L’ipotesi di reato è violenza sessuale aggravata dal rapporto medico paziente e l’udienza è fissata per il prossimo 3 giugno. La difesa: «Il giudizio deve ancora iniziare, almeno per quanti credono nella giustizia, è davvero troppo presto per pronunciare condanne mediatiche»
Il gup del tribunale di Roma ha rinviato a giudizio Luca Richeldi, professore ordinario delle malattie dell'apparato respiratorio presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e direttore dell'Unità operativa complessa di pneumologia. L’ipotesi di reato è violenza sessuale aggravata.
La decisione arriva alla fine di un lungo iter preliminare, con due richieste di patteggiamento respinte perchè giudicate non congrue nonostante il parere positivo della procura. In apertura del procedimento, il giudice ha anche reso noto che il presidente del tribunale non ha accolto la richiesta di astensione del gup avanzata dai difensori del medico. La prima udienza del processo è stata fissata per il prossimo 3 giugno.
I fatti
I fatti che hanno dato origine al procedimento penale risalgono al 2022 e, secondo la denuncia della parte offesa, Richeldi avrebbe imposto a una sua paziente di subire palpeggiamenti «sotto i vestiti e a contatto con la pelle», poi le si sarebbe gettato addosso «baciandola sulla bocca» e avrebbe continuato anche «dopo che lei si era alzata per sottrarsi alla condotta, esplicitando il suo diniego», infine «le cingeva alle spalle con le braccia stringendole il seno con le mani ed appoggiandosi con il suo corpo contro di lei».
Il tutto sarebbe avvenuto subito dopo una visita, visto che lui era il suo medico di fiducia. Lei non avrebbe avuto alcun margine di reazione, perché lui avrebbe agito con violenza e «gesti repentini».
Per questo l’accusa a carico di Richeldi è di violenza sessuale, aggravata dall’aver commesso il fatto abusando della sua autorità, visto il suo ruolo di medico di fiducia della donna.
Il medico è imputato del reato di violenza sessuale aggravata su una paziente. Le difese del medico avevano presentato due richieste di patteggiamento, che sono state respinte dal tribunale di Roma.
La reazione
L’avvocato Carlo Bonzano, che difende Richeldi, ha dichiarato che «mi pare si sia deciso di dare a questa vicenda per via mediatica una dimensione diversa da quella che le è propria sul piano giudiziario» e ha ricordato che «la richiesta di patteggiamento aveva trovato la piena condivisione da parte della Procura, che aveva manifestato incondizionato consenso dapprima alla richiesta scritta e poi in udienza, peraltro per il tramite di magistrati diversi, i quali hanno tutti espressamente condiviso la congruità della proposta: evidentemente essa non era così stravagante come molti si affannano ad affermare».
L’avvocato ha evidenziato come sarebbe invece stato «stravagante», sottolineare il fatto che non vi sia stata assunzione di responsabilità da parte di Richeldi e che quindi non ci siano state scuse: «Il patteggiamento è stato concepito senza alcuna ammissione di responsabilità, sicché - peraltro in spregio alla presunzione di innocenza che tutti invocano per se, ma pochi riconoscono al prossimo - si pretende qualcosa che è incompatibile con la legge prima ancora che con la ferma presa di distanza da parte del professor Richeldi rispetto ai fatti addebitatigli».
Il difensore è anche tornato sulla richiesta presentata nella scorsa udienza di astensione del Gup, che il presidente del tribunale non ha accolto. La richiesta era stata presentata «in ragione delle plurime ed esplicite considerazioni espresse dal Gup sul merito della vicenda nel rigettare la richiesta di patteggiamento» e ha ricordato che «il pubblico ministero, in persona di un magistrato ancora diverso dai precedenti, non si è opposto (a differenza della parte civile) e, soprattutto, il giudice, invece che restare insensibile al tema, ha avanzato una propria richiesta di astensione al Presidente del Tribunale».
Il risultato del non accoglimento della richiesta di astensione, dunque, secondo l’avvocato Bonzano «ci ha proiettato oggi nella peculiare condizione di dover celebrare l'udienza preliminare davanti allo stesso giudice che si era già diffusamente espresso sul merito, poi chiedendo di potersi astenere dalla decisione che è invece stato chiamato ad assumere». Di qui l’interrogativo della difesa dell’imputato: «Quante possibilità ci sono che quello stesso giudice potesse ora pronunciare una sentenza di proscioglimento?».
La conclusione è che la difesa si prepara al processo davanti al tribunale «nella certezza che in quella sede potrà esserci un contraddittorio serio e rigoroso ed il fatto sarà giudicato nella sua obiettività» e che «il giudizio deve ancora iniziare, almeno per quanti credono nella giustizia, è davvero troppo presto per pronunciare condanne mediatiche».
L’avvocata Ilenia Guerrieri, che difende la parte offesa, ha invece commentato che con il rinvio a giudizio «sia stato compiuto un passo importante che dimostra che le donne non devono avere paura di denunciare. Bisogna superare l'atteggiamento per cui la donna che denuncia prima non viene creduta e poi viene giudicata. Dopodiché ci sarà un tribunale che stabilirà o meno la fondatezza delle accuse, come è giusto che sia». Anche la denunciante, presente all’udienza, ha aggiunto che «non bisogna avere paura di denunciare, chiunque si abbia di fronte».
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