Trenitalia, dall’inizio del 2025, ha consegnato convogli per 500 milioni di euro, nel quadro del piano che mira a rinnovare l’80 per cento della flotta regionale entro il 2027
Sessantuno nuovi treni regionali hanno iniziato a correre sulle linee italiane dall’inizio del 2025 a oggi. Sono convogli di ultima generazione, frutto di un investimento da circa 500 milioni di euro, che vanno a innestarsi nel programma di rinnovo della flotta lanciato da Ferrovie dello Stato che potrebbe cambiare la fisionomia del trasporto pendolare nel paese. L’obiettivo è netto: arrivare entro il 2027 a 1.061 nuovi treni in servizio, un salto di scala che porterebbe a un ricambio dell’80 per cento della flotta complessiva.
Il piano di Fs
L’avanzamento è misurato in numeri. A oggi sono già 596 i treni consegnati grazie ai contratti di servizio con regioni e province autonome, gli enti che finanziano e commissionano il trasporto regionale. A questi si sommano i 335 acquistati in precedenza, per un totale di 931 convogli in circolazione. Con le nuove consegne, i dati dovrebbero avvicinarsi rapidamente al traguardo, mentre l’investimento complessivo tocca quota 7 miliardi di euro. È un percorso che non si limita alla sostituzione dei mezzi ma che si intreccia con il più ampio piano strategico 2025–2029 del Gruppo Fs, che prevede 100 miliardi di euro di investimenti in cinque anni.
«Il rinnovo del trasporto ferroviario regionale è uno dei pilastri del nostro Piano Strategico 2025–2029 che prevede investimenti per 100 miliardi di euro in cinque anni», ha dichiarato Stefano Antonio Donnarumma, amministratore delegato del Gruppo Fs italiane. «Un processo in continua evoluzione, che punta a offrire treni moderni, sostenibili e con elevati standard di comfort e sicurezza. Il regionale rappresenta una leva strategica per una mobilità sempre più integrata e connessa, in grado di valorizzare i territori e accompagnare le trasformazioni sociali, ambientali e culturali di un paese in movimento».
Dietro le parole, l’esperienza concreta di milioni di viaggiatori che ogni giorno si muovono per lavoro o studio. Un pendolare che oggi sale su un treno di nuova generazione trova ambienti climatizzati, prese elettriche, Wi-Fi, sistemi di videosorveglianza, spazi per biciclette, carrozzine e bagagli, accessi più agevoli per chi ha mobilità ridotta. Una differenza non marginale. In un paese in cui il viaggio in treno regionale è spesso associato a carrozze datate, il salto tecnologico e di comfort potrebbe segnare un cambiamento di percezione. Non solo efficienza, ma qualità della vita quotidiana.
Il peso dei regionali
Ogni giorno il regionale di Trenitalia mette in campo più di 6.000 corse e trasporta oltre 400 milioni di passeggeri l’anno. È una rete capillare, che tocca città grandi e piccole, e che costituisce un tessuto invisibile ma indispensabile. Il peso sociale di questo servizio è evidente: milioni di studenti che raggiungono le università, lavoratori che si spostano dai centri minori alle città, famiglie che contano sul treno come alternativa all’auto. Un rinnovo dell’80 per cento potrebbe incidere direttamente sulla vita quotidiana.
La strategia di Fs punta a un equilibrio tra due forze: da un lato l’efficienza operativa, con la sostituzione graduale dei convogli obsoleti e un miglioramento della regolarità del servizio; dall’altro l’attenzione alla sostenibilità, non soltanto come riduzione delle emissioni ma anche capacità di offrire un mezzo alternativo all’uso dell’auto privata. E il treno regionale potrebbe fare la differenza: se i treni sono frequenti, affidabili e confortevoli, la scelta tra auto e treno diventa meno scontata.
In questa prospettiva il rinnovamento non è soltanto un affare industriale o tecnologico. È un progetto che incrocia le politiche ambientali e sociali, la gestione degli spazi urbani, la riduzione del traffico e dell’inquinamento. Ogni convoglio nuovo in circolazione potrebbe essere anche un incentivo implicito a lasciare l’auto in garage, con conseguenze sulla qualità dell’aria, sul rumore, sulla vivibilità delle città. Un cambio che si misura lentamente, ma che potrebbe accumulare effetti significativi nel giro di pochi anni.
Il regionale si conferma così come una delle colonne portanti del trasporto pubblico in Italia, solido e radicato sul territorio, e al tempo stesso in fase di trasformazione. I numeri diffusi puntano a ridisegnare il quotidiano di milioni di pendolari e restituire credibilità a un modello di mobilità collettiva spesso percepito come debole. La promessa è quella di una rete più affidabile, sostenibile e vicina ai bisogni reali, in grado di far viaggiare meglio un paese che continua a muoversi.
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