32 milioni di dosi a giugno. Per il resto, molto dipenderà anche dal futuro di quei vaccini che sono ancora in fase di revisione.

Il trasporto

In totale, il giorno di Natale sono state consegnate le prime 9.750 fiale del vaccino prodotto da Pfizer-Biontech, con un furgone entrato al Brennero e scortato dai carabinieri.

La fase del trasporto è particolarmente delicata e non solo perché devono essere mantenute le temperature per la conservazione. Secondo l’Interpol, c’è il rischio che le fiale possano essere rubate per essere poi rivendute. Per questo il ministero della Difesa ha organizzato un’operazione, chiamata Eos. Dall’aeroporto di Pratica di Mare, cinque aerei hanno raggiunto le zone più lontane da Roma. Nel resto d’Italia, invece, i vaccini sono stati trasportati via terra, con la scorta di 250 militari: in totale oggi sono utilizzati 21 punti di vaccinazione. In futuro, quando il piano vaccinale entrerà nel vivo, le case farmaceutiche porteranno le fiale direttamente nei punti di somministrazione.

I primi vaccinati

Sabato si è conclusa la consegna delle prime dosi anche nel resto d’Europa. «Stiamo cominciando a voltare pagina. Le giornate di vaccinazione sono un momento toccante di unità», ha scritto su Twitter Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione europea. Dando il senso di un momento che assume un forte impatto simbolico.

Stessi toni usati ieri anche dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte: «Le prime dosi del vaccino sono arrivate a Roma, allo Spallanzani. È un messaggio di fiducia che si irradia in Italia e in Europa».

Il commissario straordinario Domenico Arcuri ha detto che quello di oggi sarà «un giorno simbolico, molto emozionante e partecipato». Così anche le persone che riceveranno per prime il vaccino in Italia, domenica, non sono state scelte a caso. Come Alivernini, sono soprattutto persone che hanno affrontato in prima linea le due ondate del contagio. A Bari sarà invece vaccinata una donna di 94 anni, ospite di una Rsa.

Al Niguarda di Milano, fra i primi vaccinati ci sarà anche Annalisa Malara. Il 20 febbraio, meno di un anno fa, era in servizio a Codogno. È stata lei a fare la diagnosi a Mattia, il “paziente 1” del Covid-19 in Italia.

Il piano vaccinale

Superata la giornata simbolica di oggi, la settimana prossima inizierà la vaccinazione generale. In una prima fase, sono stati individuati solo 300 punti di somministrazione. Sono soprattutto ospedali, che possono garantire da subito la conservazione del vaccino alle bassissime temperature necessarie (fra i 70 e gli 80 gradi sotto zero).

Fra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio i punti di somministrazione aumenteranno a 1.500. Nelle piazze, saranno montati i gazebo con il simbolo della primula scelto dal commissario Arcuri. Altre unità mobili raggiungeranno le persone più isolate, come gli anziani e i malati.

«In realtà, sui tempi e sulle modalità della vaccinazione diffusa c’è ancora una grande incertezza», ha detto ieri la senatrice di Forza Italia Anna Maria Bernini. «Al momento sappiamo solo che saranno dislocati i gazebo a forma di primula nelle piazze, anche se gli esperti avevano raccomandato di usare per la vaccinazione palazzetti dello sport e strutture già pronte».

Resta anche l’incognita dei rifornimenti. A gennaio, nel giorno dell’Epifania, l’Ema dovrebbe dare il via libera per quello di Moderna. I tempi sono più incerti per quelli di AstraZeneca, Johnson and Johnson e Curevac. Sanofi-Gsk ha già comunicato che le consegne inizieranno solo nel 2022.

Le priorità

La vaccinazione sarà effettuata da medici e infermieri dei servizi vaccinali pubblici. Non sarà obbligatoria, sarà gratuita e non ci sarà la possibilità di vaccinarsi privatamente, neanche a pagamento. Il piano elaborato dal ministero della Salute prevede l’ordine delle priorità. Finché le dosi saranno limitate, saranno vaccinati gli operatori sanitari, gli ospiti delle Rsa e gli anziani con più di 80 anni. A mano a mano che le dosi aumenteranno, si passerà gradualmente alle persone che hanno più di 60 anni e a quelle con una malattia grave o un’immunodeficienza. Poi sarà il turno degli insegnanti e del personale scolastico ad alta priorità. In una terza fase, toccherà al resto del personale della scuola, alle professioni a rischio e alle carceri.

Infine, sarà finalmente il turno del resto della popolazione.

 

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