«Il nostro partito». Il modo in cui Paolo Corsini ha parlato dal palco di Atreju giovedì ha lasciato pochi dubbi sulle simpatie del direttore degli Approfondimenti Rai. Il suo stile di conduzione alla festa di Fratelli d’Italia ha creato più di un problema a viale Mazzini. Anche perché, pur senza nominarla, Corsini ha tirato in ballo Elly Schlein, parlando di quelli che «hanno preferito occuparsi di come vestirsi e che colori utilizzare piuttosto che confrontarsi».

Il Pd ha immediatamente chiesto le sue dimissioni. Linea sposata dal Movimento 5 stelle. Contro Corsini anche Usigrai e comitato di redazione degli Approfondimenti. Venerdì prima di pranzo il direttore si è scusato, spiegando che le sue parole sono state «estrapolate dal contesto». «Nei miei brevi interventi introduttivi, finalizzati esclusivamente ad animare il dibattito e coinvolgere e presentare i relatori non c’era ovviamente alcun intento politico o polemico e di questo mi scuso».

Una linea difficile da difendere da parte di chi ha spiegato che «ora siamo al governo» senza nemmeno specificare di stare parlando a titolo personale. Una mancanza che alimenta l’ambiguità sulla posizione dell’azienda per cui Corsini lavora: governo e Rai sono sovrapponibili?

Che succede

L’amministratore delegato Roberto Sergio ha incassato le scuse e ha comunque chiesto una relazione alla direzione del personale per capire se le condotte di Corsini siano state fuori luogo. Un modo per prendere tempo. Anche perché, per le attività esterne all’azienda serve sì un’autorizzazione dei superiori, ma non ci sono raccomandazioni in termini di merito per il comportamento dei cronisti Rai.

La circolare che norma gli impegni fuori dall’orario di lavoro (che comprendono non solo partecipazioni a feste di partito ma anche semplici presentazioni di libri) risale a quando alla guida di viale Mazzini c’era Carlo Fuortes. Tempi in cui Gennaro Sangiuliano iniziava a frequentare in maniera assidua gli eventi di partito di Fratelli d’Italia, dal “Natale dei conservatori” di dicembre 2021 alla grande convention pre elettorale dei meloniani a Milano, sempre da direttore del Tg 2.

All’epoca il caso, segnalato dal segretario della commissione di Vigilanza Michele Anzaldi, aveva procurato a Sangiuliano un richiamo formale. Ma per lui la frequentazione si sarebbe poi tradotta in un posto da ministro e, anche nel caso di Corsini, c’è già chi legge una possibile ambizione di trovare un posto nelle liste europee.

Qualcun altro attribuisce le parole di Corsini al fatto che il direttore è reduce da un semestre estremamente faticoso, con ascolti piuttosto deludenti per nuovi palinsesti dell’Approfondimento. Quasi che abbia voluto riaffermare la propria appartenenza in cerca di “protezione”.

Resta il fatto che il cronista con la passione del rugby non ha mai fatto mistero della sua appartenenza politica, né dentro né fuori l’azienda. Lui e Sangiuliano non sono gli unici habitué delle manifestazioni di Fratelli d’Italia.

Paolo Petrecca di Rai News 24 quest’anno non è ad Atreju, ma a fine 2021 parlava di «noi» e «loro». Invitato anche in questa edizione Angelo Mellone, direttore del Daytime, che nel panel con Flavio Briatore e Daniela Santanchè ha iniziato a parlare di bellezza per finire a raccontare la «voglia degli italiani di rifilare fregature». Non manca il direttore generale Giampaolo Rossi, sistemato in un dibattito sul cinema in programma per oggi pomeriggio.

Resta il fatto che Sergio dovrà decidere come dirimere la questione: il caso può diventare un asset nello scontro per il rinnovo dei vertici. Il consiglio d’amministrazione scade a giugno, ma le manovre per definire la nuova governance cominceranno già in primavera.

Di mezzo ci sono chiaramente le europee e le ambizioni incrociate dei tre partner di maggioranza, ma Corsini, insieme a Mellone e Petrecca, è uno dei colonnelli dell’ad designato Rossi. Salvarlo dopo che è stato tutelato dalla destra parlamentare per tutta la giornata potrebbe essere un credito da spendere per Sergio – che nel dubbio venerdì pomeriggio ha anche consegnato il suo premio Laurentum alla Cultura al sottosegretario Vittorio Sgarbi insieme a Carlo Conti e i fratelli Avati – per ottenere un prolungamento del suo incarico oppure una posizione di peso in un’altra realtà legata al governo.

Una scelta che però significherebbe scontentare le opposizioni: l’ad in carica ha lavorato sodo per tessere buoni rapporti anche con le opposizioni. Una scelta che finora ha pagato, visto che M5s e soprattutto Pd hanno concentrato le loro critiche principalmente su Rossi.

In serata a rincarare la dose è arrivata Elly Schlein: «Mi limito a segnare la differenza di approccio. Noi siamo qua con più di 800 iscritti a sei tavoli, con contributi e idee per prendere spunto per costruire un progetto per il futuro dell’Ue. Su altri palchi mi sembra che si alternino figure per accreditarsi con chi comanda e mostrare di ubbidire alla linea di chi comanda, qua è molto diverso». Il caso cresce. Sergio avrebbe intenzione di sfruttare il weekend per dirimere la questione. Il tempo scorre veloce.

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