Oggi nel Mediterraneo sono rimaste senza salvezza altre sei persone. L’ultima di loro era un bimbo di sei mesi, Joseph. Adesso si contano 198 naufraghi con urgente bisogno di cure. Open Arms che ha cercato di prestare a tutti soccorso ha scritto: «Avevamo chiesto per lui e per altri casi gravi un’evacuazione urgente, da effettuare tra breve, ma non ce l’ha fatta ad aspettare. Siamo addolorati».

La Ong spagnola ha fatto il possibile. Una sola nave non può salvare tutti, ma la Guardia costiera italiana tiene le navi delle Ong bloccate perché, dice la ministra Luciana Lamorgese, «erano pericolose».

Ieri pomeriggio, 10 novembre, in acque internazionali Open Arms ha salvato 88 persone, tra cui due donne in stato di gravidanza. L’omonima nave umanitaria che sta viaggiando insieme ad Emergency nel Mar Mediterraneo, ha ricevuto da uno degli assetti aerei Frontex – l’agenzia europea della guardia costiera - una nuova segnalazione di un gommone che si trovava a 30 miglia a nord della città libica di Sabratha.

L’imbarcazione si è immediatamente diretta verso l’area ma, una volta giunta sul posto, si è trovata a dover operare una complicatissima operazione di soccorso. I migranti sono stati lasciati per giorni in mare.

Il gommone, con a bordo oltre 100 persone, tra cui alcuni bambini e donne in stato di gravidanza, ha ceduto, e le persone sono finite in acqua, prive di salvagente o di dispositivi di sicurezza.

«I nostri soccorritori sono immediatamente intervenuti portando in salvo il maggior numero di persone possibile, ma purtroppo al momento il bilancio è di 5 morti» si legge nel comunicato di Open Arms ed Emergency. Aggiornato poco tempo dopo, quando è arrivata la notizia del neonato. La sesta vittima.

Il team medico sta dando assistenza ai sopravvissuti, ma le condizioni di alcuni dei naufraghi sono preoccupanti e alcuni di loro richiedono un’immediata evacuazione medica. In questo momento sono 198 i naufraghi ospitati a bordo della nave.

Il dramma si ripete

In questi ultimi due giorni le segnalazioni di imbarcazioni in difficoltà sono state continue e la Open Arms «si è trovata a dover prestare assistenza da sola, essendo l’unica rimasta ad operare nel Mediterraneo dopo che tutti gli assetti umanitari sono stati fermati con pretesti amministrativi».

Sea-Watch, la Ong tedesca che vede bloccata la sua nave SeaWatch4, ha ribadito su twitter: «unica rimasta in mare dopo i fermi del governo».

Open Arms ed Emergency hanno scritto: «alla luce di questi tragici eventi, non è più tollerabile assistere alle reiterate omissioni di soccorso da parte dei governi europei che, anziché predisporre un sistema strutturale di ricerca e salvataggio continuano a voltare il viso dall’altra parte, fingendo di non vedere il cimitero che il Mediterraneo nasconde».

Loro si augurano che dopo questa ennesima tragedia qualcosa cambi.

© Riproduzione riservata