Perché un prete con un procedimento canonico in corso, accusato di molestie sessuali da svariate vittime, interdetto per mano dell’ex arcivescovo di Parigi, mons. Michel Aupetit dal ministero sacerdotale, incluso l’accompagnamento spirituale e la relazione a eventi pubblici previo consenso, partecipa indisturbato al simposio sul Sacerdozio, la tre giorni vaticana promossa dalla Congregazione per i vescovi in corso in aula Paolo VI fino al 19 febbraio?

È una domanda che ha il retrogusto amaro del paradosso, poiché ad ascoltare la dura reprimenda degli abusi sessuali perpetrati da chierici pronunciata dal cardinale Marc Ouellet, fra i 400 partecipanti al simposio figura anche monsignor Tony Anatrella, il vescovo psicanalista su cui la diocesi di Parigi nel 2021 ha avviato un processo canonico dopo le accuse di violenza sessuale, inclusa una denuncia presentata nel 2019 alla procura della Repubblica di Parigi per presunti atti di violenza su un minore di 15 anni.

L’ombra delle accuse su Atrella

Finora Anatrella, che era annoverato tra gli piscoterapeuti della chiesa cattolica, si è smarcato dalle accuse professandosi innocente. Non è di questo avviso Nadia Debbache, la legale che da anni rappresenta le presunte vittime del vescovo francese: «Nel 2018, Anatrella è stato oggetto di sanzioni dall’arcivescovo di Parigi Aupetit, dopo che svariate vittime hanno sporto denuncia.

Gli era stato vietato di esercitare qualsiasi attività terapeutica e il ministero sacerdotale, inclusa la confessione, senza il consenso dell’arcivescovo» spiega a Domani. Ciononostante, come sottolinea La Croix, questo non ha impedito al prelato di iscriversi all’evento malgrado non abbia ricevuto l’invito né da parte della congregazione per i Vescovi né da parte degli organizzatori.

È l’aspetto paradossale della lotta agli abusi da parte della Santa sede: le sanzioni dell’arcidiocesi francese e le denunce presentate al tribunale non sono sufficienti ad impedire a un sacerdote – mai ridotto allo stato laicale – di iscriversi a un convegno dove il prefetto per la congregazione dei Vescovi, Marc Ouellet, reclama «il nostro sincero rammarico e perdono alle vittime che soffrono per la loro vita distrutta da comportamenti abusanti e criminali rimasti per troppo tempo nascosti e trattati con leggerezza per la volontà di proteggere l’istituzione e i colpevoli».

L’ennesima contraddizione che s’intreccia al collaudato “sistema” di coperture di alcune personalità vicine al pontefice, attraverso il metodo del silenzio, come ha denunciato in esclusiva Domani.

Cursus honorum vaticano

Sacerdote e piscanalista, Anatrella vanta un passato di prolifica frequentazione delle Congregazioni vaticane. Nel 2005, un anno dopo essere stato nominato cappellano di papa Giovanni Paolo II, insieme alla congregazione per l’Educazione cattolica lavorò alla stesura della controversa Istruzione sul «discernimento vocazionale riguardo alle persone con tendenze omosessuali in vista della loro ammissione al seminario e agli ordini sacri».

Riconosciuto dalla chiesa come esperto negli studi di genere, il prelato figura tra i principali teorizzatori della presunta quanto improbabile «teoria gender». Già consultore dei pontifici consigli per la Famiglia e per la Pastorale degli operatori sanitari, negli anni ha accompagnato diversi sacerdoti e seminaristi in crisi con la loro sessualità. Fu proprio un ex seminarista, Daniel Lamarca, che nel 2006 sporse denuncia per presunte «terapie corporee» intime e ambigue.

Dieci anni dopo, col sopraggiungere di altre denunce, ai microfoni di Radio France si espresse anche l’attuale presidente dell’episcopato francese, mons. Éric de Moulins-Beaufort, sulla condotta di Anatrella: «Il problema di Tony Anatrella è che ha commesso abusi con alcune persone.

Queste persone mi hanno rivelato le terapie corporali che, secondo loro, erano andate troppo in là. Ci sono dei gesti che lasciano un segno negativo su chi li subisce, al di là delle intenzioni più o meno chiare di chi li fa. Va riconosciuto che tali gesti hanno fatto del male a molte persone» disse senza mezzi termini l’arcivescovo di Reims.

Autogestione in Vaticano

A nun walks past empty seats of the Paul VI hall during the opening of a 3-day Symposium on Vocations at the Vatican, Thursday, Feb. 17, 2022. (AP Photo/Gregorio Borgia)

«Tutto questo crea una grande sofferenza per le vittime, che non si sentono riconosciute tali dall’autorità ecclesiastica – denuncia l’avvocata Nadia Debbache -. Attendiamo tutti l’esito del procedimento canonico, anche se l’autorità ecclesiastica ha preferito istruire un procedimento amministrativo in luogo di uno penale».

Così, mentre papa Francesco si richiama al «clericalismo» quale matrice corrotta di tutti gli abusi e, dalla chiesa tedesca scossa dal rapporto sui casi di pedofilia nell’arcidiocesi di Monaco e Frisinga, il più volte dimissionario cardinale Reinhard Marx parla di «fallimenti sistemici» nel trattare gli abusi, un sacerdote dalle accuse pesanti può girare indisturbato per il Vaticano, pranzare a Casa Santa Marta dove alloggia lo stesso papa Francesco e ritirare il proprio badge senza che alcun tenga conto dei suoi attuali procedimenti, secondo quanto hanno riferito fonti vaticane a La Croix.

Come riporta il quotidiano cattolico francese, in Vaticano hanno risposto che l’iscrizione al simposio era aperta a tutti i sacerdoti e la sua organizzazione è stata appaltata a una società italiana, ignara del passato di Atrella. Come può, dunque, papa Francesco ridefeinire l’assetto della Congregazione per la dottrina della fede e imporre alla chiesa un approccio sinodale, se per un evento di sole 400 persone si ragiona ancora a compartimenti stagni?

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