Era l’ossessione di Andrea Purgatori: «Mettere in fila i fatti». Partire da lì per ricostruire, comprendere, trovare il filo dei tanti, troppi misteri italiani. Questa volta però l’inchiesta non è giornalistica, ma giudiziaria. Ed è sulle cause della sua morte. Una scomparsa che ha sconvolto congiunti e amici, lettori e telespettatori.

Venerdì dopo l’articolo pubblicato dal Domani che ricostruiva le ultime settimane del giornalista sulla base della denuncia dei famigliari, l’indagine della procura di Roma ha subìto un’accelerazione. Il pm Giorgio Orano, coordinato dal procuratore aggiunto Sergio Colaiocco, ha iscritto nel registro degli indagati per responsabilità colposa per morte in ambito sanitario, i due medici che hanno avuto in cura Purgatori presso la clinica privata Casa di Cura Pio XI di Roma, dove è stata formulata, per la prima volta lo scorso 8 maggio, la diagnosi di tumore metastatico.

Si tratta del professor Gianfranco Gualdi, responsabile della radiologia, e del dottor Claudio Di Biasi, un membro della sua équipe. Entrambi sono citati nella dettagliata denuncia presentata ai carabinieri dalla famiglia, assistita dagli avvocati Michele e Alessandro Gentiloni Silveri, in relazione alla diagnosi ritenuta errata. La loro iscrizione dunque è un atto dovuto.

L’autopsia

Sabato la procura dovrebbe conferire l’incarico per l’autopsia che si svolgerà nei prossimi giorni e che dovrebbe essere affidata a esperti di medicina legale che lavorano fuori Roma. L’avvocato di Gualdi, contattato da Domani, spiega che non avendo ancora conferma dell’iscrizione nel registro degli indagati non intendono rilasciare dichiarazioni.

Ma come si è arrivati al rapido e inesorabile peggioramento delle condizioni di salute di Purgatori? Se lo chiedono moglie e figli nell’esposto depositato il 19 luglio scorso. «Andrea Purgatori godeva di ottima salute e conduceva una vita professionale e personale attiva e ricca – argomentano i famigliari dell’autore di Atlantide su La7 – mentre invece oggi è tristemente venuto a mancare, dopo oltre due mesi di autentico inferno clinico».

La famiglia è convinta che alla base del calvario di Purgatori ci sia una diagnosi: quella effettuata dal professor Gualdi, stimato radiologo, presso la Casa di Cura Pio XI di Roma l’8 maggio scorso. Quel giorno a Purgatori, che si era sottoposto ad accertamenti medici per un lieve affaticamento, veniva comunicata da Gualdi una diagnosi terribile, così sintetizzata dai legali della famiglia: «Tumore al polmone e metastasi all’omero sinistro, a una ghiandola surrenale e numerose metastasi estese su tutto il cranio (l’encefalo)».

Un verdetto ancora più pesante perché pronunciato da uno dei più rinomati radiologi della capitale, già ordinario alla Sapienza di Roma e primario della radiologia d’urgenza dell’Umberto I. Un luminare stimato anche in Vaticano, dove è da anni consulente radiologo per gli esami Tac, risonanze magnetiche e Pet, tanto da essersi guadagnato l’epiteto di “radiologo del Papa”.

La diagnosi e la terapia

È iniziato così un tour in diverse cliniche private romane, dove gli specialisti hanno effettuato esami e impostato potenti terapie antitumorali. Purgatori, su consiglio dell’oncologo, si è rivolto anche a un centro di alta specializzazione collegato con l’Università di Pittsburgh, l’Upmc Hillman Cancer Center San Pietro che si trova all’interno dell’ospedale Fatebenefratelli, dove i medici – secondo la famiglia – avrebbero effettuato una “Tac di centramento” confermando diagnosi e terapia impostata da Gualdi: «Ci veniva spiegato che quella era la prescrizione massima di radioterapia possibile».

Anche un altro centro di eccellenza, quindi, ha confermato la diagnosi del professor Gualdi. Che il 6 giugno scorso, insieme al collega Di Biasi, avrebbe comunicato alla famiglia che «la radioterapia stava andando bene» e «le metastasi erano molto diminuite», tanto che Andrea Purgatori «era contento dei miglioramenti».

Nei giorni seguenti però le sue condizioni sono peggiorate. Si è recato a ritirare dei premi, visibilmente provato. Il 10 giugno si è aggravato ed è stato ricoverato nella clinica Villa Margherita, dove un medico ha effettua una Tac cerebrale riscontrando «solamente ischemie e non anche metastasi».

Com’è possibile? Forse la cura antitumorale ad altissime dosi ha funzionato, come assicura il professor Gualdi, facendo scomparire le metastasi al cervello? Oppure è successo qualcos’altro? Di questo secondo avviso è un altro esperto che il 12 giugno ha effettuato una nuova risonanza magnetica dell’encefalo di Purgatori: il professor Alessandro Bozzao, ordinario di neuroradiologia alla Sapienza.

Bozzao, incredulo, ha ripetuto la risonanza una seconda volta a poca distanza, il 16 giugno, per conferma, quindi ha assicurato che gli esami specialistici «non documentavano alcuna metastasi al cervello, ma solamente un quadro ischemico diffuso».

Di più. «Secondo questi esami – annotano i legali della famiglia Purgatori – le metastasi al cervello non c’erano mai state», un giudizio ribadito dal professor Bozzao a uno dei figli di Purgatori il 5 luglio, quando, anche di fronte alle immagini del primo esame effettuato da Gualdi l’8 maggio, confermava che «in tutti i radiogrammi di individuavano soltanto ischemie».

Un’interpretazione sposata poi anche da un primario dell’Humanitas di Rozzano, altro centro di eccellenza, a cui il giorno prima della morte di Purgatori la famiglia aveva inviato la documentazione clinica per un parere. Uno scontro tra luminari. A cui, è prevedibile, seguirà ora una battaglia medico legale.

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