Dopo il diniego del servizio sanitario regionale, un anziano ligure affetto da patologia neurodegenerativa progressiva irreversibile è morto lunedì 22 settembre in Svizzera tramite suicidio medicalmente assistito. Il 79enne è stato accompagnato da Roberta Pelletta e Cinzia Fornero, volontarie di Soccorso civile, un’associazione che organizza azioni di disobbedienza civile per l’aiuto alla morte volontaria, di cui è presidente Marco Cappato.

La malattia aveva portato l’anziano a una totale perdita della capacità di parlare e a gravi disturbi motori, rendendolo irreversibilmente dipendente da assistenza quotidiana continua. Comunicava solo tramite gesti e, a fatica, con un tablet ed era totalmente dipendente da assistenza quotidiana continua. Inoltre, era in terapia a causa di una tromboembolia polmonare e soffriva di un’insufficienza respiratoria che lo obbligava all'ossigeno terapia durante il sonno.

Nonostante questo, a maggio l’Asl ligure gli aveva negato l’accesso legale al fine vita perché, secondo il servizio sanitario, «non dipendeva da alcun trattamento di sostegno vitale». Requisito fondamentale per accedere al suicidio assistito in Italia sulla base della sentenza «Cappato-Antoniani» 242/2019 della Corte costituzionale, scaturita dal caso di dj Fabo.

Il ricorso

Con l’aiuto del gruppo legale dell’Associazione, coordinato dall’avvocata Filomena Gallo, l’anziano si era opposto alla decisione della Asl chiedendo la rivalutazione del requisito del trattamento di sostegno vitale alla luce della giurisprudenza costituzionale. Ma nonostante le visite fossero state effettuate a luglio, l’uomo non ha mai ricevuto una risposta e, per non prolungare ulteriormente una sofferenza per lui intollerabile, ha deciso di rivolgersi a una struttura svizzera per accedere al suicidio assistito.

«Come dice Pessoa: “la vita è un viaggio sperimentale fatto involontariamente”. Siccome io non posso più sperimentare nulla, meglio cessare l’esistenza… Per me la vita è solo una sofferenza, bado solo a non soffrire troppo. Non mi piango addosso. Sono determinato ad andare in Svizzera per finire questa vita», aveva fatto sapere l’uomo.

L’Associazione Luca Coscioni ha deciso di supportarlo con un gesto di disobbedienza civile per sollecitare la regione Liguria ad applicare le sentenze costituzionali sul fine vita. Un diritto previsto dal nostro ordinamento che in caso di mancata applicazione costringe persone in condizioni di terribile sofferenza a rivolgersi all’estero.

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