Il ministero degli Esteri israeliano ha convocato l'ambasciatore russo a Tel Aviv per «chiarimenti» dopo le «gravi» dichiarazioni del ministro Sergeij Lavrov su Hitler e il presidente Volodymir Zelensky. Durante un’intervista al programma Zona bianca di Rete4 il capo della diplomazia russa aveva spiegato di ritenere che Hitler «aveva origini ebraiche» e che «i maggiori antisemiti sono proprio gli ebrei». 

Anche la comunità ebraica di Roma ha condannato le parole del ministro degli Esteri russo.

«Le dichiarazioni di Lavrov - ha accusato il ministro Yair Lapid - sono sia imperdonabili ed oltraggiose, sia un terribile errore storico». «Gli ebrei - ha continuato - non si sono uccisi da soli nella Shoah. Il più basso livello del razzismo contro gli ebrei è accusare gli ebrei stessi di antisemitismo».

Le trattative con Kiev

Il ministro ha rimproverato il governo ucraino di «sabotare» i negoziati con la Russia, «come per otto anni ha sabotato gli accordi di Minsk». Lavrov ha ribadito le accuse di «incoerenza» nelle posizioni e richieste negoziali già mosse da Mosca al presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. 

Rispetto alle tempistiche della Russia, che oggi festeggia l’anniversario della vittoria sui nazisti, Lavrov ha detto che non si può pensare a una fine della guerra già oggi, come ipotizzato da alcuno commentatori. 

«I nostri militari sicuramente non pianificheranno artificiosamente le azioni in base a una data» ha detto. «Tempi e ritmi di realizzazione dell'operazione dipendono prima di tutto dalla necessità di minimizzare qualsiasi rischio per la popolazione civile e militari russi» ha detto Lavrov.

La guerra

Per quanto riguarda i combattimenti sul campo, il ministro ha ribadito la linea del Cremlino: l’operazione è stata necessaria per combattere il rischio di nazificazione.  «Concentriamo azioni e sforzi in Ucraina per difendere e garantire la sicurezza della popolazione civile perché in territorio ucraino non ci siano minacce per la Federazione russa e di nazificazione».

Secondo Lavrov, i mercenari della compagnia Wagner «non sono presenti» in Ucraina, Kiev ha bisogno di parlarne per distogliere l'attenzione dai mercenari occidentali. «Niente del genere si osserva in Ucraina, solo un numero enorme di mercenari dei Paesi occidentali», ha detto rispondendo a una domanda in questo senso. «Penso che i discorsi sulla presenza della Wagner in Ucraina sia dovuto proprio alla volontà di distogliere l'attenzione da quello che stanno facendo i nostri colleghi occidentali».

Bucha

Sulle atrocità commesse nella cittadina di Bucha, in prossimità di Kiev, per il capo della diplomazia russa «la verità è solo una: il 30 marzo i militari sono usciti da Bucha. Prima il sindaco ha detto che la città era tornata alla vita normale, poi dopo 3 giorni hanno cominciato a fare vedere questi morti. È talmente chiaro che è un fake».

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