La liberatoria fumata bianca è arrivata presto. Al termine del secondo giorno di conclave, al quarto scrutinio, si è levata dal comignolo della Sistina. Habemus papam ed è un papa che porta una novità da poco, perché il papato resta sì in America ma si sposta al nord.

Robert Francis Prevost, infatti, è il primo papa originario degli Stati Uniti. Nato a Chicago nel 1955 da madre di origini spagnole e padre di origini francesi e italiane, ha però passato gran parte della sua esperienza ecclesiale in America latina, in Perù precisamente (paese di cui ha anche la seconda cittadinanza).

ANSA

In piazza

Lo aveva auspicato il decano del collegio cardinalizio, Giovanni Battista Re, in mattinata, dicendo di sperare di avere il nuovo papa entro sera. E così è stato: dopo le votazioni velocissime della mattina, alle 18 è arrivata la fumata bianca. Solo quattro scrutini: era stato così anche per l’elezione di un altro curiale, Joseph Ratzinger, nel 2005. 

Le bandiere di tutto il mondo sventolavano in piazza San Pietro verso le 19 per festeggiare l’elezione del successore di papa Francesco. Nel suo primo discorso, il nuovo pontefice – che ha preso il nome di Leone XIV – si è fatto interprete di tutta l’eredità di Francesco: in primo luogo rilanciando l’impegno per la pace, poi ha chiesto ai fedeli di tutto il mondo di farsi costruttori di ponti, per contribuire concretamente a quella pace di cui ha bisogno il mondo, infine ha fatto un riferimento alla chiesa sinodale, segno che nel suo programma c’è anche l’idea di proseguire le riforme avviate dal predecessore.

Interessante anche la scelta del nome, che si ricollega a quella di Leone XIII, il papa della Rerum novarum, considerato il fondatore della dottrina sociale della chiesa.

«Fratelli e sorelle, questo è il primo saluto del Cristo Risorto, il buon pastore che ha dato la vita per il gregge di Dio. Anch’io vorrei che questo saluto di pace entrasse nel cuore vostro, raggiungesse le vostre famiglie, a tutte le persone ovunque siano. A tutti i popoli, a tutta la terra: la pace sia con voi. Questa è la pace di Cristo risorto, una pace disarmata e una pace disarmante, umile perseverante. Proviene da Dio», sono state queste le prime parole pronunciate dal nuovo pontefice.

«Ancora conserviamo nei nostri orecchi quella voce debole ma sempre coraggiosa di papa Francesco che benediva Roma», ha detto poi Leone XIV, «il papa che benediva Roma, dava la sua benedizione al mondo, al mondo intero, quella mattina del giorno di Pasqua».

«Consentitemi di dar seguito a quella stessa benedizione: Dio ci vuole bene, Dio ci ama tutti e il male non prevarrà! Siamo tutti nelle mani di Dio. Pertanto senza paura, uniti mano nella mano con Dio e tra di noi, andiamo avanti. Siamo discepoli di Cristo, Cristo ci precede. Il mondo ha bisogno della Sua luce. L’umanità necessita di lui come il ponte per essere raggiunta da Dio e dal Suo amore. Aiutateci anche voi, gli uni e gli altri a costruire ponti con il dialogo, con l’incontro. Unendoci tutti per essere un solo popolo sempre in pace. Grazie a papa Francesco!», ha aggiunto ed è partita un’ovazione dalla piazza.

Quindi il grazie ai cardinali che lo hanno eletto: «Voglio ringraziare anche tutti i confratelli cardinali che mi hanno scelto per essere successore di Pietro e camminare insieme a voi come chiesa unita, cercando sempre la pace e la giustizia».

Il nuovo papa, che è il primo agostiniano eletto al soglio di Pietro, ci ha tenuto anche a sottolineare di essere «un figlio di sant’Agostino che ha detto “con voi sono cristiano e per voi vescovo». E ha invitato a essere «una chiesa missionaria», prima di rivolgere un saluto in spagnolo alla diocesi di Chiclayo, in Perù, dove è stato vescovo. 

La situazione globale

D’altro canto, che il tema della pace, dei conflitti che insanguinano il mondo sarebbe stato centrale nell’elezione del successore di Bergoglio, lo, si era capito dai diversi interventi di questi giorni del cardinale decano, Giovanni Battista Re che dal santuario della madonna di Pompei dove si era recato in visita, aveva affermato parlando con i giornalisti: «Il mondo si attende molto dal nuovo papa sia per un risveglio religioso ma anche il mondo è travagliato da un problema gravissimo, quello della guerra in tanti paesi».

«Quella tra Ucraina e federazione russa che porta conseguenze in tutta l’Europa. E poi a Gaza, nella terra dove Cristo è nato», aveva aggiunto, «e dove c’è la terra stessa che invoca la pace ma la pace non c’è. Stiamo attraversando un momento difficile per l’umanità. E speriamo che adesso ci sia una ripresa».

Un auspicio, certo, condiviso da tutto il collegio cardinalizio, che ha trovato però una risposta in parte inattesa, con la scelta caduta sull’ormai ex prefetto del dicastero per i Vescovi, chiamato in quell’incarico da papa Francesco per rinnovare in senso missionario e pastorale le nomine dei capi delle diocesi del mondo.

Allo stesso tempo, è caduta anche l’ultimo ostacolo ad eleggere un papa statunitense, i timori che di norma spingevano i cardinali, in particolare quelli del sud del mondo non scegliere un pontefice degli Stati Uniti, sono stati superati dal fatto che Leone XIV ha maturato gran parte della propria esperienza ecclesiale in America latina e che di fatto è un pontefice antitrumpiano, per quanto discreto nei modi.

Mentre evidentemente è tramontata in modo estremamente rapida l’ipotesi di un ritorno del papato in Italia nella persona del cardinale Pietro Parolin. Il collegio cardinalizio costruito da Francesco in questi anni, in cui è stato ridotto il peso specifico dei porporati italiani, ha preferito, infatti, un secondo papa extraeuropeo.

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