Lo studio dell’Ema sul rischio di coaguli nel sangue dovuti al vaccino di AstraZeneca è ancora lontano dalla sua conclusione. Ad affermarlo è Marco Cavaleri, responsabile vaccini di Ema (Agenzia europea del farmaco), in un’intervista rilasciata al Messaggero. «Questa settimana inizieremo a dare delle definizioni preliminari, ma difficilmente arriveremo a indicare dei limiti d’età come hanno fatto i vari paesi» afferma.

«In molti si aspettano che Ema risolva la questione per tutti, ma non è semplice» dice Cavaleri, soprattutto perché ogni paese reagisce in maniera differente al virus e ha un grado di fragilità diverso. Basti pensare che in Italia il numero dei decessi è ancora oltre le trecento morti giornaliere, mentre in paesi come la Norvegia non muore quasi più nessuno.

L’obiettivo dell’Agenzia del farmaco è avere il maggior numero di dati disponibili per «definire nel dettaglio questa sindrome dovuta al vaccino». Tuttavia, Cavaleri afferma: «È chiaro che c’è un’associazione con il vaccino. Cosa causi questa reazione però, ancora non lo sappiamo. Queste trombosi cerebrali con carenze di piastrine sembrano essere l’evento principale da approfondire. In sintesi: nelle prossime ore diremo che questo collegamento c’è, come questo avviene dobbiamo ancora capirlo».

Ora resta da valutare il rapporto rischi-benefici, soprattutto per le giovani donne che «patiscono di meno l’effetto del Covid». Servirà «un lavoro molto meticoloso per capire se il rapporto rischi-benefici è a favore del vaccino per tutte le età».

Non è ancora chiaro se l’Ema fissi un limite di somministrazione per le fasce di età più basse, ma per ora «sicuramente le informazioni del prodotto verranno aggiornate, affermando che gli eventi avversi sono legati al vaccino. Sarà dichiarato in modo chiaro».

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