- L’Emilia Romagna? «Terra di mafia». In molti storceranno il naso, esclameranno: «Che esagerazione!».
- Comprensibile se i nuovi interpreti della criminalità mafiosa sono imprenditori ben vestiti, con fluente parlantina in lingua italiana (il dialetto è riservato solo per riunioni più intime di cosca) e frequentatori della borghesia delle cittadine tagliate dalla via Emilia.
- La definizione «distretto di mafia» è stato coniato pochi giorni fa dalla procuratrice generale di Bologna, Lucia Musti, dall’inizio della sua carriera in prima linea nella lotta alle cosche nordiche.
L’Emilia Romagna? «Terra di mafia». In molti storceranno il naso, esclameranno: «Che esagerazione!». Comprensibile se i nuovi interpreti della criminalità mafiosa sono imprenditori ben vestiti, con fluente parlantina in lingua italiana (il dialetto è riservato solo per riunioni più intime di cosca) e frequentatori della borghesia delle cittadine tagliate dalla via Emilia. Non si tratta di teoria dell’evoluzione mafiosa, disciplina nobile ma astratta, piuttosto di una fotografia delle relazio



