I fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) per realizzare una cittadella militare realizzata nel cuore di un parco protetto. Il decreto presidenziale che autorizza il progetto è di fine febbraio, i giorni dell’invasione russa in Ucraina. È stato pubblicato in gazzetta ufficiale e prevede la realizzazione di una struttura militare nel parco di San Rossore Migliarino Massaciuccoli in Toscana. Il nuovo sito sorgerà nell’area di Coltano, frazione di Pisa, e ospiterà la sede del gruppo intervento speciale, del primo reggimento Carabinieri paracadutisti “Tuscania” e del centro cinofili. Nel testo del decreto l’intervento è individuato come «opera destinata alla difesa nazionale» e si aggiunge che il piano verrà realizzato nell’ambito del Pnrr. Ma c’è chi sul territorio è contrario e la battaglia per bloccarlo è arrivata anche in parlamento, con un’interrogazione che sarà presentata dalla deputata Yana Ehm di Manifesta.

La scoperta

La notizia del nuovo sito militare era passata in sordina finché, una decina di giorni fa, il consigliere comunale a Pisa di Diritti in comune, Ciccio Auletta, non l’ha scoperta per caso leggendo la gazzetta ufficiale: «Non ci potevo credere. Mi sembra assurdo  che una decisione simile sia stata presa senza consultare il territorio. Il Parco di San Rossore è una delle meraviglia naturalistiche di questa zona. È assurdo che sia rovinato senza un minimo di dibattito pubblico», dice.

Auletta non è il solo a essere allarmato. Il presidente del parco Lorenzo Bani ha da subito criticato la decisione: «Questo è un parco da 23mila ettari. Importantissimo non solo per la biodiversità, ma anche per il turismo che porta al territorio e per la sua storia. Da qui sono passati gli etruschi e i romani. L’area interessata dal piano del governo è umida e avevamo in programma di realizzare degli allagamenti. Ma ora ci saranno solo caserme».

Il mistero del piano

Bani, dunque, era all’oscuro dell’evoluzione del progetto: «Non ce lo aspettavamo. Un anno fa ci era stato proposto il progetto, ma poi non ne avevamo più saputo nulla». Il presidente fa riferimento al programma presentatogli nell’aprile 2021.

Un piano da oltre 440mila metri cubi di nuove edificazioni da costruire dentro il territorio protetto del parco, su una area complessiva di 730mila metri quadrati dove dovrebbero sorgere villette a schiera, poligoni di tiro, edifici, infrastrutture di addestramento, magazzini, uffici e autolavaggi.

Prima di realizzare il tutto, però, la regione Toscana aveva chiesto al parco un parere da presentare al Comipar, l’ente chiamato a decidere sugli interventi infrastrutturali militari. Ma il giorno in cui il documento doveva essere presentato, il piano era stato tolto dall’ordine del giorno e non se ne era saputo più niente. Fino a oggi.

I rischi irreversibili

Eppure il parere esiste, nella relazione si evidenzia come il territorio interessato dal piano sia soggetto ai vincoli di Area naturale protetta, di rischio pericolosità alluvionale e di tipo ambientale concludendo come la costruzione di nuovi edifici non sia ammissibile nell’area proposta.

Il parere lancia anche un allarme sul consumo di suolo che la realizzazione del piano comporterebbe per un territorio finora privo di qualsiasi segno di urbanizzazione. Secondo i relatori, i danni che deriverebbero da questo intervento sarebbero «irreversibili».

Alla preoccupazione degli esperti del parco si aggiunge quella degli attivisti di Legambiente che tramite Michele Imbrenda, portavoce  per le aree protette, denunciano: «Questa cittadella militare sorgerà nel centro di un’area agricola, già tenuta medicea e poi regia, bonificata dalle aree palustri ai primi del Novecento, con fasce boscate originarie e piccoli poderi che ne fanno un paesaggio unico e un'oasi di ripopolamento faunistico. Qui nidificano rapaci sulla lista rossa dell’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn). I danni sarebbero gravissimi», dice.

La risposta sul territorio

Il presidente del parco chiede quantomeno la possibilità di ottenere delle «compensazioni» per evitare che il piano si traduca semplicemente in un danno ambientale. «Credo sia difficile far fare marcia indietro al governo. A questo punto, fermo restando la nostra contrarietà, proviamo almeno a usare quest’occasione per migliorare il parco», spiega.

Sulle compensazioni non tutti sono d’accordo. C’è chi non vuole neanche sentire parlare e punta a impedire la nascita del nuovo insediamento. È il caso di Auletta che, insieme a Una città in comune, Rifondazione comunista e Pisa possibile, annuncia «una mobilitazione a partire dal 19 aprile per dire no a questo scempio» e attacca il resto della politica nazionale e locale «che ha ignorato consapevolmente i cittadini di fronte a una decisione così importante».

Anche Legambiente promette battaglia «Siamo pronti a portare la questione anche a un livello nazionale. Questa storia non riguarda solo Pisa, ma tutta Italia, vista la corsa alle armi a cui stiamo assistendo e l’uso dei fondi del Pnrr».

Un caso isolato?

Con la linea di Legambiente si schiera la deputata di Manifesta Yana Ehm, pronta a presentare un’interrogazione alla presidenza del Consiglio dei ministri «per chiedere se con i fondi del Pnrr saranno finanziate altre strutture militari e se i pareri sul progetto siano stati preventivamente chiesti agli enti interessati».

Ehm ricorda come a oggi il Pnrr «non menzioni sussidi da destinare a parchi naturali» e accusa: «Deturpare l'area del parco e utilizzare parte dei fondi stanziati dal Pnrr per la costruzione di mega edifici a scopi militari rappresenta un penoso passo indietro per la regione Toscana e l’ennesima occasione persa per il governo dei migliori». Anche il presidente Bani è critico e si chiede: «Ma se queste sono le idee dei nostri politici, perché hanno messo la tutela dell’ambiente in Costituzione?».

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