Siete un settantenne in buona salute che soffre solo di alcuni degli acciacchi tipici dell’età: avete la pressione del sangue un po’ alta, un cuore ballerino e qualche chilo di troppo. State camminando per strada quando un pianoforte vi casca sulla testa dall’ottavo piano, e voi ovviamente morite sul colpo. Che cosa ha causato la vostra morte? La pressione alta, o il pianoforte? Ovviamente, il pianoforte. La domanda è assurda, eppure questo stesso dibattito insensato in Italia si sta facendo da mesi a proposito del Covid.

Ormai tutti sappiamo che chi è più anziano ha una maggiore probabilità di sviluppare un Covid grave e di morire. La maggior parte degli individui deceduti per Covid avevano più settanta anni. E gran parte delle persone morte finora a causa del Covid, quasi il 70 per cento, era affetta da altre patologie, quali l’ipertensione arteriosa, la cardiopatia ischemica, e il diabete legato all’obesità.

Molti continuano a ripetere bisogna distinguere chi è morto “con” il Covid da chi è morto “per” il Covid”, lasciando intendere che se si indagasse per bene si scoprirebbe che gran parte delle persone sono decedute non a causa del Covid ma delle patologie concomitanti, e che il Covid è molto meno letale di quanto non si pensi, quasi come una banale influenza.

Per colpa di chi

Sappiamo che il Covid colpisce in maniera grave soprattutto gli individui avanti negli anni perché il loro sistema immunitario non è più efficiente come quello di un ventenne.  È assolutamente normale che chi è anziano soffra di una qualche patologia cronica, che aumenta il rischio che egli possa sviluppare un Covid grave o letale.

Chi, superati i settant’anni, non ha qualche acciacco come la pressione alta, qualche coronaria un po’ occlusa, o i polmoni non al massimo dell’efficienza, tutte patologie che può curare agevolmente senza che ciò gli impedisca di raggiungere l’aspettativa di vita media, che per un italiano è di circa 83 anni?

Quindi, se un anziano si ammala di Covid e poi muore, ad abbreviare la sua vita e causare la sua morte la sua morte è il Covid, e non la malattia cronica di cui soffre. Come nella nostra similitudine iniziale, chi oserebbe dire che quel malcapitato è morto perché aveva la pressione alta, e non perché un pianoforte è precipitato sulla sua testa? Nessuno.

Ecco, il Covid è come il pianoforte. Che uccide, ma danno colpa all’ipertensione.

Minimizzare non aiuta

Molti No-vax e molti esperti in malafede citano il rapporto dell’Istituto superiore di sanità (Iss) del 19 ottobre scorso sulle «caratteristiche dei pazienti deceduti positivi a Sars-CoV-2 in Italia», nel quale è scritto che sino al 5 ottobre in Italia sono decedute 130.468 persone positive al coronavirus.

L’Iss ha anche esaminato le cartelle cliniche di 7.910 vittime del Covid, e ha concluso che solo 230 pazienti, pari al 2,9 per cento del campione, non risultavano affetti da altre patologie. Ma ciò significa, come sostengono alcuni, che solo il 2,9 delle persone positive sono morte “a causa” del Covid? Ovviamente no, e chi lo dice è in malafede.

In generale, chi minimizza la portata del Covid ha una precisa agenda politica, e cioè vuole spingere il governo ad allentare le misure di contenimento della pandemia. Ma chi non vorrebbe che questa epidemia finisse il più presto possibile? Però minimizzare il peso della pandemia non aiuta a superarla, anzi rischia di farci commettere gli stessi errori di sottovalutazione del passato.

Pochi giorni fa, Repubblica ha pubblicato un articolo dal titolo: Covid, solo in Italia i morti non calano. “Calcoli da rivedere”. Nell’articolo vengono riportate le opinioni di alcuni esperti. «Bisogna indagare in maniera approfondita per capire perché in Italia, nonostante il calo dei contagi e di ricoveri, il dato dei morti è così alto – dice Maria Rita Gismondo, virologa dell’ospedale Sacco di Milano – Potrebbero esserci ancora decessi dovuti alla variante Delta ma potrebbe esserci anche un'errata codificazione dei decessi Covid come in molti stanno ormai evidenziando».

Ne è certo il direttore dell’ospedale Spallanzani Francesco Vaia: «Pur considerando una coda della Delta e che la nostra popolazione è anziana, comunque i numeri sono eccessivi e probabilmente chi di dovere dovrà fare analisi approfondita del numero dei morti analizzando ogni dettaglio».

Non ha dubbi neanche l’infettivologo Matteo Bassetti: «Nonostante la variante Omicron e i vaccini ci stiano portando fuori dalla pandemia, il numero di morti classificati come Covid in Italia, è troppo alto anche rispetto agli altri Paesi europei». Non ci dovremmo fidare troppo di questi esperti.

Nel dicembre 2020, la dottoressa Gismondo ha partecipato a un convegno dell’ultradestra tedesca tenuto a Berlino, in cui ha affermato: «Si è scambiata un’infezione appena più seria di un’influenza per una pandemia letale», e si è visto come è andata. A inizio 2021, il professor Francesco Vaia disse: «Basta terrorizzare le persone, la situazione è abbastanza sotto controllo», e poco dopo esplose la nuova ondata provocata dalla variante Alfa del virus. A giugno 2020, al termine della prima ondata, il dottor Matteo Bassetti aveva affermato: «Il coronavirus prima era una tigre assassina, oggi è un gatto selvatico addomesticato», e direi che si sbagliava di grosso.

I conti non tornano

Nel resto del mondo, gli scienziati sostengono una cosa assolutamente contraria a quel che si dice in Italia, ovvero che le morti da Covid sono gravemente sottostimate.

Pochi giorni fa, la prestigiosa rivista scientifica Nature ha pubblicato un editoriale dal titolo: Il vero numero di decessi provocato dalla pandemia: milioni in più rispetto ai conteggi ufficiali. Si legge: «I vari paesi del mondo hanno riportato all’incirca 5 milioni di morti da Covid-19 nel giro di due anni, ma le morti globali in eccesso in più si stima che siano il doppio o persino il quadruplo di quella cifra». 

L’articolo riferisce che l’Organizzazione mondiale della sanità e altre organizzazioni sanitarie globali stanno cercando di stimare il numero esatto di morti da Covid sulla base di studi e analisi epidemiologiche e statistiche. Scrivono gli autori: «I vari paesi contano i morti da Covid in maniere diverse. A inizio pandemia, in paesi come l’Olanda venivano conteggiati solo gli individui che morivano in ospedale e positivi al test per il coronavirus. In Belgio veniva conteggiato chiunque morisse dopo aver mostrato i sintomi della malattia, anche se non era risultato positivo a un test». 

Quindi, dicono, fidarsi dei dati grezzi può indurre in errore, ragion per cui per capire quanti siano in realtà i morti da Covid è meglio basarsi sulla mortalità in eccesso, cioè sul numero di morti in più rispetto a quelli attesi per ogni anno.

Mortalità in eccesso

Secondo il bollettino dell’Iss, in Italia da marzo a dicembre 2020 i morti da Covid sono stati circa 78mila, ma nello stesso periodo sono decedute 108mila persone in più rispetto a quella attese, se ci si  basa sulle medie dei decessi per gli anni 2015-2019: la differenza è di 30mila, cioè sono stati contati 30mila decessi per Covid in meno rispetto a quelli reali.

Tra gennaio e ottobre 2021, invece, i morti da Covid sono stati circa 54mila, mentre la mortalità in eccesso rispetto alla media degli anni precedenti è stata di circa 49mila individui. Qualcuno potrebbe pensare che i morti da Covid siano stati sovrastimati di 5mila unità, ma vanno considerati due fattori: l’influenza è sparita; e ogni anno la popolazione italiana invecchia e sempre maggiore è il numero degli ultraottantenni, e quindi ogni anno la mortalità media attesa dovrebbe aumentare.

Se si escludono dal confronto i morti di influenza degli anni precedenti e si correggono i dati per la popolazione che invecchia, si ottiene che i morti reali in più rispetto alle attese nel 2021 sono stati circa 63mila, cioè novemila in più rispetto ai morti da Covid dichiarati.

Quindi, in Italia secondo i dati ufficiali i morti da Covid risultano 149mila, ma in realtà probabilmente sono stati circa 190 mila, cioè 40 mila in più.

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