La ricerca è fatta con fondi pubblici, gli acquisti vengono fatti dai governi, ma i profitti sono privati. Se tutto questo per quel che riguarda i vaccini era già in gran parte chiaro, adesso al quadro si aggiunge un quarto tassello: le tasse vengono pure eluse. Vale almeno per Moderna, alla quale Somo, il centro per la ricerca sulle corporation multinazionali, dedica un dossier, rivelatore sin dal titolo: Moderna’s free ride. Il free rider è l’opportunista, il parassita, chi trae vantaggio da qualcosa di collettivo ma senza farsi carico degli oneri. A quanto pare Big Pharma rientra pienamente nella categoria. Perché? Per scoprirlo bisogna andare in Svizzera e nel Delaware.

Paradisi fiscali

L’Ue non ha ancora diffuso le versioni integrali dei contratti stilati con le aziende farmaceutiche produttrici dei vaccini anti Covid-19, né ha risposto in modo esaustivo alle richieste di informazioni avanzate dalla commissione Controllo bilancio dell’Europarlamento. Ma grazie a una fuga di notizie è stato possibile prendere visione dell’intero contratto tra Ue e Moderna. In quel testo, si scopre, è previsto che i pagamenti dell’Europa all’azienda siano indirizzati in Svizzera. Bruxelles e i governi – alcuni partecipano direttamente ai negoziati, altri vengono costantemente informati – sono quindi consapevoli della questione. Qual è il problema? Che la Svizzera è un paradiso fiscale. I quartieri generali di Moderna, che è nata nel 2010, tradizionalmente erano nel Massachusetts. Ma guarda caso ad agosto 2020, durante le ultime fasi di sperimentazione del vaccino, l’azienda biotech ha inaugurato una sussidiaria a Basilea. Nicolas Chornet, messo a capo della filiale, disse all’epoca che «stabilire una presenza europea è fondamentale per Moderna, per rispondere alle richieste fuori dagli Usa e per i futuri piani di crescita». Perché quella presenza è stata stabilita proprio in Svizzera?

Segretezza e strategia

Secondo l’Indice dei paradisi fiscali delle corporation prodotto dal Tax Justice Network, la Svizzera è il quinto posto al mondo a rendere la vita facile alle aziende, e a consentir loro tassazioni a dir poco agevolate. La Svizzera è paradisiaca anche per un’altra ragione, e cioè perché consente alle corporation un alto livello di opacità; significa che i bilanci della filiale di Basilea di Moderna non saranno resi pubblici per i prossimi anni. Che la scelta svizzera non sia un caso, ma parte di una strategia, è confermato anche dal caso Delaware. Questo stato Usa è anch’esso noto come paradiso fiscale, e ha più aziende registrate (un milione e mezzo) che abitanti (meno di un milione). Qui Moderna ha registrato i suoi brevetti. «La maggior parte dei profitti generati dall’azienda farmaceutica proviene dal pagamento delle royalties per l’utilizzo dei brevetti. Una azienda che li registra in Delaware non paga tasse su questo tipo di introiti», dice il report di Somo. Che chiosa: «Moderna è una di queste aziende».

Spesa pubblica

Non si può comprendere del tutto l’accusa di free riding senza aggiungere un elemento. Sappiamo che le tasse vengono eluse; sappiamo anche che Big Pharma sta difendendo, con intensa attività lobbistica anche sulla Commissione europea, i brevetti. Ma il punto è che se c’è quel vaccino di Moderna, e quindi il brevetto, è grazie agli investimenti pubblici. Public Citizen ha stimato che lo sviluppo del vaccino Moderna è stato pagato per intero dai contribuenti. Il dipartimento della Salute Usa attestava già nel dicembre 2020 che l’azienda ha ricevuto oltre quattro miliardi di dollari per sviluppo, sperimentazione e produzione del farmaco. La tecnologia mRna alla base del vaccino in questione è stata sviluppata in un istituto pubblico con fondi pubblici. Nel contratto siglato con l’Ue, Moderna ribadisce che è l’unica detentrice della proprietà intellettuale e del know how.

Profitti in crescita

Gli investimenti pubblici e i contratti di pre-acquisto delle dosi hanno garantito a Moderna di minimizzare il rischio. Somo stima che «per ogni dollaro speso da un contribuente per comprare un vaccino Moderna, l’azienda fa un profitto netto di quasi la metà (0,44 centesimi)». Il margine di profitto della compagnia veleggia al 44 per cento. Ma non basta. Big Pharma ha tutta l’intenzione di aumentare i prezzi delle dosi, come sappiamo dai report degli incontri con le banche di investimento. Frank D’Amelio di Pfizer lo disse in quei meeting riservati, e i leak lo confermano: l’Ue nell’ultimo contratto ha accordato un aumento del 25 per cento. Moderna non sarà da meno: l’amministratore delegato Stéphane Bancel aveva avvertito che i prezzi iniziali erano sotto le aspettative.

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