Don Luca Matteo è un professore del liceo ‘Francesco Capece’ di Maglie, in provincia di Lecce. Lo è ancora nonostante un processo per presunte molestie ai danni di 7 ragazze e una docente dell’istituto scolastico dove, fino all’inizio dell’indagine, era anche vicepreside. Il sacerdote continua a celebrare messa oltre che a occuparsi di insegnare religione nel liceo, ma il suo caso scuote e divide. Don Matteo nega e respinge ogni accusa, mai avrebbe messo in atto e detto quanto viene ricostruito nelle carte dell’indagine. 

Il suo caso è stato raccontato sui giornali locali senza mai indicarne il nome e cognome in ragione di una presunta tutela delle vittime, tutela da garantire con l’anonimato a chi è parte offesa in questa vicenda.

Le dieci parti offese

Secondo la procura di Lecce Don Luca ha agito «abusando dei poteri e violando i doveri inerenti all’ufficio ricoperto, agendo altresì con violenza consistita nella repentinità della condotta, tale da ostacolare la difesa delle parti offese, costringeva le stesse a subire atti non graditi e recava alle studentesse a una docente ripetute molestie che finivano per interferire sgradevolmente nella quiete e nella libertà delle stesse arrecando loro turbamento», si legge nel decreto di citazione a giudizio.  

La galleria delle presunte molestie è lunga. «In due occasioni, avendo incontrato lungo i corridoi dell’istituto l’alunna Rosa (nome di fantasia) l’abbracciava e la baciava sulla guancia; in altra circostanza, dopo aver incontrato lungo il corridoio un’altra alunna, appoggiava una mano sulla di lei spalla e le accarezzava le labbra con un dito; in altra occasione l’indagato, dopo essere entrato nell’aula in cui una docente in servizio presso il predetto istituto, stava tenendo una lezione, si avvicinava al di lei orecchio e abbracciava quest’ultima, che si divincolava», si legge nell’atto d’accusa contro il professore di religione e vicario della chiesa di San Nicola Vescovo, firmato da Maria Rosaria Micucci, pubblico ministero del tribunale di Lecce.

Ci sono anche altri episodi che vengono contestati al sacerdote. «Molestie di analogo tenore poneva in essere quando, dopo aver incontrato all’interno dell’istituto l’alunna Paola (nome di fantasia), avendo notato che quest’ultima aveva la zip dei pantaloni abbassata, si avvicinava alla ragazza e tentava la chiusura della zip, mimando il gesto con la mano ma l’interessata si scansava e si chiudeva da sola la zip», si legge nel decreto di citazione a giudizio.

A un’altra alunna, che aveva i pantaloni strappati, avrebbe riservato offese del tipo «ma vedi sta zoccola come va vestita». Sui social Don Luca Matteo si definisce «una persona tenace e dedita all’ascolto» che «affronta la vita con cuore gentile e mente forte».

La descrizione che emerge dai racconti delle vittime è totalmente diversa. Nell’atto d’accusa si legge anche di un altro episodio che risale al periodo nel quale Don Luca Matteo svolgeva l’incarico di vicepreside e accoglie in ufficio una studentessa.

«La faceva entrare (…) l’abbracciava con insistenza, afferrandole il volto e appoggiando la fronte su quella della ragazza, che si ritraeva». 

La presunta violenza privata

L’altro reato per il quale il sacerdote è a processo è quello di violenza privata. Un episodio che si affianca a quello delle presunte molestie. In questo caso il preside «costringeva» una madre a iscrivere la propria figlia in una determinata sezione «minacciandola e avvertendola che, nel corso dell’anno scolastico, sarebbe diventato terribile con la ragazza se si fosse opposta alla collocazione della proprio figlia nella classe indicata dall’indagato».

Ma l’episodio non si conclude con le indebite pressioni, ma prosegue. La madre presenta una certificazione medica riguardante la figlia e a quel punto Don Luca Matteo minacciava di «esercitare pressioni affinché il consiglio di classe deliberasse la bocciatura dell’alunna, qualora la ragazza non avesse cambiato scuola e la offendeva con frasi del tipo ‘capra, handicappata’».

La prescrizione del reato di molestie è prevista nel 2023 mentre quest’anno si prescrive il reato di violenza privata che sarebbe stato consumato tra il 2015 e il 2016. Don Luca Matteo continua a insegnare al liceo, è presente nel corpo docenti, ma non è più vicepreside dall’ottobre 2019 quando la dirigente scolastica Gabriella Margiotta gli ha revocato l’incarico sostituendolo con un altro docente senza fornire alcuna motivazione. «Io non ho nulla da dichiarare su questa vicenda e ora mi lasci andare che devo presenziare a un evento», dice Margiotta. 

La difesa del Don

Don Matteo, invece, nega ogni tipo di addebito, è certo che la verità verrà fuori, si dice totalmente estraneo.«Io sono stato vicepreside, tutto parte da una lettera anonima poi i ragazzi...bisogna prenderli con le pinze. Hanno detto che ho chiamato una ragazza ‘capra, handicappata’ assolutamente mai, ma poi è stata bocciata all’unanimità, non solo da me». Ma sono dieci le parti offese dalle sue condotte, le accuse sono pesanti.

«Figuriamoci se io mi permettevo di fare cose simili. Di queste accuse, su un sacerdote è facile gettare sul fango, nessuna resterà in piedi, tutto si chiuderà come la violenza sessuale dal quale sono stato totalmente archiviato», dice. Anche l’avvocato Luigi Corvaglia ricorda l’archiviazione e ora definisce una «bolla di sapone» le accuse arrivate a processo. «Si tratta di una semplice contravvenzione il 660 (il reato che punisce le molestie, ndr), con ste molestie ora sono tutte molestie. L’altro reato è perché ha detto a una mamma che doveva far cambiare scuola alla figlia e scatta la contestazione di violenza privata. Finirà in una bolla di sapone, niente di serio. Don Luca Matteo è una persona perbene», dice Corvaglia.

Ma ci sono dieci parti offese. «In aula le stiamo sentendo, in tre hanno detto che era un modo di fare, al massimo dei complimenti, una carezza, hanno smentito tutto. Siamo alle bolle di sapone, si occupi di altro perché questa è una bolla, l’ispettorato e l’arcidiocesi hanno già accertato che è tutto in ordine e lui resta in cattedra», conclude l’avvocato.

Ora toccherà alla giustizia accertare gli eventuali reati. La prescrizione incombe e Don Luca non risponde se intende o meno rinunciarvi, «chieda all’avvocato», ma i reati si estinguono tra quale mese quando il caso sarà definitivamente chiuso.

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