Il 2021 non ha fermato i naufragi dei migranti nel Mar Mediterraneo. Secondo i dati forniti dall’Organizzazione internazionale per i migranti (Oim) e dell’Agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr), dal gennaio di quest’anno 160 persone hanno trovato la morte dopo essersi imbarcate dalla Libia verso l’Europa diretti verso l’Europa. 

Il numero è stato raggiunto dopo la scoperta di un ennesimo naufragio avvenuto al largo delle coste libiche il 20 febbraio e da cui risultano 41 dispersi. A raccontare la tragedia al personale dell’Unhcr sono stati i 77 superstiti della tragedia che sono ora in viaggio verso Porto Empedocle a bordo dello sbarco dalla nave mercantile Vos Triton.

L’ultimo naufragio

Il dramma è iniziato il 18 febbraio quando un gommone partito dalla Libia con a bordo 120 persone, tra cui sei donne, di cui una in stato di gravidanza, e quattro bambini, ha iniziato a imbarcare acqua e le persone a bordo hanno provato in ogni modo a chiedere soccorso.  Dopo circa tre ore la Vos Triton si è avvicinata per effettuare un salvataggio ma nella difficile e delicata operazione diverse persone hanno perso la vita in mare. Solo un corpo è stato recuperato. Fra i dispersi ci sarebbero, tre bambini e quattro donne, di cui una lascia un neonato attualmente accolto a Lampedusa.

I dati sull’Italia e le denunce

La tragedia dei migranti continua a riguardare da vicino l’Italia. Secondo i dati pubblicati dall’Unhcr, su un totale di oltre 3.800 persone arrivate in Italia via mare dal 1 gennaio al 21 febbraio, 2527 sono partite dalle coste libiche. Le persone che invece non sono riuscite a raggiungere l’Europa e sono state riportate in Libia sono oltre 3.580, secondo i dati Oim. A tal proposito Oim e Unhcr sono tornate a denunciare il fatto «che la Libia non è da considerarsi un porto sicuro e deve essere fatto ogni sforzo affinché le persone recuperate in mare non vi vengano riportate». La denuncia delle due organizzazioni fa riferimento alle violenze di cui i migranti sono vittime una volta deportati nei centri di detenzione libica. Sulla vicenda si è aperto anche un processo in Italia che ha svelato come queste persone siano sistematicamente torturate dai loro carcerieri.

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