La segretaria del Partito democratico Elly Schlein è intervenuta a tutela della libertà di stampa e dei giornalisti di Domani coinvolti nell’inchiesta di Perugia sulla presunta fuga di notizie in cui sono indagati il pm Antonio Laudati e il finanziere Pasquale Striano. «Penso che sia molto grave che ci siano stati 800 accessi non legittimi. Su questo bisogna vederci chiaro. Siamo tra quelli che auspicavano la comparizione oggi di Melillo e Cantone per fare piena chiarezza», ha dichiarato mercoledì pomeriggio. «D’altra parte, però – ha aggiunto – questa vicenda non deve intaccare in alcun modo la libertà di stampa che è sacrosanta e non vorremmo che fosse strumentalizzata dalle destre per colpire in maniera generalizzata autorità che fanno un lavoro importantissimo, come la Direzione nazionale antimafia o per colpire la stampa. Non sarebbe la prima volta, noi questo non lo accettiamo».

E mentre è iniziato il tour di audizioni che ha visto ieri il procuratore nazionale Antimafia e terrorismo, Giovanni Melillo, riferire in commissione antimafia, la politica rimane divisa sul caso.

Oggi sia Melillo che il procuratore capo di Perugia Raffaele Cantone riferiranno al Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, e nei prossimi giorni al Consiglio superiore della magistratura.

Reazioni

Alla redazione di Domani è arrivato nei giorni scorsi il sostegno di diversi esponenti politici, a cui hanno fatto eco anche i comunicati dei sindacati dei giornalisti nazionali ed europei.

Ma per il vicepremier Matteo Salvini «la libertà di stampa è altra roba» e dopo l’audizione di Melillo ha chiesto di trovare «i nomi dei mandanti» che secondo lui «non sono a basso livello, ma di medio e alto livello».

Il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro Delle Vedove, invece evoca «climi da Sudamerica». Si tratta invece di una «violazione delle regole della democrazia» ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani.

Contro alcuni esponenti del centrodestra che hanno già individuato i colpevoli del caso è intervenuto il senatore Alfredo Bazoli, capogruppo del Pd in Commissione Giustizia: «Gasparri ha già i colpevoli: i giornalisti, il loro ordine, la procura antimafia, alcuni ex procuratori. Tutti già condannati. Limpido esempio del ‘rigoroso’ garantismo di Forza Italia: quando conviene si esibisce, quando non conviene si dimentica».

Sul caso si è espressa anche Elisabetta Piccolotti dell’Alleanza Verdi-Sinistra. «Da due giorni c’è grande dibattito sul caso dello “spione” e tutta la politica esige chiarezza e trasparenza. Giustamente, aggiungo, perché se sono stati commessi reati da parte di appartenenti delle forze dell’ordine la giustizia deve fare il suo corso. Non è giusto invece utilizzare il caso per creare polveroni mediatici con un solo obiettivo: colpire il giornalismo d’inchiesta, mettere la museruola ai giornali e ai tg», ha scritto in un post su Facebook. «Invitiamo tutti a moderare i toni – ha aggiunto Piccolotti – Se un servitore dello stato ha abusato del suo potere pagherà le conseguenze, ma non permetteremo che si usi questo caso per comprimere la libertà di informazione violando il principio della protezione delle fonti, o per indebolire la procura antimafia togliendole strumenti di indagine o più beceramente per fare la campagna elettorale in Abruzzo».

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