Dopo un’inchiesta durata tre anni, la procura di Genova ha chiuso le indagini per il crollo del ponte Morandi avvenuto il 14 agosto del 2018 che ha causato la morte di 43 persone.

Gli inquirenti hanno condotto due incidenti probatori, uno sullo stato di salute del viadotto e un secondo sulle cause del crollo, che si è chiuso a fine febbraio.

Nell’avviso di conclusione delle indagini i pm scrivono che già nel 1990 e nel 1991 Autostrade Spa sapeva che nella pila 9, quella crollata il 14 agosto 2018, vi erano «due trefoli lenti e due cavi scoperti su quattro». In totale sono 69 gli indagati più le società Aspi e Spea. Le accuse sono di attentato alla sicurezza dei trasporti, crollo colposo, omicidio colposo e omicidio stradale e rimozione dolosa di dispositivi per la sicurezza dei posti di lavoro.

La pila 9 del ponte Morandi venne controllata soltanto una volta dal 1991 al giorno del crollo. Durante quell’ispezione dell’ottobre del 2015 vennero fatti controlli «sui soli stralli lato mare e soltanto in orario notturno; la conseguente relazione evidenziava chiarissimi segnali d’allarme sulle condizioni degli stralli, accertando che tutti i trefoli che era stato possibile esaminare tramite i carotaggi risultavano “scarsamente tesati” e si muovevano con facilità facendo leva con uno scalpello». Inoltre gli inquirenti affermano che Spea svolgeva tali attività di sorveglianza e di ispezione con modalità non conformi alla normativa vigente e, comunque, lacunose, inidonee e inadeguate.

Spea, essendo controllata di Aspi, era «inevitabilmente condizionata, nello svolgimento delle sue attività, da quel rapporto di dipendenza societaria, economica e contrattuale – scrivono i pm – tanto da attenuare e ammorbidire sistematicamente i contenuti delle proprie relazioni in modo da renderle gradite alla committente, sottovalutando la rilevanza dei difetti e delle criticità accertate».

Le reazioni

«Non è stato perso nemmeno un giorno senza lavorare a questa indagine. La complessità della vicenda, due incidenti probatori, hanno portato a questi tempi» ha detto il procuratore di Genova Francesco Cozzi dicendosi onorato per aver coordinato l’indagine. «Lo dovevamo alle vittime e per tutelare interessi pubblici e privati» ha concluso.

«Oggi abbiamo aggiunto un pezzo al nostro calvario, un pezzo importante dopo un’indagine lunga e complessa e fatta con grande impegno» ha detto invece Egle Possetti portavoce dei famigliari delle vittime del Ponte Morandi. «È un passo avanti molto importante data anche la qualità di quelle che sono le imputazioni, ora aspettiamo l'inizio del procedimento» ha aggiunto e ha chiesto una riflessione sulla revoca ad Austrade visto il contenuto emerso dalle indagini.

Dall’inchiesta principale ne sono nate altre che hanno evidenziato come il vecchio management di Aspi ha puntato al massimo risparmio sulle manutenzioni per garantire maggiori dividendi ai soci. In tutte le altre inchieste risulta principale indagato l’ad di Aspi, Giovanni Castellucci, finito ai domiciliari e poi revocati.

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