Solo nei primi due mesi del 2024 le denunce di incidenti mortali sul lavoro sono state 119, quasi il 20 per cento in più rispetto al gennaio e al febbraio dell’anno precedente. Vite perse nelle fabbriche, nei cantieri, nei campi. Dalla pista Porsche di Nardò, passando per lo stabilimento Fca Stellantis in provincia di Avellino, fino all’area cantieristica dell’Esselunga a Firenze, le vittime sono state identificate in operai, collaudatori, tecnici. Tecnici come quelli che lavoravano, per ditte esterne, alla centrale elettrica Enel di Suviana, nel Bolognese, dove si è verificata un’esplosione lunedì 9 aprile. Cinque feriti, quattro dispersi e tre morti – è il bilancio provvisorio – che si aggiungeranno all’elenco dell’Inail. In tutto il 2023 — ha stimato l’Istituto nazionale per l’Assicurazione contro gli infortuni sul lavoro — sono state 1.041 le segnalazioni di morti bianche: vale a dire quasi tre morti al giorno, anche se in calo rispetto all’anno scorso e agli anni precedenti fino al pre-Covid.

Una strage, molte stragi che contraddicono i “proclama” del governo sul tema, la sicurezza sul lavoro. «Più ispettori, più strumenti, più controlli, più fondi per la prevenzione, più formazione, regole più severe. Questo abbiamo fatto e stiamo facendo», diceva lo scorso 22 marzo la ministra del Lavoro e delle Politiche sociali Marina Calderone durante un’informativa alla Camera. Ma è davvero così?

Annunci e Sanremo

Il pacchetto di norme annunciato da Calderone — assunzioni per incrementare il contingente degli ispettori del lavoro, coordinamento e rafforzamento delle attività ispettive e del sistema sanzionatorio, formazione del datore di lavoro e dei lavoratori e salvaguardia delle imprese regolari — è confluito nel decreto 19, ancora all’esame della commissione Bilancio alla Camera dei Deputati. Analogamente, all’esame del Parlamento, c’è anche il ddl Lavoro, basato sulle misure di semplificazione normativa e che intende eliminare, per gli operai dei cantieri edili (almeno quelli non in appalto e subappalto), l’obbligo del badge, strumento di contrasto al lavoro sommerso. Il motivo? Quest’obbligo è già contenuto in altra normativa e, quindi, meglio elidere là dove, forse, bisognerebbe rafforzare le tutele.

Di fatto, dunque, si tratta, sul fronte “sicurezza”, di norme che attendono il via definitivo. Ma non c’è problema. Le morti sul lavoro dal ministero di via Vittorio Veneto vengono combattute anche in altro modo: attraverso gli elaborati degli studenti. Il concorso “Salute e Sicurezza… insieme”, presentato addirittura a Casa Sanremo nei giorni del Festival, ha la scopo di «valorizzare la creatività degli studenti delle scuole secondarie di secondo grado e dei corsi di istruzione professionale per poi farla diventare — dichiarava fiera Calderone — patrimonio della collettività. Grazie ai nuovi stimoli che arriveranno comunicheremo ancora più efficacemente la cultura della prevenzione dagli infortuni nei luoghi di lavoro». Nel frattempo le stragi non si fermano.

Arrivata proprio a Suviana, sul luogo dell’esplosione alla centrale elettrica, la ministra ha comunque ribadito che le norme per la sicurezza del lavoro «ci sono e ne stiamo mettendo in campo di nuove». E ancora che «pur consapevoli di situazioni di uso improprio di alcuni contratti di lavoro e che queste cose vanno sanzionate e vanno trovati strumenti di prevenzione, per questa situazione di Suviana — ha concluso Calderone — è prematuro andare a ragionare su come si siano svolte le dinamiche e, soprattutto, fare valutazioni che attengono a informazioni che ciascuno di noi può avere, ma che sono solo sommarie e senza completezza di analisi».

«Sicurezza? Nessun piano»

«È ignobile che si muoia di lavoro a 73 anni, come una delle vittime di Suviana (si tratta di Mario Pisani; le altre vittime accertate sono Tanasse Pavel Petronel, 45 anni, e Vincenzo Franchina, 35 anni, ndc). Prendiamo gli edili: hanno in media un’aspettativa di vita inferiore di cinque anni rispetto a tutti gli altri. E questo perché sono costretti a lavorare in condizioni inadeguate, critiche, su impalcature. Un fatto impensabile», ha invece detto a Domani Alessandro Genovesi, segretario generale Fillea Cgil. Le parole del sindacalista sono chiare. «L’Italia che emerge dagli avvenimenti di cronaca — ha continuato — è un’Italia polarizzata: da un lato imprese che investono in formazione, dall’altro imprese che, per gli alti profitti, scommettono sulla riduzione dei costi, in termini di lavoratori e sicurezza. Non voglio entrare nel merito della drammatica vicenda della centrale del Bolognese, questo è un momento di dolore, ma — ha detto ancora Genovesi — bisognerebbe riflettere sul modello di lavoro di oggi: precario, esternalizzato, volto solo al profitto».

Non a caso domani, giovedì 11 aprile, lo sciopero nazionale contro i morti sul lavoro di Cgil, Fillea Cgil e Uil. Sciopero che durerà quattro ore per tutti i settori privati escluso il pubblico e otto ore per gli edili. «Proseguire con la mobilitazione è necessario», ha chiosato Genovesi che, mercoledì 10, insieme a Francesca Re David, segretaria confederale della Cgil, ha partecipato alla riunione al ministero del Lavoro per discutere degli emendamenti relativi al già citato decreto Pnrr.

«Nonostante alcune conquiste ottenute, sulla base delle nostre precedenti rivendicazioni — ha spiegato Genovesi —, nell’atto non c’è alcuna norma per limitare gli appalti al massimo ribasso nel privato, non c’è alcun riferimento alla necessità di intervenire sulla precarietà del lavoro e, in ultimo — ha concluso il segretario —, non c’è un piano nazionale di prevenzione su salute e sicurezza con relativo e adeguato finanziamento». Non c’è, anche a fronte dell’ultima tragedia, quella dei tecnici del “piano meno otto”, che, a quasi quaranta metri sotto il livello del lago artificiale dell’Appenino bolognese, in fondo agli abissi, stavano solo svolgendo il proprio lavoro.

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