Ci sono interessi e strategie diverse dietro le proteste contro i decreti del governo. Da un lato c’è la saldatura tra neofascisti, pedine dei clan e ultras, dall’altro sta emergendo un coordinamento politico di alcuni movimenti e dei partiti dell’estrema destra che siedono in parlamento: Lega e Fratelli d’Italia. Che a pochi mesi dalle elezioni per il sindaco di Roma aspirano a ampliare il proprio consenso nella capitale partendo proprio dalla piazza e dal malcontento delle categorie colpite dalla crisi.

C’è un fatto indicativo di questa strategia, notato dagli investigatori la sera degli scontri del 27 ottobre in piazza del Popolo a Roma. Uno striscione che recitava “L’Italia riparte dai giovani”, passato dalle mani di alcuni ragazzi dei movimenti di estrema destra e della Lega giovani a quelle dei violenti di Forza nuova. Sembrava un elemento di unione tra i diversi gruppi, in realtà era un passaggio di testimone.

«Dopo che ultras e neofascisti hanno preso lo striscione sono cominciati i disordini che hanno messo fine alla manifestazione pacifica partita da piazza Cavour», racconta chi sta indagando sugli scontri di martedì sera. «In molti se la sono data a gambe, anche se non si può escludere che altri abbiano partecipato alle violenze: di certo c’è solo che Forza nuova e gli ultras hanno danneggiato chi era lì per protestare legittimamente».

Quell’incursione di Forza nuova e lo scontro con le forze dell’ordine è solo l’ennesimo episodio del contrasto di strategie tra le diverse sigle dell’estrema destra per sfruttare l’insofferenza di alcuni strati della popolazione. C’è chi cerca di strumentalizzarla attraverso il ricorso alla violenza per poi puntare il dito contro la “repressione” delle forze dell’ordine. E c’è chi invece cerca solo di cavalcarla, indirizzando il malcontento contro la maggioranza di governo.

Alla conquista della capitale

Tra questi ci sono i tanti movimenti giovanili dell’estrema destra in cerca di visibilità e nuovi seguaci, e poi Lega e Fratelli d’Italia. Dopotutto nella corsa al Campidoglio giocheranno un ruolo importante anche i giovani dei movimenti della destra extraparlamentare. E questo lo ha capito bene la Lega che da due anni porta avanti un vero e proprio corteggiamento nei confronti di queste sigle.

L’artefice di questo avvicinamento è Claudio Durigon, deputato molto vicino a Matteo Salvini ed ex vicesegretario dell’Ugl, che è diventato un instancabile frequentatore di eventi e conferenze organizzati da questi movimenti. Come Generazione Popolare di Edoardo Arrigo, nipote dell’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, molto attivo nei licei dei quartieri centrali e settentrionali della Capitale. O come Magnitudo Italia, il gruppo che il 27 ottobre aveva organizzato la manifestazione a piazza Cavour e che aveva portato lo striscione finito nelle mani dei neofascisti violenti poche ore dopo a piazza del Popolo.

Quella sera, davanti all’ingresso del palazzo della Corte di Cassazione, sono intervenuti sia Durigon sia il consigliere regionale del Carroccio, Daniele Giannini.

A dare man forte ai due rappresentanti istituzionali c’era un folto gruppo di esponenti della Lega Giovani, provenienti dai quartieri periferici della città. Tutti insieme per tirare fuori il cartellino rosso nei confronti del premier. «C’erano sì alcuni nostri affiliati, ma a titolo personale», conferma Daniele Catalano, coordinatore romano della Lega Giovani che quella sera non era in piazza.

Vasi comunicanti

Il confine tra la destra neofascista e quella che siede in parlamento è sottile. Alcuni uomini scelti da Salvini per presidiare il partito nella Capitale sono la conferma dell’osmosi fra questi due mondi solo apparentemente distanti. Emanuele Licopodio, per esempio, che è tra gli amici dei responsabili dei giovani leghisti in piazza il 27 ottobre, viene dal neofascismo romano.

Licopodio è inserito nel gruppo Lega Salvini Roma, ha maturato esperienza nei comitati di quartiere, frequentato neofascisti romani, nelle foto indossa magliette che richiamano a gruppi dell’estrema destra. Si vanta anche di aver inviato a Salvini la foto che l’ex ministro ha pubblicato la scorsa settimana sull’affollamento dei mezzi pubblici a Roma.

«Grazie Mattè per aver pubblicato la mia foto», ha scritto sul profilo Facebook, «aspettiamo un cenno per scendere in piazza». In passato il politico romano è stato vicino a Forza nuova e lo è oggi a Generazione Popolare, simile per stile ai neofascisti di CasaPound, meno irrigiditi da slogan mussoliniani e molto attivi sul piano culturale.

Generazione popolare è uno dei punti di connessione con la Lega giovani e con gli universitari dei Fratelli d’Italia. Nel corteo chiuso dagli scontri a piazza del Popolo, c’erano i responsabili della Lega Giovani di ben quattro municipi. E poi con loro il variegato mondo di Magnitudo Italia, più in sintonia con Fratelli d’Italia.

L’incontro con Conte

Non è la prima volta che i giovani di Magnitudo Italia protestano contro il governo. L’ultima volta è stata a giugno scorso, fuori da villa Pamphilj dove si stavano tenendo gli “stati generali” voluti dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

La delegazione di Magnitudo era guidata da Francesco Capasso e Flaminia Laurenzi. Entrambi con forti legami con Fratelli d’Italia, di cui hanno animato le rassegne sul web durante il lockdown, e Nicola Colosimo, già leader del Fronte della Gioventù, raggruppamento giovanile del Movimento sociale italiano prima, e del partito di Giorgia Meloni poi.

Ordine, non caos

L’obiettivo non è creare il caos, ma mettere in difficoltà il governo Conte e i suoi alleati. Un progetto che potrebbe anche avere un lieto fine, con la maggioranza che accetta il dialogo su alcune misure d’emergenza, aprendo così all’idea di un governo allargato alla destra. La battaglia parlamentare è strettamente connessa a quella di piazza.

A Roma al fianco dei commercianti c’erano i dirigenti regionali della Lega, i leghisti junior dei municipi della capitale e Magnitudo. Sono loro che hanno guidato i rappresentanti delle attività colpite dai decreti dall’esecutivo fino all’entrata di piazza del Popolo. Manifestazione ufficiale conclusa, imprenditori e commercianti hanno lasciato il corteo e sono arrivati i neofascisti di Forza nuova: la strategia dell’ordine ha lasciato il campo alla violenza.

«Dopo l’arrivo pacifico di tanti ragazzi di Magnitudo Italia alla manifestazione di piazza del Popolo, siamo stati caricati dalla polizia», hanno scritto i militanti di Magnitudo, confermando così la loro presenza nel luogo degli scontri.

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