Si moltiplicano le manifestazioni degli agricoltori in tutta Europa e anche in Italia i trattori sono tornati a sfilare sulle autostrade, con migliaia di auto in coda ai caselli. Le proteste contro il “green deal” Ue a favore della sostenibilità ambientale riuniscono gli agricoltori di tutta Europa: una piattaforma comune a cui si aggiungono rivendicazioni specifiche in ogni singolo paese.

Il nemico comune è l’Ue e i nuovi requisiti per ottenere i fondi Pac (politica agricola comune). In particolare gli agricoltori sono contro l’obbligo di tenere a riposo il 4% del terreno per poter accedere ai finanziamenti, condizione necessaria anche per ricevere i pagamenti diretti. Per rispondere alle proteste crescenti, la Commissione ha annunciato che questa regola sarà ulteriormente derogata – dopo il rinvio stabilito per la crisi ucraina – anche per tutto il 2024. La decisione della Commissione arriva alla vigilia della manifestazione degli agricoltori a Bruxelles davanti al Parlamento europeo, a cui parteciperanno associazioni da tutta l’Unione europea, compresa la Coldiretti. Nel giorno in cui leader Ue si riuniscono in città per il Consiglio europeo, per tentare di sbloccare l’empasse sul bilancio Ue. 

«Gli agricoltori dell'Ue mettono sulle nostre tavole il cibo migliore e più sano del mondo. Li sosteniamo con 386,7 miliardi di euro della Pac e nelle difficoltà troviamo soluzioni comuni», ha promesso la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, definendo gli agricoltori europei come «la spina dorsale» del sistema di sicurezza alimentare.

In Italia una delle rivendicazioni principali è una legge sui costi di produzione. Gli agricoltori chiedono al ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida che venga riconosciuto per legge il costo di produzione dei prodotti, come base per le trattative con i trasformatori e con la grande distribuzione. 

In Germania si protesta anche contro il taglio dei sussidi agricoli, tra cui gli sconti fiscali per il gasolio. In Francia ad alimentare il malumore è l'accordo di libero scambio tra l'Ue e il blocco Brasile-Argentina-Uruguay- Paraguay, che per i coltivatori porta in sé un’apertura indiscriminata ai prodotti d’Oltreoaceano.

Tra le rivendicazioni, la richiesta di protezione delle produzioni locali, in un settore che è anche il più esposto alle conseguenze del surriscaldamento globale, all’inflazione e alla concorrenza dei mercati globali.

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