Ha raccontato di aver vagato per due giorni, senza mangiare e senza dormire, con i vestiti ancora sporchi di sangue. E poi di essere andato a casa della madre e della sorella, di essere crollato sul divano, dove ieri è stato svegliato dalla polizia.

È durato oltre otto ore l’interrogatorio di Giandavide De Pau, l’uomo fermato ieri con l’accusa di triplice omicidio nel quartiere Prati a Roma. Prima di essere trasferito nel carcere di Regina Coeli, ha raccontato agli inquirenti di avere un blackout su quello che è successo. Ma ha ammesso di essere stato in via Riboty nell’appartamento dell’omicidio e di ricordare «solo tanto sangue».

Il giorno prima, ha raccontato sempre durante l’interrogatorio, una donna cubana era venuta a casa sua e insieme avevano consumato droga. «Poi giovedì ho preso appuntamento in via Riboty con una cinese».

Le indagini

De Pau ha 51 anni e non corrisponde al profilo del serial killer così come era stato descritto nei giorni scorsi dai giornali. Ha numerosi precedenti penali, già un’accusa di violenza sessuale e per due volte è stato ricoverato in strutture psichiatriche. Era soprattutto noto per i legami con il clan Senese.

Il suo nome compare nelle carte sul cosiddetto “Mondo di Mezzo”, il gruppo criminale guidato da Massimo Carminati e Salvatore Buzzi. Secondo gli inquirenti l’uomo era autista, factotum e uomo fidato del boss Michele Senese, detto “’o Pazz”.

La procura, che in serata gli ha notificato il fermo, contesta a De Pau il triplice omicidio aggravato. Lo hanno individuato grazie alle telefonata della sorella, che avrebbe avvertito i carabinieri.

Nelle indagini sono state fondamentali inoltre le immagini delle videocamere di sicurezza. Sulle scene del crimine sono stati raccolti diversi indizi che hanno aiutato gli inquirenti. Sul citofono e negli appartamenti delle tre donne sono state rinvenute tracce di Dna e impronte digitali.

Inoltre, l’assassino si era messo in contatto con le tre vittime attraverso un’app di incontri per cui gli inquirenti hanno avuto modo di tracciare i contatti tra le donne e il loro carnefice.

Nessuna novità per ora sull’arma del delitto, un coltello che dovrebbe avere la lama lunga e appuntita. Ieri sono state eseguite anche le autopsie sui corpi delle tre vittime

La dinamica degli omicidi

I cadaveri delle tre donne sono stati rinvenuti giovedì mattina. Prima il portiere di uno stabile che si trova in via Riboty, vicino a piazzale Clodio, ha allertato le forze dell’ordine dopo aver trovato in una pozza di sangue il corpo di una donna cinese di 45 anni.

Arrivati sul posto gli uomini dei carabinieri sono entrati nell’appartamento in cui abitava la donna e hanno trovato un’altra vittima, di 25 anni, anch’essa di sesso femminile e di origini asiatiche e anch’essa morta a causa di ferite d’arma da taglio.

Poco dopo una donna di origini colombiane, Martha Castano Torres, è stata rinvenuta con una profonda ferita al petto a qualche centinaio di metri di distanza, in un appartamento di via Durazzo. Da subito è emersa l’ipotesi che dietro i due episodi potesse esserci la stessa mano. Stesse, infatti, erano le cause della morte e stessa la professione che esercitavano: erano tutte prostitute. La prima ad essere uccisa è stata la colombiana Martha Castano Torres, di 65 anni. Dopo aver consumato un rapporto sessuale De Pau l’avrebbe uccisa sul letto.

La dinamica dell’omicidio delle due donne cinesi, di cui ancora non si conosce l’identità, è diversa: una delle due, la vittima venticinquenne, è stata uccisa con un fendente alla gola mentre aveva un rapporto con l’assassino; l’altra donna, sua coinquilina, è accorsa nella stanza per aiutare l’amica e a quel punto, dopo una colluttazione, è stata uccisa anche lei.

 

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