Le immagini dei mosaici dell’ex gesuita sono state rimosse dal sito d’informazione vaticana Vatican news. Un primo segnale di accelerazione da parte della Santa sede. Ma c’è anche il caso del porporato peruviano che nel 2019 era stato colpito da un provvedimento di Francesco perché accusato di molestie
Le immagini dei mosaici di Marko Rupnik sono state rimosse dal sito d’informazione vaticana Vatican news. La decisione rappresenta un primo segnale di accelerazione da parte della Santa sede sulla vicenda dell’ex gesuita accusato di aver abusato, nell’arco di trent’anni, di numerose religiose nel corso della sua carriera di artista di fama mondiale e di teologo.
Il suo è stato un caso particolarmente controverso, anche in ragione del legame di amicizia che aveva con papa Francesco. Quest’ultimo, dopo aver a lungo esitato, si era infine convinto della fondatezza delle accuse e, nel 2023, aveva revocato la prescrizione per i casi in questione consentendo al dicastero per la Dottrina della fede di procedere con le indagini e avviare un procedimento canonico.
In una dichiarazione pubblicata nell'ottobre 2023, il Vaticano affermava infatti che «nel mese di settembre la pontificia commissione per la Tutela dei minori ha segnalato al papa gravi problemi nella gestione del caso di p. Marko Rupnik e la mancanza di vicinanza alle vittime. Di conseguenza il santo padre ha chiesto al dicastero per la Dottrina della fede di esaminare il caso e ha deciso di derogare alla prescrizione per consentire lo svolgimento di un processo».
Da Lourdes a Washington
La questione del processo canonico contro Rupnik è tutt’altro che conclusa. A fine marzo il cardinale Victor Manuel Fernandez, prefetto del dicastero per la Dottrina della fede, aveva spiegato che il processo tardava ad andare avanti perché si stanno «cercando i giudici che devono avere certe caratteristiche essendo un caso così mediatico».
Il prefetto aveva lasciato intendere che alcuni profili erano stati individuati ma che ancora dovevano confermare la loro disponibilità. Ora, però, con Leone XIV, le cose potrebbero andare diversamente, e il fatto che i siti web vaticani abbiamo smesso di utilizzare le immagini tratte dalle opere dell’ex gesuita, sembra un segnale che qualcosa si sta muovendo.
«Abbiamo appreso che il sito Vatican news ha finalmente rimosso le immagini realizzate da Marko Rupnik dalle pagine liturgiche. L’utilizzo di tali immagini – ha detto l’avvocata Laura Sgrò – era stato ripetutamente segnalato dalle vittime che assisto, considerandolo quantomeno inopportuno, in quanto fonte per loro di ulteriore dolore. La notizia è stata accolta con favore dalle mie assistite, che ripongono molta fiducia in papa Leone XIV e confidano nella di un processo a carico di Rupnik in tempi celeri».
In precedenza i mosaici di Rupnik erano stati coperti, per lo stesso motivo, nel santuario di Lourdes, nel santuario nazionale di San Giovanni Paolo II a Washington e nella cappella della Sacra famiglia presso la sede centrale dei Cavalieri di Colombo a New Haven. Padre Hans Zollner, gesuita, uno dei massimi esperti nella gestione dei casi di abuso, e direttore dell'Istituto di antropologia della pontificia università Gregoriana di Roma, in occasione dell’elezione di papa Leone XIV, ha dichiarato all’agenzia cattolica americana OSV news: «Spero che, il prima possibile, si abbia un verdetto. È passato molto tempo, soprattutto per coloro che hanno avanzato le accuse».
C’è del marcio in Perù
Quello di Rupnik non è l’unico caso spinoso cui il papa deve mettere mano: in Perù, paese nel quale Prevost ha vissuto a lungo, il pontefice deve fare i conti con la vicenda del cardinale Juan Luis Cipriani.
Quest’ultimo, 81 anni, ex potente arcivescovo di Lima appartenente all’Opus Dei, nel 2019 era stato colpito da un provvedimento di Francesco perché accusato di aver molestato sessualmente un adolescente negli anni ‘80. Queste sanzioni prevedevano che non potesse indossare le insegne cardinalizie, non potesse tornare in Perù senza essere autorizzato, non poteva fare dichiarazioni pubbliche e non poteva partecipare a un futuro Conclave qualora avesse avuto ancora l’età per poterlo fare.
Cipriani ha ignorato praticamente tutte queste norme, fino a presentarsi a Roma in occasione del Conclave dove non ha potuto prendere parte all’elezione del papa per via dell’età, ma ha comunque presenziato a diverse cerimonie e alle congregazioni generali pre-Conclave, destando un certo sconcerto nell’opinione pubblica latinoamericana.
Per quanto poi il porporato abbia sempre negato le accuse, il Vaticano ha confermato i provvedimenti nei suoi confronti. Inoltre Cipriani, che è stato un acceso sostenitore dell’estrema destra in America latina, è rimasto, almeno finché è stato possibile, in buoni rapporti col fondatore del Sodalitium Christianae Vitae, Luis Fernando Figari, organizzazione nostalgica del fascismo diffusasi in decine di paesi, nata in Perù al principio degli anni ‘70, soppressa nei mesi scorsi per volontà di Bergoglio.
Il movimento è stato infatti travolta da una serie di scandali legati agli abusi sessuali, commessi anche dal fondatore, e a operazioni finanziarie illecite.
Dunque Leone XIV è chiamato alla sfida di affrontare lo scandalo degli abusi sessuali nella chiesa in tutti i suoi aspetti, a cominciare da chi, per varie ragioni, può godere di alte e forti protezioni. Non è un caso allora se il papa ha voluto incontrare, lo scorso 5 giugno, la pontificia commissione di Tutela dei minori, con la quale si è intrattenuto un’ora per farsi aggiornare sull’andamento dei lavori per le nuove linee guida universali di contrasto agli abusi, strumento d’aiuto alle chiese locali, che l’organismo vaticano sta mettendo a punto e intende presentare al papa entro la fine dell’anno.
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