Il giudice ungherese Jozsef Sòs ha negato i domiciliari per laria Salis. «Le circostanze non sono cambiate», ha detto il giudice aggiungendo che «esiste sempre il pericolo di fuga».

La 39enne è detenuta da 13 mesi a Budapest con l’accusa di avere aggredito tre militanti di estrema destra durante un raduno politico. Nei mesi scorsi il suo caso era diventato anche politico tra il governo italiano di Giorgia Meloni e quello del suo alleato ungherese Viktor Orbàn.

È stato liberato invece il coindagato Gabriele Marchesi, che si trovava ai domiciliari a dallo scorso novembre. Lui, che si trova in Italia, è stato liberato dalla Corte d’appello di Milano che ha anche rigettato la richiesta di consegna all’Ungheria, revocando anche le misure cautelari in essere. Il giovane era accusato con Ilaria Salis di lesioni aggravate potenzialmente letali che sarebbero state commesse a Budapest il 10 febbraio del 2023, in occasione delle manifestazioni neonaziste del Giorno dell'Onore.

Le reazioni

«Non penso che in Ungheria ci possa essere un trattamento diverso da quello che abbiamo visto e penso che questo sia assolutamente inaccettabile per l'Italia. Resterà in carcere chissà ancora per quanto, può l'Italia accettare questo trattamento? Assolutamente no», ha detto l’avvocato di Salis Eugenio Losco.

Il padre, Roberto Salis, ha detto che si tratta dell’ennesima «prova di forza del governo Orban». E ha aggiunto: «Un po’ me lo aspettavo Ilaria qui è considerata un grande pericolo».

«Mi pare palese - ha detto Salis - che ci sia una posizione del governo ungherese di infischiarsene delle direttive europee e questo leva anche un po’ il velo sulle responsabilità del governo italiano» dato che «il governo ungherese ha deciso di perpetrare questo atteggiamento inaccettabile per uno Stato che appartiene all'Unione europea».

Roberto Salis ha anche accusato il governo: «I nostri ministri non hanno fatto una bella figura e il governo italiano dovrebbe fare un esame di coscienza». E ha aggiunto: «Le catene non dipendono dal giudice ma dal sistema carcerario e quindi esecutivo e il governo italiano può e deve fare qualcosa perché mia figlia non sia trattata come un cane».

In catene

La militante italiane è comparsa in aula ancora in manette e legata ad una guardia attraverso una grossa catena. «E niente, Ilaria Salis è ancora al guinzaglio» aveva scritto in mattinata il senatore e responsabile Esteri di Italia viva, Ivan Scalfarotto, pubblicando la foto della catena che lega Salis alla guardia.

Per problemi tecnici, si sono allungati i tempi nel processo in corso a Budapest nei confronti di Ilaria Salis e il giudice Jozsef Sòs ha deciso per oggi di non ascoltare una delle vittime e i due testimoni previsti per oggi.

Stamani anche legali e amici – tra cui anche il fumettista Zerocalcare – arrivati a Budapest per testimoniare la loro vicinanza a Salis non hanno avuto una bella accoglienza. «Stai zitto o ti spacco la testa»: è quanto un gruppo di pochi estremisti di destra ha detto al gruppo composto dai legali e amici di Ilaria Salis al loro arrivo al tribunale di Budapest, dove oggi è prevista la seconda udienza. «Ci aspettavano e ci hanno insultato e minacciato in ungherese» ha detto l'avvocato Eugenio Losco.

Sul caso è intervenuto anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani: «Io mi auguro che la signora Salis possa essere assolta, ho visto che oggi è stata portata in aula ancora in manette e catene ma pare che poi gliele hanno tolte. Non è un bel modo, non mi pare ci sia pericolo di fuga. Detto questo eviterei di politicizzare il caso se no si rischia lo scontro». E ha aggiunto: «A me preoccupa la cittadina Salis - dice Tajani - non mi interessa se poi vogliono candidarla ma se si deve trasformare il processo in scontro politico lo scontro politico non favorisce la signora Salis».

La vicenda

Ilaria Salis è detenuta nel carcere di massima sicurezza di Budapest dall’11 febbraio 2023. In quella data nella capitale ungherese si svolgeva la manifestazione di estrema destra chiamata il “Giorno dell’onore”, in cui gruppi neonazisti si radunano per commemorare un battaglione nazista.

Salis aveva preso parte a una contromanifestazione e, in seguito ai disordini avvenuti, era stata arrestata con l’accusa di aggressione, concorso in lesioni che potevano provocare la morte, e di far parte di una associazione estremista.

Secondo l’accusa, Salis avrebbe picchiato insieme ad altri, in distinti episodi, due manifestanti di estrema destra, che hanno riportato ferite guaribili in otto giorni. Del pestaggio esiste un video, ma gli aggressori sono irriconoscibili perché con volto coperto e Salis è stata arrestata in un secondo momento, insieme ad altri due attivisti tedeschi.

Da allora è detenuta in carcere e l’offerta di patteggiamento avanzata dalla procura ungherese è di 11 anni di detenzione. Salis si è proclamata innocente, la sua difesa non ha avuto modo di visionare le prove e di ottenere gli atti con traduzione ma nel frattempo, e fino alla prossima udienza fissata per il 24 maggio, se nulla cambierà l’italiana rimarrà in carcere.

Lo scorso 2 ottobre al consolato italiano di Budapest è arrivata una lettera scritta a mano da Ilaria Salis in cui raccontava le sue pessime condizioni carcerarie. Nel testo l’italiana racconta i problemi di malnutrizione all’interno del carcere (dove vengono serviti solo colazione e pranzo), il lavoro non retribuito agli stranieri, quello sottopagato agli altri. Gli studi negati «A settembre ho provato a iscrivermi alla scuola elementare per imparare un po’ meglio l’ungherese ma la mia richiesta è stata rigettata perché non parlo l’ungherese».

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