Il delitto sconvolge il paese, la presidente del Consiglio: «Dobbiamo fare di più, tutti insieme». Tutte le parti politiche invocano interventi. Telefono Rosa: «Non stiamo facendo abbastanza per i giovani e le giovani». Rete studenti annuncia azioni in tutte le scuole
L’ha colpita «selvaggiamente, ripetutamente al capo» tre, quattro volte, infierendo su di lei anche quando è caduta a terra inerme. Alessio Tucci, 19 anni, ha scatenato «una forza micidiale contro la vittima», la quattordicenne Martina Carbonaro, sua ex fidanzata, assassinata con una pietra ad Afragola, in provincia di Napoli, confessando solo dopo aver visto le immagini delle telecamere che lo incastravano.
Nel decreto di fermo di Tucci, il pm della Procura di Napoli Nord Alberto Della Valle ritiene sussista il pericolo di fuga del giovane muratore «atteso che il grave allarme sociale e giuridico del fatto, potrebbe indurlo a far perdere le proprie tracce, nonché il pericolo di reiterazione dei reati, tenuto conto della spiccata personalità trasgressiva e incontenibile dell’indagato».
Venerdì 29 maggio è attesa la convalida del fermo nel carcere di Poggioreale, martedì si procederà con l’autopsia. Solo la prossima settimana si potrà stabilire la data dei funerali di Martina, presumibilmente dal 4 giugno in poi. Diverse le aggravanti che emergono nel corso delle indagini: Tucci avrebbe agito con lucidità, liberandosi degli abiti dopo l’assassinio, cancellando le chat, nascondendo il cellulare della vittima in una intercapedine dell’edificio abbandonato dell’ex stadio, provando poi a depistare le indagini.
Per gli inquirenti che indagano sul brutale femminicidio di Martina Carbonaro, 14enne di Afragola, uccisa a colpi di pietra dall’ex fidanzato 19enne Alessio Tucci, comincia ad emergere un quadro più chiaro e se possibile ancora più efferato. Il giovane, assistito dall’avvocato Mario Mangazzo, ha definito la sua azione «vergognosa», mostrando le ferite sulle mani. Il padre del giovane ha chiesto scusa a tutti «mio figlio ha sbagliato, è giusto che paghi ma io gli starò vicino». «Dio perdona, io no», ha detto la madre della vittima, Enza Cossentino.
Meloni: «Senza fiato»
Un delitto che ha sconvolto l’opinione pubblica e l’intera comunità a nord di Napoli, a poche ore dall’omicidio, riunita in un’affollata fiaccolata mercoledì sera ad Afragola.
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni lo ha definito «un omicidio che lascia senza fiato» e ha espresso solidarietà alla famiglia Carbonaro: «A loro va il mio abbraccio, pieno di dolore e vicinanza. Alla giustizia il compito di intervenire con la massima severità. Alle istituzioni il dovere di non voltarsi dall'altra parte. Sono molti i provvedimenti che abbiamo approvato finora per tentare di fermare questo male, ma dobbiamo essere consapevoli che le norme non saranno mai sufficienti se non daremo vita a una profonda svolta culturale e sociale. In questi anni dei passi in avanti sono stati fatti, ma evidentemente non basta. Dobbiamo fare di più, tutti insieme. Per Martina. Per tutte».
Una risposta implicita all’appello della leader del Pd, Elly Schlein, che mercoledì, a poche ore dall’omicidio, in un video su Instagram, l’aveva chiamata in causa: «Almeno su questo, almeno per il contrasto alla violenza di genere mettiamo da parte lo scontro politico e proviamo a far fare un passo avanti al Paese. Dobbiamo fare una legge subito che introduca l’educazione al rispetto e alle differenze, obbligatoria in tutte le scuole d’Italia, in tutti i cicli scolastici. Mettiamoci a un tavolo subito e discutiamo». «La morte di Martina ci sconvolge – prosegue la premier Meloni – ci impone di guardare in faccia un male profondo, che non possiamo né ignorare né normalizzare: la violenza cieca e possessiva che si abbatte troppo spesso sulle donne, anche le più giovani».
Reazioni politiche
Per il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara: «Siamo davanti a un barbaro assassinio che sconvolge e indigna tutti noi. Esprimo grande dolore per un brutale omicidio». In una lettera inviata al presidente del Senato, Ignazio La Russa, sottoscritta da tutti i gruppi di opposizione e maggioranza, Raffaela Paita di Italia Viva punta il dito contro «eventi che non possono più essere considerati casi isolati: rappresentano un campanello d'allarme che impone un intervento strutturato».
Mara Carfagna di Noi Moderati scrive sui social: «Cultura malata del possesso». È necessaria una «torsione culturale» per la presidente della Commissione femminicidio Martina Semenzato deputata di Coraggio Italia e del Gruppo parlamentare di Noi Moderati: «Auspico una celere approvazione della legge che introduce il delitto di femminicidio».
Associazioni e famiglie
Tanti i messaggi dalla società civile. Telefono Rosa mette l’accento sulla giovane età della vittima. «Più volte abbiamo lanciato l’allarme, sottolineando quanto si stia abbassando l’età nei casi di violenza e di femminicidio. Non stiamo facendo abbastanza per i giovani e le giovani».
Dall'inizio dell'anno le vittime di femminicidio in Italia per opera dell'ex partner sono 20 secondo i dati dell'Osservatorio di Differenza donna, di cui sei solo nei primi due mesi del 2025.
La Fondazione Giulia Cecchettin si unisce «alla famiglia di Martina, con la nostra più profonda vicinanza – si legge sulla pagina Instagram della fondazione - In questo dolore indicibile, ci stringiamo a voi con rispetto e silenzio. Martina aveva 14 anni. Anche il suo assassino era giovanissimo. La diminuzione dell’età di chi uccide e di chi viene uccisa non è un dettaglio, è un segnale chiaro: dobbiamo intervenire prima. Educare al rispetto, alle relazioni sane, ai confini».
Qualcuno ha cancellato con una penna la parola «femminicidio», in un’aula dell’università del Salento, dove un posto è stato riservato a Ilaria Sula, con la scritta «vittima di femminicidio, oggi sarebbe dovuta essere a lezione anche lei». La studentessa della Sapienza di Roma uccisa dal suo ex compagno lo scorso aprile, chiusa in una valigia e scaraventata in un dirupo. Sconvolto il padre Flamir Sula: «Sono senza parole». «È vergognoso, ormai le ragazze si ammazzano per nulla».
Alberto Di Pietrantonio, papà di Sara uccisa e data alle fiamme il 28 maggio 2016 dall’ex fidanzato, consegna ai social il suo messaggio in ricordo della figlia nel giorno dell’anniversario della morte «Nove anni senza te, angelo mio. Si continua ad uccidere e si continua a morire…». In campo anche la Rete studenti. «Ci vogliamo vive, mai più vittime, un no non può essere una condanna a morte» e annunciano azioni nelle scuole di tutta Italia.
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