La decisione della Corte suprema del paese sul latitante coinvolto nel sequestro dell’ingegnere navale Costa Adesso l’ultima parola sulla procedura spetterà al presidente Milei
La Corte Suprema argentina ha detto sì all'estradizione in Italia dell'ex brigatista Leonardo Bertulazzi, agli arresti a Buenos Aires dal 29 agosto scorso dopo la decisione del governo di Javier Milei di revocargli lo status di rifugiato.
La sentenza del massimo tribunale argentino ha accolto dunque il parere favorevole espresso dal procuratore della Repubblica, Eduardo Casal: la richiesta di estradizione nei confronti di Bertulazzi si basa più in particolare su una condanna a 27 anni per il sequestro di Pietro Costa del 1977 e banda armata.
Latitante dal 1980, Bertulazzi fu appunto - con Mario Moretti e il genovese Riccardo Dura - tra i partecipanti al sequestro dell'ingegnere navale, il 12 gennaio 1977 a Genova: Costa venne liberato dopo 81 giorni di prigionia e il sequestro servì a scopo di autofinanziamento: cinquanta milioni di lire vennero infatti utilizzati per l'acquisto dell'appartamento di via Montalcini 8, a Roma, dove venne tenuto prigioniero Aldo Moro.
Appartenente alla colonna genovese delle Brigate Rosse, Bertulazzi era figlio di un maresciallo dell'esercito. Trasferitosi con la famiglia a Genova dal Veneto all'inizio degli anni Sessanta, era cresciuto a Prà e aveva frequentato il liceo scientifico Fermi di Sampierdarena, dove aveva cominciato a fare politica. Poi l'iscrizione a Lettere, l'ingresso in Lotta continua, fino alla decisione di entrare nelle Brigate rosse con il nome di battaglia di ''Stefano''.
L’ultima parola sulla procedura di estradizione spetterà ora al presidente Milei.
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