- La siccità che ha colpito l’Italia era attesa, sia in base ai modelli climatici che in base ai dati sul crollo delle precipitazioni per tutto l’anno idrografico. Eppure ce ne siamo accorti solo quando da problema ecologico è diventata un problema economico.
- Le soluzioni per non diventare il paese della sete esistono: la pre-condizioni è uscire dall’idea che sia un’emergenza con un inizio, uno sviluppo e una fine e accettare che questa è la normalità.
- All’Italia serve una programmazione pluriennale, coordinata e integrata della risorsa, che passi da un cambio del governo dell’acqua (oggi troppo frammentato), da nuove infrastrutture per lo stoccaggio, dalla depurazione su larga scala e da un’evoluzione digitale del mondo agricolo.
«La regoletta italiana per gestire le emergenze è sempre la stessa: grandi emozioni, scarsa memoria, zero opere di prevenzione. Se la applicassimo anche alla siccità sarebbe un disastro». Sono parole di Erasmo D'Angelis, conoscitore della situazione sul campo, grazie al suo ruolo di segretario generale dell'Autorità di distretto idrografico dell'Italia centrale. Il punto è che non possiamo permetterci di trattare la siccità come se un post-sisma o la pandemia, perché questa non è un'emergenza



