Cedimento e vetustà del guard-rail del cavalcavia la cui gestione è in capo al Comune, possibile malore dell'autista, guasto tecnico del mezzo a partire dalle batterie di alimentazione, errore umano. Sono questi solo alcuni delle principali tracce investigative che la procura di Venezia sta battendo per venire a capo dell'incidente del pullman navetta che martedì 2 ottobre ha sfondato la barriera laterale di un cavalcavia finendo venti metri più in basso fino a impattare i binari della ferrovia Mestre-Venezia: una tragedia costata la vita, almeno per il momento, a ventuno persone, quasi tutti stranieri in ferie, cui vanno aggiunti quindici feriti di cui cinque gravi.   

Telecamere di sicurezza hanno catturato il momento in cui l'autobus è precipitato dal calcavia a Mestre. ll bilancio ufficiale è di 21 morti. Un neonato tra le vittime. Quattro dei 15 feriti sono ricoverati in terapia intensiva. Tra le prime ipotesi un malore dell'autista. La Procura indaga, dubbi sul guardrail

Sarà un’indagine «molto complessa» quella avviata ufficialmente dalla procura veneziana che sta cercando di fare luce sul disastro stradale. In quell'istante un pullman della società lagunare «La linea spa», per cause in corso di accertamento, si è aperto un varco sul guard-rail «del cavalcavia della Vempa» che congiunge Mestre alla zona industriale di Marghera: un guard-rail definito dai primi testimoni accorsi sul posto «poco più che un parapetto» o peggio «una ringhiera malmessa» e immortalato in mille scatti finiti poco dopo sui social.

Si tratta di uno degli aspetti più delicati fra quelli al vaglio della procura della città di Marco Polo che ha affidato le indagini a polstrada, polizia municipale e vigili del fuoco. L'assessore alla viabilità del Comune di Venezia, Renato Boraso ha confermato alle agenzie di stampa come la competenza sull'opera finita al centro del disastro fosse del Comune di Venezia e ha confermato pure che sull'opera fosse previsto un intervento di rifacimento che però non c'è mai stato.

Ora sulla rilevanza penale di questo frangente sono già in corso alcuni accertamenti. Gli inquirenti peraltro stanno vagliando l'ipotesi dell'incidente causato da un malore dell'autista del mezzo e anche quella dell'incendio delle batterie o «di una fuga termica» dalle stesse. Un’evenienza che però è stata smentita dal comandante della polizia municipale di Venezia Marco Agostini. Intanto il procuratore capo Bruno Cherchi fa sapere che al momento c'è un fascicolo aperto contro ignoti «per omicidio stradale plurimo».

Per di più nel pomeriggio di mercoledì il segretario veneto del sindacato Cub Maria Teresa Turetta ha diramato una nota in cui ha preso di mira la giunta retta dal sindaco Luigi Brugnaro imputandole di avere propugnato per anni progetti «roboanti» come quello «del cosiddetto parco dello sport» senza curare interventi cruciali «per la sicurezza degli utenti della strada e di chi sulle strade lavora». Interventi che secondo la segretaria troppo spesso rimangono «sinistramente nel dimenticatoio». Tanto che la dirigente sindacale conclude senza giri di parole: «È terribile a dirlo, ma siamo di fronte a un nuovo Ponte Morandi».

Brugnaro dal canto suo non ha mancato di esprimere il cordoglio per le famiglie delle vittime, la cui identificazione, che a tutt'ora non risulta semplice, è ancora in corso: ucraina, francese, tedesca queste sulle prime sarebbero le principali nazionalità dei turisti coinvolti nell'incidente. I turisti alloggiavano al camping Hu di Marghera e il mezzo condotto dall'autista trevigiano Alberto Rizzotto (classe 1983, deceduto sul colpo) fungeva da navetta tra il campeggio e piazzale Roma, vera porta d'ingresso alla città antica. Anche per facilitare l’identificazione delle vittime, gli investigatori hanno controllato il libro presenze del camping Hu.

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