Matteo Salvini è di nuovo in Calabria per il tour elettorale, per provare a spingere la Lega verso la vittoria alle elezioni regionali del prossimo 3 e 4 ottobre. I sondaggi sono dalla sua, ma sul partito calabrese si addensano – dopo l’inchiesta di Domani sui rapporti tra ‘ndrangheta e uomini del Carroccio – nuove ombre. Riguardano uno dei candidati della lista leghista, che è parente del boss di Rosarno Rocco Bellocco, il paese dove Salvini era andato a festeggiare la vittoria elettorale delle politiche del 2018 e dove è tornato oggi per inaugurare la nuova sede del partito.

I sospetti sulle relazioni con i clan degli uomini del leader della Lega emergono da documenti dell’antimafia: verbali dei pentiti, intercettazioni, fotografie, che svelano anche il sostegno elettorale ricevuto dalla Lega da personaggi delle cosche della ‘ndrangheta di Lamezia Terme. Presunti narcotrafficanti e imprenditori insospettabili contigui alle ‘ndrine che hanno votato per la Lega sia alle politiche del 2018, sia alle europee dell’anno successivo e anche alle ultime regionali del gennaio 2020. Tornata elettorale vinta dalla berlusconiana Jole Santelli, eletta presidente della giunta, poi deceduta, e che ha permesso per la prima volta alla Lega di conquistare uno scranno nell’assemblea regionale.

Dai documenti inediti pubblicati è emerso l’attivismo degli stessi uomini sospettati dall’antimafia durante questa campagna elettorale. Salvini dopo la nostra inchiesta ha attaccato Domani, «sono dei poveretti, hanno paura della Lega». Il leader non entra nel merito dell’inchiesta né dei dettagli rivelati dalle carte investigative sul deputato Domenico Furgiuele e gli altri leghisti coinvolti.

Il consuocero del boss

Salvini tace peraltro anche su una candidatura destinata a fare molto discutere. Quella cioè di Enzo Cusato, consigliere comunale uscente di Rosarno, paese della piana di Gioia Tauro. Cusato porta in dote una parentela pesante: è consuocero del boss Bellocco, di uno dei casati della ‘ndrangheta più ricchi e potenti, con ramificazioni nel centro nord Italia e all’estero.

La figlia di Cusato è infatti sposata con Domenico Bellocco, figlio del capofamiglia. Per capire la forza criminale di questa famiglia è utile riportare un’intercettazione agli atti di uno dei tanti processi alla cosca: «Rosarno è nostra e di nessun altro». «Non potevamo mica per ognuno andare a vedere con chi fossero fidanzati o con chi fossero sposati i figli…», ha detto Roberto Occhiuto il candidato alla presidenza della regione per il centrodestra appoggiato anche dalla Lega. Questa parentela, tuttavia, era nota almeno dal 2018, dopo alcuni articoli dell’Espresso che denunciavano i legami tra politica e criminalità.

In una relazione del reparto operativo speciale dei carabinieri (Ros) è indicato il nome di Cusato in una vicenda poi archiviata sulla gestione dei beni confiscati. Accanto al nome dell’allora assessore alla protezione civile si legge: «Risultano frequentazioni controindicate con persone pregiudicate o di interesse operativo». Tradotto: avrebbe avuto contatti con gente non troppo raccomandabile. C’è però un altro documento finora inedito, si tratta di uno degli interrogatori del pentito Salvatore Facchinetti, ex affiliato alle cosche Pesce-Bellocco. La testimonianza risale al 2012 ed è confluita in un processo parallelo.

La pm Alessandra Cerreti chiede al pentito di indicare i nomi dei politici di riferimento della ‘ndrangheta di Rosarno all’interno del comune. «Enzo Cusato era vicino a loro», ha detto Facchinetti. Dichiarazione che finora non ha portato alcun problema giudiziario al leghista di Rosarno, la cui candidatura è passata indenne dalle forche caudine della commissione antimafia. Il consuocero del boss era di certo tra il ristretto gruppo di persone che ha accolto Salvini il 17 marzo a Rosarno, all’incontro per festeggiare il risultato elettorale delle politiche. Cusato era seduto al tavolo insieme a Salvini, che in nell’aula del liceo del paese ha dedicato alla lotta alla’ ndrangheta 30 secondi del suo discorso.

Un rapido riferimento con uno slogan: «A me la ‘ndrangheta fa schifo», applausi. Salvini aveva detto: «Io voglio portare in giro per l’Italia un’immagine della Calabria diversa di quella che descrivono i giornali e televisioni dove c’è il regolamento di conti tra famiglia mafiose, dove c’è lo sfruttamento...quella roba c’è, l’ho detto a Reggio Calabria, lo ripeto qui, la ‘ndrangheta mi fa schifo ma c’è anche un’altra regione da raccontare».

La difesa di Cusato

Cusato è ancora candidato. In un articolo recente a firma di Paride Leporace sul Quotidiano del Sud in cui si segnalava l’inopportunità della candidatura, Cusato dice: «Non ho mai avuto nessun rapporto con la famiglia Bellocco...ma sono pronto a dimettermi e non partecipare alla competizione elettorale». «Su Cusato non ho da dire nulla, c’è la giustizia, le forze dell’ordine, la magistratura», replica Giacomo Saccomanno, segretario della Lega Calabria e contemporaneamente avvocato del candidato chiacchierato.

Saccomanno commenta: «Se qualcuno ha sbagliato pagherà, non devo replicare nulla di fronte alla spazzatura», chiosa. Le notizie hanno suscitato le reazioni del Pd e di Luigi de Magistris, candidato alla regione Calabria, che ha detto: «Salvini conosce le infiltrazioni della ‘ndrangheta nel suo partito e cerca di nasconderle». Il senatore del Pd Franco Mirabelli, capogruppo in commissione Antimafia, accusa la Lega di «spregiudicatezza per allargare il consenso al sud».

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