Più che un meeting associativo è stata una cerimonia di incoronazione. La ventiseiesima assemblea generale dell’European club association (Eca), inaugurata lunedì 6 settembre a Ginevra e proseguita nella giornata di martedì 7, è stata molto più che un appuntamento dettato dal rituale associativo. Il consesso ha infatti certificato che il calcio europeo ha un nuovo padrone: Nasser al Khelaïfi, il presidente del Paris Saint Germain (Psg) ma soprattutto di Qatar Sports Investiments (Qsi).

Dal 21 aprile al Khelaïfi è anche presidente dell’Eca. E in quel ruolo che fino a poche ore prima era stato di Andrea Agnelli agisce da lord protettore dell’avvocato sloveno Aleksander Ćeferin. Che da presidente dell'Uefa si è visto scoppiare in faccia la bomba della Superlega per club e ne è uscito illeso soltanto perché i golpisti si sono rivelati un'armata Brancaleone.

Sin dalla prima ora di quella convulsa tre-giorni il Psg, con tutto il suo peso economico e politico, è stato dalla parte del presidente Uefa in nome dell'unità del calcio europeo. Ma si è trattato soprattutto di un posizionamento politico, che ha permesso al club franco-qatariota di assumere una posizione filo-istituzionale nonostante fosse stato uno fra gli architetti (assieme al Bayern Monaco, anch'esso autore di una defezione in extremis) del campionato continentale d'élite.

Più che un uomo dotato di senso delle regole e delle istituzioni, Al-Khelaïfi si è dimostrato un abile e freddo pokerista. Ha lasciato che i 12 avventurieri fallissero miseramente, consapevole che se le cose fossero andate diversamente il Psg avrebbe potuto aggregarsi in corsa. Una vittoria troppo facile, che adesso gli mette tra le mani una straordinaria rendita di posizione.

La Superlega

Mister Al-Khelaïfi ha pronunciato il discorso da presidente dell'Eca con un piglio da padrone del calcio europeo. Ruolo che, in questo momento storico, nessuno sarebbe in grado di disconoscergli. Men che meno il presidente dell'Uefa, che vede in lui l’alleato più forte tanto sul versante interno dello scontro con la Superlega quanto sul versante esterno del conflitto con la Fifa.

Nel conflitto con la confederazione mondiale c'è in ballo la proposta Fifa di giocare i mondiali ogni due anni anziché ogni quattro anni. Un progetto che andrebbe a colpire la manifestazione più importante organizzata dall'Uefa, i campionati Europei.

Su questo fronte Al-Khelaïfi non si espone, né se ne interessa più di tanto. La sua prospettiva mondiale è quella del 2022, quando il Qatar sarà paese ospitante. Da lì in poi si potrebbe aprire tutt'altra partita, forse persino un ridimensionamento dell'impegno nel calcio da parte dell'emirato.

Dunque, meglio puntare l'attenzione sul dossier Uefa più importante per il presidente Eca e per il suo Psg: quello del Fair play finanziario (Fpf). Che dal punto di vista del club parigino è l’ostacolo più alto nella scalata verso la gloria calcistica internazionale. Alla riforma del Fpf il presidente Eca ha dedicato un passaggio impegnativo del suo discorso rivolto all’assemblea generale. Parole molto di circostanza e senza specificazioni su quali debbano essere le nuove strade da intraprendere. Ma con una sola certezza: che le regole cambieranno. E il Psg sarà il primo a giovarsene. Come confermato anche dalle indiscrezioni pubblicate in questi giorni dal quotidiano spagnolo El Mundo, a proposito dei ricchi bonus previsti dal contratto firmato col brasiliano Neymar con la società controllata da Qsi. Fra essi, anche quello che riguarda il mantenimento di un atteggiamento cortese nei confronti dei tifosi. Una gentilezza ottimamemte remunerata.

Il ritorno degli ex congiurati

Gli ultimi conti con la Superlega sono stati chiusi da Ćeferin, che quando si tocca il tema continua a mostrare la stessa rabbia della prima ora. E dopo l’ennesima esibizione di malanimo presidenziale si è passati a un altro rito simbolicamente significativo, celebrato nella giornata di martedì 7 settembre: la riammissione dei secessionisti (esclusi gli irriducibili di Barcellona, Juventus e Real Madrid) nella famiglia Eca.

Il board dell’associazione ha aperto le porte ai dirigenti di tre club che lo scorso aprile erano fuggiti verso la Superlega. Si tratta di Miguel Ángel Gil Marin dell’Atlético Madrid, di Daniel Levy del Tottenham Hotspur e di Alessandro Antonello, amministratore delegato dell’Inter. Quest’ultimo prende il posto che cinque mesi fa era stato mollato frettolosamente dal suo presidente Steven Zhang. Giusto per ricordare che sotto lo strato del conflitto duro impera il trasformismo di sempre. Se lo ricordino tutti quei tifosi che, specie in Italia, continuano a scontrarsi sul tema Uefa vs Superlega.

Non è mai stato uno scontro fra buoni e cattivi, o fra calcio del popolo e calcio d’élite, ma fra due gruppi di potere che non potevano più cogestire il business. Chiunque vincesse, non lo avrebbe fatto a beneficio del popolo del calcio.

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