Nessuna sosta per oltre due anni e mezzo di lavoro. Indagini completate con 69 indagati più le soicetà di Aspi e Spea. I controlli su Autostrade avrebbe dovuto farli una società terza. Un’indagine alla Davide contro Golia, un lavoro imponente condotto anche per i famigliari delle 43 vittime
«Lo dovevo ai familiari delle vittime, alla città, alla tutela degli interessi pubblici e privati» dice al Corriere della Sera il procuratore capo di Genova Francesco Cozzi. Il magistrato ha coordinato e guidato le indagini sul crollo del Ponte Morandi del 14 agosto 2018, un’inchiesta difficile che è riuscito a chiudere a tre mesi dal suo pensionamento e che in totale vede indagate 69 persone più le società Aspi e Spea.
«Mi sento come Kennedy quando diceva di aver fatto tutto il possibile per adempiere al suo dovere – racconta Cozzi nell’intervista rilasciata al Corriere – Sia chiaro che non mi paragono a lui ma la sensazione è quella: di più non potevamo fare. Noi magistrati, soprattutto chi ha indagato, la polizia giudiziaria, il personale amministrativo, testa bassa e nessuna sosta per oltre due anni e mezzo». Un’inchiesta alla Davide contro Golia, «la nostra è tutto sommato una piccola procura che si è trovata ad affrontare di colpo un gigante» racconta.
«Al di là dell’indagine, ricordo con grande sofferenza il giorno dei funerali delle vittime, in quell’hangar, un’atmosfera plumbea. E poi le commemorazioni dell’evento con i familiari e la gente che ha perso casa, il lavoro. Un momento molto forte è stato l’abbattimento della struttura».
Secondo il procuratore, tra i problemi principali c’è la mancanza di controlli sul privato che ha in concessione un bene pubblico. Nel caso del Ponte Morandi, i controlli «non può farli una società dello stesso gruppo, come era Spea (che si occupava di sorveglianza e manutenzioni per Autostrade, ndr) rispetto ad Autostrade, alla quale è inevitabilmente legata da un intreccio di interessi» dice Cozzi che aggiunge: «Ci vorrebbe un’agenzia esterna che abbia però strumenti e potere. Diciamo che il sistema si prestava ad aggiramenti dei controlli sulla sicurezza. Comunque da qualche tempo il ministero ha implementato questa attività e i lavori di manutenzione che non erano mai stati fatti in precedenza».
Ora che sa quali erano le precarie condizioni del ponte prima del crollo dice: «Non ci sarei passato sopra».
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