La Corte d’appello di Milano ha liberato Gabriele Marchesi, il 23enne coindagato con la detenuta italiana in Ungheria, Ilaria Salis, che si trovava ai domiciliari dallo scorso novembre.

La corte non soltanto lo ha liberato ma ha anche negato la richiesta di estrazione formulata dalla autorità ungheresi perché – secondo i giudici – esiste il «rischio reale di un trattamento inumano e degradante» nelle carceri ungheresi e «c’è fondatezza di timori di reali rischi di violazione dei diritti fondamentali». Marchesi e Salis sono accusati di aggressione, concorso in lesioni che potevano provocare la morte, e di far parte di una associazione estremista.

Marchesi era stato arrestato lo scorso 21 novembre, su mandato di cattura europeo e posto ai domiciliari che non possono, però, essere protratti oltre il 18 maggio prossimo.

Già a fine 2023 il sostituto procuratore generale Cuno Tarfusser aveva chiesto di non estradare Marchesi sollevando la mancanza di proporzionalità tra la modestia dei fatti contestati e la sanzione prospettata, ma ha anche proposto che la Corte d’appello di Milano effettuasse accertamenti sulle condizioni carcerarie in Ungheria.

Nell’udienza del 28 marzo, invece, il giudice ungherese Jozsef Sòs ha negato i domiciliari per llaria Salis. «Le circostanze non sono cambiate», ha detto il giudice aggiungendo che «esiste sempre il pericolo di fuga». Anche a questa udienza la militante italiana è stata portata in tribunale con le catene alle mani.

«Non penso che in Ungheria ci possa essere un trattamento diverso da quello che abbiamo visto e penso che questo sia assolutamente inaccettabile per l'Italia. Resterà in carcere chissà ancora per quanto, può l'Italia accettare questo trattamento? Assolutamente no», ha detto l’avvocato di Salis Eugenio Losco.

Lo scorso 2 ottobre al consolato italiano di Budapest è arrivata una lettera scritta a mano da Ilaria Salis in cui denunciava le sue pessime condizioni carcerarie.

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