Contratti e affari. E magari un aiuto per alleviare la condanna che Denis Verdini stava scontando per bancarotta. C’è tutto questo nelle intercettazioni agli atti dell’inchiesta della procura di Roma che ha portato ai domiciliari Tommaso Verdini e il suo socio Fabio Pileri.

I due, dopo le perquisizioni dell’estate del 2022, dovevano continuare a macinare affari. La loro società Inver, però, era finita sotto l’occhio dei magistrati. Quindi nuovi e vecchi clienti – secondo la ricostruzione della procura – sarebbero stati spostati su una società “amica” di cui comprare le quote successivamente: la Political Data Agency di due consulenti politici, Niccolò Maccallè e Lorenzo Salusest. Sede nello stesso palazzo della Inver, a via della Scrofa 64, a due passi dal Senato.

Tra i clienti dirottati c’è anche Huawei, il colosso cinese delle telecomunicazioni. Domani ha chiesto a uno dei soci della Pda di chiarire i rapporti con i Verdini e le loro società, senza successo.

Il socio e il rapinatore

Dei legami con la Pda Pileri parla molto anche con un dipendente della Inver che si occupava della manutenzione della sede. È un pregiudicato, residente ai tempi delle indagini a Rebibbia, autorizzato a lavorare per i Verdini. Il suo nome è legato a storie di rapine, tentate o realizzate. Pileri gli racconta dei suoi incontri settimanali per fare «il punto della situazione»: non dice dove, ma secondo la guardia di finanza «si tratta verosimilmente della Pda».

Gli investigatori ricostruiscono che la società avrebbe potuto giocare un ruolo anche nel far ottenere gli arresti domiciliari a Denis Verdini. L’ex senatore condannato per bancarotta è considerato dagli investigatori socio occulto del figlio e di Pileri, da cui avrebbe ricevuto un compenso mensile di circa 20mila euro per fornire le sue conoscenze nel mondo della politica e delle partecipate statale. Compenso che non sarebbe passato dalla contabilità ufficiale della Inver.

Verdini avrebbe dovuto presentare un’istanza per lavorare «tramite quella società di Massimo Parisi» (verdiniano a libro paga della Pda, ndr), dice Pileri all’ex rapinatore. Avrebbe lavorato a Firenze, non a Roma. Il pregiudicato sostiene che: «Deve sta’ lontano da Inver… dai posti che ci so’ stati piccoli problemi». La situazione era chiara a tutti: «Denis se fa a Roma ce impallinano», chiosa Pileri prima di concludere: «Se vado in galera mi ammazzo».

Non ci sono solo gli imprenditori delle costruzioni che volevano fare affari con Anas e Huawei tra chi si è rivolto ai Verdini per avere consulenze. «Non è che volemo fare assumere solamente le quattro zoccole», dice Pileri a Tommaso.

Pileri a fine marzo 2022 discute di consulenze e compensi, di clienti portati a Inver e altri rimasti «fuori dal giro dei nostri». E spunta il nome di un’altra delle società che si sarebbe affidata ai servizi di Pileri: l’agenzia interinale Etica e Lavoro. Non sarebbe l’unica società: gli investigatori hanno annotato - senza citarle per nome - il cospicuo portafoglio clienti delle società dei Verdini.

Tra questi c’è Huawei. Il colosso delle telecomunicazioni cinesi, come svelato da un’inchiesta giornalistica di Domani, ha incontrato tramite i Verdini importanti esponenti del governo Meloni, dal vicepremier Matteo Salvini al sottosegretario Freni, mettendo in allarme i servizi di intelligence italiani e statunitensi.

Il credito con l’interinale

Dagli atti spunta anche un altro nome. «Io non ho portato per esempio Etica e Lavoro (fonetico), con me vanta un credito importante...non è che ce volemo fare assumere solamente le 4 zoccole insomma per dirtelo...infatti non amo fatto assumere nessuno, abbiamo fatto assumere solo Isa», dice Pileri al socio Verdini.

I finanzieri non approfondiscono e non parlano degli affari tra le società dei Verdini e il cliente, ma si tratta dell’agenzia interinale Etica e Lavoro, appunto. Oltre 20 milioni di euro di ricavi nel 2022 (ma con un utile di appena 24mila euro), più che raddoppiato rispetto ai 6,8 milioni del 2021, Etica e Lavoro è amministrata da Walter Pirone, avvocato del 1978.

Secondo Pileri, la società avrebbe avuto con lui «un credito importante»: contattata da Domani, la società fa sapere di non aver avuto nessun contratto di consulenza con Pileri o Verdini. Al contrario, dicono, era Verdini ad averlo con Etica e Lavoro per Pastation, che non ha pagato del tutto.

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